Una delle maggiori sfide che il mondo cristiano dovrà affrontare nei
prossimi anni è, io credo, quella della sua unità. Ci sono molti motivi perché
questo “controsenso”, questa “contraddizione”, questo “scandalo”, debba
risolversi: c’è chi pensa all’avanzata delle religioni politeiste e del mondo
mussulmano; c’è chi ritiene necessario unire le forze per rispondere al
secolarismo e alle sfide del mondo contemporaneo. Penso che tutte queste
ragioni contengano del vero e che debbano essere portate avanti con spirito
costruttivo e col desiderio di ricercare la Verità che è Gesù Cristo, ma ne
proporrei un’altra che mi pare la più profonda ed esigente di tutte e che le
tiene unite tra di loro: l’unità dei Cristiani è una questione cristologica e
trinitária della nostra fede nel Fondatore del cristianesimo. L’argomento è di
quelli complessi e non ho intenzione di affrontarlo qui, supposto che abbia una
piccola e sufficiente conoscenza per farlo. Mi basta poterlo ricordare per mantenerlo
vivo, attuale, sempre facente parte dei nostri obiettivi di cristiani
impegnati.
Giovanni è l’icona biblica che prendo come spunto: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola
crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei
in me e io in te, siano anche’essi in noi una cosa sola, perché il mondo
creda che tu mia hai mandato”
(Gv17,20-21). Essere nel Padre e nel Figlio una cosa sola è la nostra missione,
il nostro porto sicuro dove attraccare alla fine della nostra esistenza
terrena. La Santissima Trinità ci mostra il cammino per l’unità. La ricerca di
strade comuni che aprano spiragli di luce per intuire cammini che portino
all’unità di noi cristiani tutti deve animare la nostra fede più delle tante e
pericolose situazioni dove si vive una diversità, una differenza che sembra
insanabile, senza soluzione. Le sfide sono immense, le forze sono poche e le
speranze vengono spesso deluse dall’incapacità umana di discernere i segni dei
tempi, di leggere il Vangelo della Vita con gli occhi della fede e non con
quelli di una teologia che rischia di rinchiudersi in se stessa, di farsi
apologetica non serena e gioiosa.
Incominciare dalle piccole situazioni che ci circondano può essere un
modo per prendere sul serio
la sfida dell’unità dei cristiani. La preghiera
resta la prima e più potente delle “armi della fede” che abbiamo a
disposizione. L’incontro con le persone basato su un’accoglienza dell’altro che
si fa dono reciproco può essere un’altro elemento che ci fa avanzare nel
cammino dell’ecumenismo.
In Brasile del resto il proliferare delle denominazioni protestanti,
legate al movimento del protestantesimo ou di nuovi movimenti religiosi
cristiani è un fenomeno ancor’oggi molto diffuso e presente su tutto il
territorio nazionale. Quando parlo di territorio nazionale mi riferisco ad una
Nazione que, da sola, è grande come l’Europa, per cui i riflessi e la portata
di quest’espansione sono significativi. Del resto solo a Miguel Calmon nel
corso di questi ultimi tre anni le Chiese del terzo e quarto protestantesimo ¹
sono aumentate in numero.
La presenza di molteplici denominazioni cristiane è un campo fertile, anche
se non sempre produttivo, per l’unità e l’ecumenismo. Proprio questa domenica,
14 di gennaio 2018, nel quartiere dove abitiamo sono arrivati in molti
rappresentanti di varie denominazioni di Chiese Pentecostali ed i Testimoni di
Geova. A due a due, come parla il Vangelo, passano di casa in casa spiegando le
Scritture, offrendo sussidi bibblici e reviste della loro denominzaione,
invitando le persone a far parte della loro Chiesa e a partecipare delle loro celebrazioni
che avvengono in città e nel quartiere. Non ce n’é uno che non si fermi e batta
alla porta della nostra casa al numero 97, nella via numero 1 del quartiere
Popolare. Iniziano con la sesta marcia a spiegare, mostrare, alludere,
informare usando le tecniche che hanno imparato nei corsi organizzati apposta
per “pastori” e “missionari” evangelici. Poi, quando mi lasciano il tempo di
presentarmi, alle parole “missionario della Chiesa cattolica” ecco che scalano
le marcie, riducono alla seconda o alla prima. Alcuni diventano rossi in viso,
altri iniziano ad essere titubanti, altri cercano sicurezza nella loro Bibbia.
La maggioranza di loro si aspetta un “attacco frontale alla tridentina” o
alcuni anatemi, magari in latino (che non conosco per niente) o in greco (che
non ricordo più)!
Io li saluto ed inizio un discorso che, la maggior parte
delle volte, li spiazza sempre. “Sono contento che abbiate bussato alla mia
porta. Il vostro servizio di evangelizzatori è importante, cercate di svolgerlo
nella maniera più retta possibile andando sempre alla fonte dei testi biblici
che proponete alla gente. Non dite male di noi cattolici (alcuni pastori
insegnano ai loro fedeli che i cattolici sono la personificazione del diavolo,
che avere rapporti con i cattolici significa compromettere la propria salvezza
e tante “idiozie” del genere), e cercate
di ricordarvi di me e della mia comunità nelle vostre preghiere”.
Accetto il
materiale ed i sussidi che mi offrono anche se dico loro che abbiamo divergenze
teologiche ed esegetiche ancora molto grandi, un segno di amicizia senza però
illuderli di eventuali vittorie del loro proselitismo. Non nascondo che, a
volte, l’irritazione si stampa sul loro viso e ci lasciamo senza salutarci. La
sfida è di quelle “enormi”, il cammino molto lungo e faticoso, ma il desiderio
di condividere quello che ci unisce mi aiuta a pensare a loro come dei fratelli
in Cristo piuttosto che dei nemici da combattere.
Miguel Calmon, 15 di gennaio 2018
Gianluca Guidetti
¹ Mi riferisco ripettivamente
alle Chiese di Dio o di Gesù Cristo e alle Assemblee di Dio.
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