Spunti di riflessione dal sapore missionario
È da questa citazione di Sant’Agostino (lui la riferiva a
tutti i cristiani) che vorrei prendere l’avvio per alcune considerazioni sulla
presenza dei laici nella chiesa alla luce della mia esperienza missionaria. Non
solo! Mi pare stimolante anche un confronto sulla presenza pastorale di questa
porzione di “Popolo di Dio”¹, nelle nostre realtà di Chiesa; quella di Reggio
Emilia e quella di Ruy Barbosa. Pensieri e riflessioni senza particolari
pretese, se non quelle di suscitare un po’ d’interesse per dialogare attorno
a questi punti e pensare insieme possibili cammini.
Anche se il ruolo dei laici è stato chiarito in maniere
inequivocabile dai documenti usciti dal Concilio Vaticano II ², rimane
tuttavia ancora molto debole la loro presenza negli spazi della trasmissione
della fede come le Comunita Ecclesiali di Base (CEB)³ presenti nella realtà
latinoamericana o le parrocchie presenti nelle nostre terre
reggiano-guastallesi. La messa in pratica del Vativano II negli ambiti
pastorali è ancora oggi oggetto di ampia discussione ed è certamente vero che
se si sono fatti molti passi in avanti manca ancora tanto per la sua piena
recezione e realizzazione.
L’esperienza delle CEB in Brasile ci mostra il desiderio
della gente di sentirsi parte attiva nelle celebrazioni (eucaristiche e
liturgiche) e nella vita della comunità; ci mostra la gioia, espressa col
canto, con le preghiere dei fedeli, con la partecipazioni alle azioni
liturgiche dentro alle celebrazioni (per esempio la cura dell’entrata solenne
della Parola di Dio, dell’offertorio e dello scambio della pace). Da un lato il
laicato nelle nostre missioni brasiliane può dare l’impressione di preferire
manifestazioni esterne che possono apparire superficiali agli occhi di
qualcuno, dall’altro, però, testimonia con grande fede e coraggio la sua
partecipazione ai momenti ecclesiali. Pensiamo, a titolo di esempi, ai
tantissimi fedeli che tutte le domeniche percorrono dai 3 ai 5 chilometri a
piedi per poter partecipare all’Eucarestia o alla Celebrazione della Parola; pensiamo
al cammino per ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana che richiede
non solo la presenza agli incontri (pochi) di preparazione sul significato dei
sacramenti ma anche una testimonianza concreta come discepoli e discepole del
Signore che partecipano alla vita della comunità dove vivono in modo regolare e
costante, rafforzando il loro camminno di fede con l’obiettivo di divenire
parte attiva nella comunità stessa. Pensiamo anche, tipico di questa
realtà ecclesiale, al ruolo e alla partecipazione dei laici la dove il ministro
ordinato non ha la possibilità di essere presente (azioni liturgiche, incontri
sulla Parola, sacramenti).
Questo non significa però di aver raggiunto la
sufficiente maturità di quella vocazione laicale espressa così bene dai
documenti del Concilio. La stessa cosa credo di poter dire per l’esperienza che
coinvolge i nostri cristiani “laici” nelle parrocchie del reggiano, o per lo
meno per molti di loro. Quanti sarebbero disposti, con gioia, a spostarsi di
qualche chilometro per partecipare alla Messa? Sacramenti e celebrazioni
(specialmente la Eucarestia domenicale) mi da l’impressione che siano ancora
vissuti come importanti e necessari, si, ma con l’intento principale di
assolvere a un dovere (precetto) o rispettare una tradizione che per attingere
quelle energie spirituali che possono cambiare la vita, che possono
trasformare, anche con scelte coraggiose e contro corrente, la propria
esistenza. La diaspora dalla parrocchia del dopo cresima o del dopo matrimonio
ne sono un segnale. Altra sensazione che provo è che la maggior parte dei
nostri cristiani non si sente direttamente coivolta nella vita della comunità
ecclesiale (parrocchia) che dovrebbe fare da contesto alla propria fede e di
aiuto alla crescita spirituale ed umana.
Per questo oggi più che mai siamo chiamati a prendere sul
serio le affermazioni del Concilio e di tanti altri doumenti della Chiesa4 sul ruolo dei laici non solo in relazione all’impegno
politico, economico, sociale e culturale, ma anche per rendere più complete e
vive le nostre comunitá parrocchiali, sempre più simili alle esigenze
evangeliche e ai desideri del Signore. È per questo motivo che l’invito di
Sant’Agostino a diventare quello che siamo continua nel suo valore e nella sua
attualità ancora oggi e non solo per i laici delle nostre terre reggiane, ma
anche per quelli della nostra missione in Brasile.
Gianluca Guidetti
Note:
1. Ricordiamo
che Laico, laikòs in greco, deriva da laòs che significa popolo; quindi un membro
del popolo. In senso ecclesiale è ogni persona che ha ricevuto il battesimo e
quindi fa parte del popolo di Dio.
2. Per non
appesantire il testo ho preferito inserire nelle note i necessari riferimenti
sui laici, frutto dei lavori del Concilio.Si vedano, perciò, le belle e
profetiche pagine che troviamo scritte nella Costituzione Dogmatica sulla
Chiesa Lumen Gentuim (soprattutto i punti da 30 a 38), nel
Decreto sull’Apostolato dei Laici Actuositatum
Apostolicam, nel Decreto sull’Attività Missionaria della Chiesa Ad Gentes Divinitus (punti 21,36 e 41) e nella
Costituzione Pastorale La Chiesa nel Mondo Contemporaneo Gaudium et Spes. Se poi
vogliamo considerare anche i contributi della Chiesa Latino-Americana è bene
citare anche le cinque Conferenze Generali dell’Episcopato Latinoamenricano: Rio de Janeiro (50 a 53, 59), Medellin (380 a 399), Puebla (748 a 749, 855 a 896, 1400 a 1456), Santo Domingo (2119 a 2128), Aparecida (209 a 215, 492 a 508).
3. Scrivono i
vescovi del Brasile: “Le Comunità Ecclesiali di Base (Comunidades Eclesiais
de Base-CEBs) rappresentano oggi la continuazione...della
Chiesa delle origini che si riuniva nelle case... (cf. 1Cor 16,19; Rm 16,5;
Fl 2;Cl 4,15). Sono il modo di essere chiesa, di essere comunità, fraternità,
ispirate nella più legittima e antica tradizione ecclesiale. Teologicamente
sono oggi una esperienza ecclesiale matura, un’azione dello Spirito Santo
nell’orizzonte delle urgenze del nostro tempo. Oltre a questo, come afferma
Medellín, le CEBs sono il primo e fondamentale nucleo ecclesiale (..), cellula
iniziale della struttura ecclesiale e centro della evangelizzazione e,
attualmente, fattore primordiale della promozione humana.” Cit. Documento della Conferenza
Episcopale Brasiliana - CNBB n. 92 – Messaggio
Al Popolo di Dio sulle CEBs.
4. Ricordiamo
qui: Paolo VI, Evangelium
nuntiandi, n.73; Codice di Diritto Canonico, can. 212 e 230; Giovanni Paolo II,
Christifidelis Laici e il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 899.
Grande Guidetti!
RispondiElimina