venerdì 2 dicembre 2011

LAICO: DIVENTA CIÓ CHE SEI



Spunti di riflessione dal sapore missionario

È da questa citazione di Sant’Agostino (lui la riferiva a tutti i cristiani) che vorrei prendere l’avvio per alcune considerazioni sulla presenza dei laici nella chiesa alla luce della mia esperienza missionaria. Non solo! Mi pare stimolante anche un confronto sulla presenza pastorale di questa porzione di “Popolo di Dio”¹, nelle nostre realtà di Chiesa; quella di Reggio Emilia e quella di Ruy Barbosa. Pensieri e riflessioni senza particolari pretese, se non quelle di suscitare un po’ d’interesse per dialogare attorno a  questi punti e pensare insieme possibili cammini.

Anche se il ruolo dei laici è stato chiarito in maniere inequivocabile dai documenti usciti dal  Concilio Vaticano II ², rimane tuttavia ancora molto debole la loro presenza negli spazi della trasmissione della fede come le Comunita Ecclesiali di Base (CEB)³ presenti nella realtà latinoamericana o le parrocchie presenti nelle nostre terre reggiano-guastallesi. La messa in pratica del Vativano II negli ambiti pastorali è ancora oggi oggetto di ampia discussione ed è certamente vero che se si sono fatti molti passi in avanti manca ancora tanto per la sua piena recezione e realizzazione.

L’esperienza delle CEB in Brasile ci mostra il desiderio della gente di sentirsi parte attiva nelle celebrazioni (eucaristiche e liturgiche) e nella vita della comunità; ci mostra la gioia, espressa col canto, con le preghiere dei fedeli, con la partecipazioni alle azioni liturgiche dentro alle celebrazioni (per esempio la cura dell’entrata solenne della Parola di Dio, dell’offertorio e dello scambio della pace). Da un lato il laicato nelle nostre missioni brasiliane può dare l’impressione di preferire manifestazioni esterne che possono apparire superficiali agli occhi di qualcuno, dall’altro, però, testimonia con grande fede e coraggio la sua partecipazione ai momenti ecclesiali. Pensiamo, a titolo di esempi, ai tantissimi fedeli che tutte le domeniche percorrono dai 3 ai 5 chilometri a piedi per poter partecipare all’Eucarestia o alla Celebrazione della Parola; pensiamo al cammino per ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana che richiede non solo la presenza agli incontri (pochi) di preparazione sul significato dei sacramenti ma anche una testimonianza concreta come discepoli e discepole del Signore che partecipano alla vita della comunità dove vivono in modo regolare e costante, rafforzando il loro camminno di fede con l’obiettivo di divenire parte attiva nella comunità stessa. Pensiamo  anche, tipico di questa realtà ecclesiale, al ruolo e alla partecipazione dei laici la dove il ministro ordinato non ha la possibilità di essere presente (azioni liturgiche, incontri sulla Parola, sacramenti).

Questo non significa però di aver raggiunto la sufficiente maturità di quella vocazione laicale espressa così bene dai documenti del Concilio. La stessa cosa credo di poter dire per l’esperienza che coinvolge i nostri cristiani “laici” nelle parrocchie del reggiano, o per lo meno per molti di loro. Quanti sarebbero disposti, con gioia, a spostarsi di qualche chilometro per partecipare alla Messa? Sacramenti e celebrazioni (specialmente la Eucarestia domenicale) mi da l’impressione che siano ancora vissuti come importanti e necessari, si, ma con l’intento principale di assolvere a un dovere (precetto) o rispettare una tradizione che per attingere quelle energie spirituali che possono cambiare la vita, che possono trasformare, anche con scelte coraggiose e contro corrente, la propria esistenza. La diaspora dalla parrocchia del dopo cresima o del dopo matrimonio ne sono un segnale. Altra sensazione che provo è che la maggior parte dei nostri cristiani non si sente direttamente coivolta nella vita della comunità ecclesiale (parrocchia) che dovrebbe fare da contesto alla propria fede e di aiuto alla crescita spirituale ed umana.  

Per questo oggi più che mai siamo chiamati a prendere sul serio le affermazioni del Concilio e di tanti altri doumenti della Chiesa4 sul ruolo dei laici non solo in relazione all’impegno politico, economico, sociale e culturale, ma anche per rendere più complete e vive le nostre comunitá parrocchiali, sempre più simili alle esigenze evangeliche e ai desideri del Signore. È per questo motivo che l’invito di Sant’Agostino a diventare quello che siamo continua nel suo valore e nella sua attualità ancora oggi e non solo per i laici delle nostre terre reggiane, ma anche per quelli della nostra missione in Brasile.       

Gianluca Guidetti



Note:
1. Ricordiamo che Laico, laikòs in greco, deriva da laòs che significa popolo; quindi un membro del popolo. In senso ecclesiale è ogni persona che ha ricevuto il battesimo e quindi fa parte del popolo di Dio.

2. Per non appesantire il testo ho preferito inserire nelle note i necessari riferimenti sui laici, frutto dei lavori del Concilio.Si vedano, perciò, le belle e profetiche pagine che troviamo scritte nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentuim (soprattutto i punti da 30 a 38), nel Decreto sull’Apostolato dei Laici Actuositatum Apostolicam, nel Decreto sull’Attività Missionaria della Chiesa Ad Gentes Divinitus (punti 21,36 e 41) e nella Costituzione Pastorale La Chiesa nel Mondo Contemporaneo Gaudium et Spes. Se poi vogliamo considerare anche i contributi della Chiesa Latino-Americana è bene citare anche le cinque Conferenze Generali dell’Episcopato Latinoamenricano: Rio de Janeiro (50 a 53, 59), Medellin (380 a 399), Puebla (748 a 749, 855 a 896, 1400 a 1456), Santo Domingo (2119 a 2128), Aparecida (209 a 215, 492 a 508).

3. Scrivono i vescovi del Brasile: “Le Comunità Ecclesiali di Base (Comunidades Eclesiais de Base-CEBs) rappresentano oggi la continuazione...della Chiesa delle origini che si riuniva nelle case... (cf. 1Cor 16,19; Rm 16,5; Fl 2;Cl 4,15). Sono il modo di essere chiesa, di essere comunità, fraternità, ispirate nella più legittima e antica tradizione ecclesiale. Teologicamente sono oggi una esperienza ecclesiale matura, un’azione dello Spirito Santo nell’orizzonte delle urgenze del nostro tempo. Oltre a questo, come afferma Medellín, le CEBs sono il primo e fondamentale nucleo ecclesiale (..), cellula iniziale della struttura ecclesiale e centro della evangelizzazione e, attualmente, fattore primordiale della promozione humana.” Cit. Documento della Conferenza Episcopale Brasiliana - CNBB n. 92 – Messaggio Al Popolo di Dio sulle CEBs.

4. Ricordiamo qui: Paolo VI, Evangelium nuntiandi, n.73; Codice di Diritto Canonico, can. 212 e 230; Giovanni Paolo II, Christifidelis Laici e il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 899. 




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