sabato 20 gennaio 2018

NOI, I CRISTIANI




Una delle maggiori sfide che il mondo cristiano dovrà affrontare nei prossimi anni è, io credo, quella della sua unità. Ci sono molti motivi perché questo “controsenso”, questa “contraddizione”, questo “scandalo”, debba risolversi: c’è chi pensa all’avanzata delle religioni politeiste e del mondo mussulmano; c’è chi ritiene necessario unire le forze per rispondere al secolarismo e alle sfide del mondo contemporaneo. Penso che tutte queste ragioni contengano del vero e che debbano essere portate avanti con spirito costruttivo e col desiderio di ricercare la Verità che è Gesù Cristo, ma ne proporrei un’altra che mi pare la più profonda ed esigente di tutte e che le tiene unite tra di loro: l’unità dei Cristiani è una questione cristologica e trinitária della nostra fede nel Fondatore del cristianesimo. L’argomento è di quelli complessi e non ho intenzione di affrontarlo qui, supposto che abbia una piccola e sufficiente conoscenza per farlo. Mi basta poterlo ricordare per mantenerlo vivo, attuale, sempre facente parte dei nostri obiettivi di cristiani impegnati.

Giovanni è l’icona biblica che prendo come spunto: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anche’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mia hai mandato” (Gv17,20-21). Essere nel Padre e nel Figlio una cosa sola è la nostra missione, il nostro porto sicuro dove attraccare alla fine della nostra esistenza terrena. La Santissima Trinità ci mostra il cammino per l’unità. La ricerca di strade comuni che aprano spiragli di luce per intuire cammini che portino all’unità di noi cristiani tutti deve animare la nostra fede più delle tante e pericolose situazioni dove si vive una diversità, una differenza che sembra insanabile, senza soluzione. Le sfide sono immense, le forze sono poche e le speranze vengono spesso deluse dall’incapacità umana di discernere i segni dei tempi, di leggere il Vangelo della Vita con gli occhi della fede e non con quelli di una teologia che rischia di rinchiudersi in se stessa, di farsi apologetica non serena e gioiosa.

Incominciare dalle piccole situazioni che ci circondano può essere un modo per prendere sul serio
 la sfida dell’unità dei cristiani. La preghiera resta la prima e più potente delle “armi della fede” che abbiamo a disposizione. L’incontro con le persone basato su un’accoglienza dell’altro che si fa dono reciproco può essere un’altro elemento che ci fa avanzare nel cammino dell’ecumenismo.
In Brasile del resto il proliferare delle denominazioni protestanti, legate al movimento del protestantesimo ou di nuovi movimenti religiosi cristiani è un fenomeno ancor’oggi molto diffuso e presente su tutto il territorio nazionale. Quando parlo di territorio nazionale mi riferisco ad una Nazione que, da sola, è grande come l’Europa, per cui i riflessi e la portata di quest’espansione sono significativi. Del resto solo a Miguel Calmon nel corso di questi ultimi tre anni le Chiese del terzo e quarto protestantesimo ¹ sono aumentate in numero.

La presenza di molteplici denominazioni cristiane è un campo fertile, anche se non sempre produttivo, per l’unità e l’ecumenismo. Proprio questa domenica, 14 di gennaio 2018, nel quartiere dove abitiamo sono arrivati in molti rappresentanti di varie denominazioni di Chiese Pentecostali ed i Testimoni di Geova. A due a due, come parla il Vangelo, passano di casa in casa spiegando le Scritture, offrendo sussidi bibblici e reviste della loro denominzaione, invitando le persone a far parte della loro Chiesa e a partecipare delle loro celebrazioni che avvengono in città e nel quartiere. Non ce n’é uno che non si fermi e batta alla porta della nostra casa al numero 97, nella via numero 1 del quartiere Popolare. Iniziano con la sesta marcia a spiegare, mostrare, alludere, informare usando le tecniche che hanno imparato nei corsi organizzati apposta per “pastori” e “missionari” evangelici. Poi, quando mi lasciano il tempo di presentarmi, alle parole “missionario della Chiesa cattolica” ecco che scalano le marcie, riducono alla seconda o alla prima. Alcuni diventano rossi in viso, altri iniziano ad essere titubanti, altri cercano sicurezza nella loro Bibbia. La maggioranza di loro si aspetta un “attacco frontale alla tridentina” o alcuni anatemi, magari in latino (che non conosco per niente) o in greco (che non ricordo più)!
 Io li saluto ed inizio un discorso che, la maggior parte delle volte, li spiazza sempre. “Sono contento che abbiate bussato alla mia porta. Il vostro servizio di evangelizzatori è importante, cercate di svolgerlo nella maniera più retta possibile andando sempre alla fonte dei testi biblici che proponete alla gente. Non dite male di noi cattolici (alcuni pastori insegnano ai loro fedeli che i cattolici sono la personificazione del diavolo, che avere rapporti con i cattolici significa compromettere la propria salvezza e tante “idiozie”  del genere), e cercate di ricordarvi di me e della mia comunità nelle vostre preghiere”. 
Accetto il materiale ed i sussidi che mi offrono anche se dico loro che abbiamo divergenze teologiche ed esegetiche ancora molto grandi, un segno di amicizia senza però illuderli di eventuali vittorie del loro proselitismo. Non nascondo che, a volte, l’irritazione si stampa sul loro viso e ci lasciamo senza salutarci. La sfida è di quelle “enormi”, il cammino molto lungo e faticoso, ma il desiderio di condividere quello che ci unisce mi aiuta a pensare a loro come dei fratelli in Cristo piuttosto che dei nemici da combattere.    

Miguel Calmon, 15 di gennaio 2018
Gianluca Guidetti     



¹ Mi riferisco ripettivamente alle Chiese di Dio o di Gesù Cristo e alle Assemblee di Dio.  

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