venerdì 31 maggio 2013

Condividendo ... noi stessi. Notizie dalla Famiglia Bellorio

"Non si tratta di comprare o acquistare un pane che sazia lo stomaco, ma di lasciarci appassionare in una logica di condivisione totale, che coinvolge la mia persona e la mia storia." don Roberto Seregni

Ciao a tutti,


La breve frase riportata qui sopra è uno dei tanti commenti che utilizziamo per poter "partilhare" / condividere le letture domenicali coi ragazzi della catechesi. 
Il brano di cui si sta parlando è il momento nel quale Gesù invita i suoi discepoli a "sfamare" le 5000 persone che sono accorse nel deserto per ascoltarlo; il problema è che ci sono 5 pani e 2 pesci ... che fare? 

E questo sacerdote riporta la sua risposta o meglio, la risposta che Gesù ci indica, tutti i giorni. Diciamo che per quello che abbiamo vissuto, stiamo vivendo e vivremo fino al ritorno in Italia è anche un po´ la nostra "risposta". Ovvero: quante situazioni abbiamo visto, da vicino o meno, che ci hanno spinto a pensare: "Compriamo un pane e sazieremo quella persona o quella famiglia" invece Gesù ci invita a fare molto di più , forse nemmeno a comprare il pane, forse a lasciare quell´individuo a "pancia vuota", ma con il cuore pieno di Lui, attraverso la nostra persona che donandosi pienamente "sazia" . 
Ripercorrendo un´altra parte dei Vangeli ricordiamo anche la vicenda della donna entrata nel Tempio per poter donare quelle due "misere" monete, un nulla, confrontate con le "grandi cifre" versate dai ricchi farisei; due monete che sono TUTTO per lei, che si sta donando totalmente, mentre gli altri gettano le "sobras" direbbero in Brasile, i resti, il surplus. 
L´essere partiti per la missione, ci fa pensare, che abbiamo tentato di donarci più che abbiamo potuto (con i nostri grandissimi limiti) anche cercando di capire quella logica di Gesú che non vuole comprarci un pezzo di pane, una fetta di carne, un kilo di riso o di fagioli, ma vuole dirci che in noi stessi esiste , se ben coltivato, un "alimento" che può saziare chiunque: l´AMORE di Dio verso l´uomo, e quindi, l´AMORE dell´uomo verso gli altri uomini. 
Speriamo di essere anche al nostro ritorno "alimento" attraverso la testimonianza della nostra esperienza, attraverso il nostro essere missionari che "giocano in casa" e certamente saremo "alimentati" da tutte quelle persone che portano dentro la Fede di un Dio che è pane che sazia per sempre. 
Un grande abbraccio a tutti 
ALEX LAURA MATTEO BENEDETTA 

mercoledì 29 maggio 2013

MESSA A CASTELLARANO COM DOM ANDRÉ E I MISSIONARI BRASILIANI RIENTRATI

Altra serata molti significativa questa sera a Castellarano con Don André. La serata é cominciata con la cena nella casa parrocchiale di Castellarano dove erano presenti don Amedeo, don Luigi Ferrari, don Gabriele, don Paolo Cugini, don Vittorio, don Bondioli, don Massimiliano, don Antonio Davoli. Dopo la cena si é svolta la messa in brasiliano molto parteipata e animata sopratutto dai sacerdoti rientrati.


Dom André dialogando con Gleide e alcune suore della casa della Caritá




Dom André con alcune suore giovani delle Case della Caritá presenti alla messa

La cena é stata degna dei missionari!





Don Vittorio introduce la messa in Brailiano




martedì 28 maggio 2013

MESSA MISSIONARIA IN SAN GIROLAMO COM DOM ANDRÉ


Nella ormai tradizionale Messa del Giovedi sera era presente don André, Vescovo di Ruy Barbosa, in visita al vescovo di Reggio Emilia. Assieme a lui c'erano anche gli ex-missionari brailiani don Gabriele, don Luigi e don Paolo Cugini arrivato proprio oggi per rimanere definitivamente in Italia. Oltre a noi brasiliani c'era anche don Zanni, arrivato proprio oggi da una visita alle missioni in India e un sacerdote malgascio, che rimarrá tre anni in Italia a studiare. naturalmente presenti alla messa molte suore delle case e l'equipe del CMD (Elisabetta, Andrea e Roberto).



Gleide di Miguel Calmon é in San Girolamo nel cammino vocazionale delle Case di Caritá

Don André ha celebrato la Messa



C'éra anche don Paolo Cugini, appena rientrato definitivamente dal Brasile

giovedì 23 maggio 2013

Incontro italiani a Utinga


Il 21 di maggio ci siamo incontrati in Utinga per il nostro incontro bimensile, e eravamo presenti quasi tutti; mancavano Antonina e Firmino, entrambi in Salvador. Il motivo di fare l’incontro in Utinga é stato determinato dal fatto che tra due mesi le famiglie ci lasciano e allora abbiamo approfittato per vedere dove hanno passato  i due anni qui in Brasile; il prossimo incontro é stato marcato in luglio in Andaraí per andare dove stanno Tiago e Kátia. Eravamo connessi anche com il CMD e all’inizio dell’incontro abbiaamo potuto parlare com Gabriele e con Roberto.
Abbiamo cominciato com la lettura del vangelo del giorno e Alex e Laura ci hanno aiutati nella riflessione, facendoci cogliere il fatto che sempre dobbiamo stupirci di fronte alla misericórdia de Dio. Poi abbiamo ascoltato Fernando e Marco che sono da poco rientrati e ci hanno portato alcune impressioni dell’Italia e della situazione della Diocesi; Fernando ha colto che il clima italiano é cambiato, piú fática a trovare lavoro, instabilitá econômica, poca speranza e la gente é afascinata dal M5S. Una cosa che stupisce é che anche di Berlusconi sono tutti contenti. Si percepisce che mancano dei riferimanti politici chiari, adesso ancor di piú dopo la morte de Andreotti....e la scelta di un presidente di 87 anni. Nella diocesi si capisce che con il nuovo vescovo sono cambiate alcune cose; ha delle prioritá che ha dichiarato, come il rapporto e la conoscenza con i sacerdoti e per la formazione dei seminaristi; ha in mente de passare alcuni giorni la settimana in seminário per avere una conoscenza migliore dei giovani che si stanno preparando al sacerdozio. Ha detto che 10 anni di missione sono sufficenti per i Fidei Donum e quindi quelli che giá hanno oltrepassato questo tempo verranno sostituiti in questi anni.
Pe. Paolo che parte per l’Italia....senza tornare!!!
 Poi abbiamo sentito pe.Paolo, che rientra in Itália definitivamente il 22 di maggio e che ha passato in questa diocesi 14 anni della sua vita sacerdotale; gli abbiamo chiesto che cosa si aspetta al suo rientro dalla chiesa Reggiano-Guastallese e lui ha risposto che possa riconoscere le sue competenze fatte dall’esperienza qui in Brasile, come il lavoro con i laici, la struttura ecclesiale fatta de Cebs e il riuscire a lavorare in grandi territori com poche risorse umane. Ci ha poi detto alcune delle difficoltá che ha incontrato in questi anni e la prima cosa che ha marcato il suo ministero é stato il fatto che ha lavorato sempre da solo, come sacerdote, questo ha posto seri interrogativi sul celibato perché qui non é riconosciuto come un valore importante e poi l’essersi dovuto scontrare com una realtá di chiesa alla quale non era preparato. Una cosa che ha costatato é stato il fatto che questa chiesa non ha l’eucaristia come centro della vita comunitária e che il sacramento della confessione é poco vissuto e capito; il lottare con situazioni pesanti ha creato una certa pesantezza e fática, questo in modo particolare a livello político e sociale.
Familia Bellorio....
Abbiaamo poi sentito Alex e Laura che ci hanno presentato il loro cammino riflettendo su 5 punti:
1.     Aspettative
2.     Accoglienza
3.     Equipe Italiani
4.     Incolturazione
5.     Spiritualitá
1)   Si é constatato che il progetto fatto era chiaro sulla carta, ma ha creato difficoltá nel realizzarlo nella pratica; quello che non ci ha fatto andare in confusione é stato il nostro essere famiglia, in modo strutturato e con alcuni anni di matrimonio alle spalle
2)   Abbiamo sperimentato una accoglienza molto grande da parte di tutti, ma nello stesso tempo anche molte critiche e guidizi. Nella comunitá siamo entrati con facilitá e ci hanno chiesto súbito dei servizi. Momenti di difficltá all’inizio per capire bene come comportarci ma poi i bimbi stessi ci hanno aiutato a entrare in relazione con le persone. Ci sembra importante preparare la comunitá che accoglierá delle persone che vengono da fuori, per non cascare li come persone sconosciute. Ci ha aiutato molto il fatto che la casa era in mezzo alle altre case, quindi inseriti in un contesto di familie che vivono li. A volte il tempo determinato della presenza in missione, é di aiuto, ma nello stesso tempo limita.
Laura, Mateus e Marcos
3)   Dall’Italia ci sono stati dei contatti frequenti e anche confronti, come anche gli incontri fatti con gli altri italiani ci hanno aiutato. Sentire che anche i preti vivono delle difficoltá ci consola perché non fanno parte solo della vita dei laici; le distanze in km non aiutano, ma nello stesso tempo possono essere superate con altri metodi, come il telefono e internet....con Tiago e Kátia siamo riusciti a incontrarci tutti i mesi. In parrocchia ci siamo inseriti nella pastorale Familiare e nelle visite con la Pastorale della Criança. Con l’equipe ci é sembrato che bisognava, all’inizio, essere un poco piú cercati, di creare piú contatti, cosi anche dall’Italia. Abbiamo il bisogno di sentirci piú italiani...
4)   Non ci siamo molto inculturati, anche perché come dice Fernando, c’é bisogno di almeno 5 anni per entrare un poco nel sentito baiano; riteniamo che comunque qualsiasi tipo di esperienza, anche piú breve (3 mesi; 6 mesi; 1 anno) siano validi. Abbiamo colto quanto sia importante il relazionamento con tutti, il sentirsi incontrati e salutati da qualsiasi persona, anche non conusciuta.
5)   L’impatto con una chiesa differente é stato difficile ma nello stesso tempo emozionante e stimolante. Anche l’aspetto religioso e spirituale é una sfida e nellos tesso tempo una forza che anima le comunitá a camminare, con i suoi modi, ma anche con la sua vitalitá e allegria.
Ci aspettiamo, come ha detto anche pe.Paolo, che questi anni possano essere messi a disposizione della diocese de Reggio, e al nostro rientro non sappiamo bene dove andremo e cosa faremo...emozionante!!!!
Sono state fatte alcune domande:
Ø  Cosa avete ricevuto, in termini di novitá, dalla missione?
Ø  I brasiliani cosa hanno capito della vostra presenza?
Certamente abbiamo avuto molto tempo per i figli, riconoscendo anche le fatiche di doverli gestire e nello stesso tempo ci sono stati anche dei confronti e scontri; potere contribuire con una esperienza di questo tipo alla parrocchia de S.Agostino e come conseguenza della missione ci é stata fatta una proposta dai Servi della Chiesa per andare a vivere in una casa famiglia al nostro rientro.
 Hanno capito che gli abbiamo dato del tempo, in termini di relazioni e di rapporti personali; il fatto che sia stato fatto com gratuita e l’avere condiviso con loro un pezzo della nostra vita.
I Bellorio rientrano in Itália il 6 di agosto.
Prossimi rientri....
Enzo ha poi detto quello che ha visto e sperimentato con la presenza della famiglia in Utinga; come prima cosa é stato bello vedere che si sono arrangiati e che hanno trovato una loro dimensione con il tempo, e Enzo non si é mai intromesso. La loro presenza era legata all’inserirsi nelle varie pastorali e non ho forzato in altri ambiti. É stata una testimoniaza única e evangélica, segno di un volontariato gratuito che qui non esiste.
Fernando ha confermato che se arrivano altre famiglie lui le accoglie come accoglie Giovanni Ferrari che arriverá il 27 di giugno e che si fermerá 3 mesi; ci sono delle difficoltá nel vivere l’essere famiglia qui ma con certezza al testimonianza é molto valida.
Il 17 giugno GianLuca va in Itália per farsi vedere la schiena e i problemi legati all’ernia che ha e rientra il 6 di luglio. Il nostro prossimo incontro sará in Andaraí il giorno 9 di luglio.  

mercoledì 22 maggio 2013

UTINGA, 21 MAGGIO 2013: alcune foto ...

Il gruppo 
ciao a tutti gli amici del blog REMISSIOBAHIA,

martedi 21 maggio c´é stato l´incontro dei missionari italiani presenti nella diocesi di Ruy Barbosa.
Verranno postati altri articoli, ma intanto metto un paio di foto del gruppo e la foto di "uscita" di don Paolo, in partenza per l´Italia.
Abraços a todos
Don Luigi consegna il biglietto a don Paolo ...

domenica 19 maggio 2013

Tiago e Katia...e Michele e Fabio.

sim, viajar...
Eccoci arrivati a uno degli ultimi messaggi dal Brasile.
Se è vero che il tempo in certi giorni ci è sembrato non passare mai, è anche vero che sono passati quasi 2 anni e sembra ieri che vi abbiamo scritto per la prima volta! 

Vita che scorre in questa città, che si sveglia quando ci sono le feste e non va a dormire, la musica alta fino a mattina, i botti alle 4, che non sono le 16. Normalità. 
Purtroppo dobbiamo ammettere che non siamo riusciti a entrarci, nella vita di questa città, per lo meno non come avremmo voluto, e forse era scontato andasse a finire così. 

c’é chi scende e c’é chi sale...
Pensando a che...
L'equilibrio si è retto sulla nostra famiglia, sui nostri figli, lasciando poco tempo e spazio per infiltrarci anche in qualcosa che dopotutto ci era troppo distante. Abbiamo sofferto la fragilità dei rapporti, a volte l'interesse che stava dietro ai sorrisi di chi voleva qualcosa da noi, italiani che sono qui per dare, aiuti economici, materiali. Eravamo qui per dare noi stessi e forse ci è sembrato troppo difficile aiutare chi non ha saputo offrire il "proprio sudore" in ciò che si stava realizzando insieme. E non è stato facile dosare questo essere presenti e trovarsi a dire dei "no". A volte non si può aiutare incondizionatamente e purtroppo è possibile che si cancelli di colpo tutto quello che hai fatto per quella persona fino a quel momento. 
Eppure si può essere vicini alla gente, con l'umiltà, evitando la tentazione del giudicare di fretta, presi dalle nostre emozioni, e perseguendo sempre i punti che ci accomunino.

ma come é bella la vita
in Brasile...
La differenza culturale è grande e in definitiva non possiamo avere la pretesa di arrivare qui e capire. Il punto comune spettava a noi metterlo, ed è la costante ricerca della comprensione e della disponibilità, e la convinzione che una porta chiusa potrà sempre essere riaperta. E' dentro la bontà e autenticità delle nostre motivazioni che sta la capacità di raggiungere gli altri, a volte si ha, a volte no. A volte ci si scoraggia, a volte ci si apre il cuore per una cosa positiva. 

atè logo
Jack Katia e bimbi



venerdì 17 maggio 2013

ALEX LAURA MATTEO (CON 1 ANNO IN PIU) E BENEDETTA

Quando si dice che la fede è una esperienza spirituale, per molti questo automaticamente fa pensare a qualcosa di staccato dalla realtà concreta e di molto intimo e individuale.
Qualche giorno fa ho ascoltato per radio una intervista fatta ad un prete che svolge il suo ministero in una zona ad alta concentrazione di clan mafiosi. Dopo aver spiegato la sua esperienza di lotta quotidiana per il riscatto sociale del territorio, gli veniva posta la domanda su quale fosse la reazione dei mafiosi nei suoi confronti.
Lui ra risposto che veniva continuamente invitato dai vari boss (con sottile ma concreta minaccia) ad occuparsi delle cose della religione e di fare il prete, lasciando quindi perdere quello che stava facendo di concreto nella lotta contro la mafia.
Forse tutti istintivamente rifiutiamo questa minaccia e ci mettiamo dalla parte di questo prete e di tanti altri preti antimafia.
Ma non è detto che la nostra mentalità e il nostro modo di concepire la fede cristiana sia davvero distante da quella dei mafiosi che minacciano il sacerdote.
Non è detto che forse anche noi, in fondo, pensiamo che la religione sia una cosa che ha a che fare con qualcosa di intimo e personale, e la cui manifestazione concreta sia solamente l'andare in Chiesa la domenica.
Rischiamo davvero di pensare che Dio è esclusivamente in chiesa e nel cuore, ma non nel lavoro, nelle scelte quotidiane che facciamo, nei problemi della nostra città, nelle contraddizioni del mondo che viviamo...
È bene dunque rileggere il brano del giorno della Pentecoste, così come Luca ce lo racconta nel libro degli Atti all'inizio del capitolo secondo.
I discepoli, radunati nel cenacolo, sono in una gabbia di paura e di paralisi spirituale. Hanno tutti gli elementi fondamentali dell'esperienza cristiana, perché hanno conosciuto personalmente Gesù, lo hanno ascoltato e hanno la memoria dei suoi gesti, e ora sanno che è anche risorto. Manca loro solo la forza di uscire e diventarne testimoni veri, superando la tentazione di chiudersi nel privato e di lasciare il mondo fuori.
Ecco che la loro prima esperienza spirituale è descritta come un rombo e un fuoco.
Lo Spirito è qualcosa che spalanca le porte, e letteralmente "lancia" i discepoli nel mondo, chiamati a comunicare a tutti l'esperienza di Cristo.
Come dice Giovanni nel suo Vangelo, lo Spirito Santo entra nel profondo dei discepoli per ricordare le parole di Gesù e l'esperienza fatta con lui. E' un ricordo che si tramuta in testimonianza concreta.
Non rimane qualcosa di nascosto, ma si manifesta prima di tutto nello stile concreto di unità nella comunità dei credenti.
I cristiani mostrano Dio proprio nell'amore che hanno tra di loro e che trasmettono al mondo.
I cristiani che vivono dello Spirito hanno la possibilità di non rimanere insignificanti, ma al contrario, possono cambiare il mondo, rendendolo sempre più come Gesù ha insegnato.
Se abbiamo la tentazione di pensare che in fondo la fede è qualcosa di solamente personale e profondo, siamo davvero a rischio di spegnere lo Spirito Santo che in realtà ci vuole "lanciare" nel mondo per cambiarlo, senza la paura delle nostre e altrui fragilità e limiti.


Essere dunque spirituali, è l'esatto opposto di essere distaccati dal mondo e chiusi in se stessi in compagnia di Dio e basta.
Essere spirituali è pensare che il mondo ci è affidato in ogni suoi aspetto perché diventi Regno di Dio, cioè regno di pace, amore, solidarietà, perdono... e che noi possiamo-dobbiamo fare qualcosa.
Questo prete antimafia che accetta di uscire dalla sacrestia e di sfidare i mafiosi sul terreno concreto della vita quotidiana, è dunque un esempio di profonda spiritualità, di vita guidata dallo Spirito.
Quindi venire a messa è inutile?
Non è certo questo che voglio far passare. Penso invece che proprio la messa domenicale, dove continuamente scende lo Spirito invocato, sia la principale occasione di farci "lavorare dentro" dallo Spirito, con la consapevolezza che questo lavoro interiore, personale e comunitario, ci porta ad uscire con il desiderio di fare qualcosa e di non lasciare a qualcun altro il nostro compito di annuncio e di testimonianza.

mercoledì 8 maggio 2013

Carta de Maio 2013


Quarta feira, 08 de maio 2013

            Ciao a tutti,
Vi scrivo per comunicarvi alcune cose che sono successe in questo ultimo período em questa terra tanto querida; voglio cominciare con i giorni de preparazione e de formazione per la JMJ de Rio, che si sono svolti in Ruy Barbosa il 12-13 de aprile. Questi giorni servono per aiutare le comunitá a prepararsi alla settimana missionária che si svolgerá prima della settimana in Rio de Janeiro in luglio. La diocesi ha scelto de fare quest’anno, la missione diocesana in tutte le parrocchie, sostituendo cosi la tradizionale settimana missionária diocesana. Erano presenti uma settantina de persone, prevalentemente giovani, e in modo especiale i giovani che andranno a Rio; il momento centrale dell’incontro é stato sulla settimana missionária, dove pe.Carlos Marçal ha ricordato come deve svolgersi il cammino della pré-missione, della missione e della post-missione, nella lógica della altre missioni diocesane che si sono svolte fino ad oggi nella nostra diocesi. Una caratteristica di questa missione é la presenza dei 150 giovani provenienti dal Belgio che parteciperanno di questo momento; qui una nota un poco polemica ma reale, é la mancanza dei giovani di Reggio Emilia.
Casa de Farinha
Altro momento molto importante che la diocesi ha celebrato é stata l’ordinazione sacerdotale de Carlos Fontenele, domenica 21 de aprile, domenica del Buom Pastor, avvenuta em Baixa Grande, parrocchia dove ha svolto la maggior parte del servizio pastorale da seminarista. Carlos é Cearense, venuto in diocese per fare una esperienza nel monestero di Jequitibá, con i monaci benedettini, ha poi scelto di cominciare il cammino as sacerdozio come prete diocesano, arrivando all’ordinazione dopo 6 anni de preparazione. La celebrazione é stata fatta nella quadra esportiva vicino alla chiesa parrocchiale, per la maggior capacitá recettiva e per la miglior visuale; erano presenti quasi tutti  i preti diocesani e alcuni venuti di fuori, compagni de seminário de Carlos; la celebrazione é stata semplice mas molto partecipata e bem preparata dai giovani della parrocchia e con l’aiuto della corale de Ruy Barbosa.  Questa ordinazione ci ricorda il lavora vocazionale che la diocese sta facendo, riconoscendo quanto questa chiesa ha bisogno di camminare con le proprie gambe e com i propri sacerdoti. L’allegria de um nuovo sacerdote ci ricorda quanto sia necessária la presenza de padri che possano accompagnare le comunitá e celebrare l’eucarestia.
Lavorazione della farinha de mandioca
Abbiamo poi avuto il Consiglio Pastorale Diocesano, dove si é cercato di vedere come stanno camminando le parrocchie alla luce delle prioritá che sono state scelte nell’ultima assemblea diocesana del novembre 2012; si é fatto un lavoro di gruppo diviso per zonali dove si é verificato il percorso che ogni rete di comunitá stá facendo, vedendo come per alcuni aspetti ci sono  passi positivi e per altri aspetti le difficoltá che si incontrano per rendere concrete le scelte fatte. Una cosa é chiara, quella de tentare de camminare tutti nella stessa direzione, con le fatiche e le difficoltá che sempre si incontrano, ma con la certezza que questo cammino di comunione dará i suoi frutti.
Altro momento bem importante per le nostre comunitá de Nova Redenção sono stati i giorni di evangelizzazione negli assentamenti; un gruppo della CPT (Coordinazione della Pastorale della Terra) é venuto per aiutare nelle visite, come anche alcune suore de altre comunitá e alcuni giovani che stanno facendo uno estagio alla CPT. Dopo un momento di incontro fra tutti, ci siamo divisi e siamo partiti per le varie destinazioni. Io, con ir.Ana Maria siamo stati in due assentamenti, Campo Formoso e Mundory; lo scopo principale della nostra presenza era di visitare le famiglie, dando tempo per conoscere e capire un poco di piú la situazione dell’assentamneto e la vita concreta delle familgie. Una cosa bella che abbiamo vissuto é stato l’accompagnamento di alcune persone dell’assentamento; io sono stato accompagnato dal presidente dell’associazione che mi ha aiutato a capire meglio le dinamiche che spesso si formano all’interno delle famiglie e degli assentati.
Assentamento Floresta
Pe.Luis Miguel
Ultima cosa della quale voglio parlare é stata la messa de anniversario di pe.Luis Miguel, parroco de Andaraí, che ha fatto 15 anni de sacerdozio; ci siamo trovati al pranzo dove abbiamo sperimentato le specialitá spagnole, tortillas e paella, e un buon vino della terra madrilista. Eravamo un buon gruppo, quasi tutti i preti giovani  della diocesi, io e Riccardo, la sorella de pe.Luis Miguel che era arrivata per questo momento, Tiago e Kátia com Fabio e Michele e la Bezinha. Alla notte, nella piazza di Nossa Senhora da Gloria abbiamo celebrato la messa, presieduta da pe.Luis e concelebrata pelo bispo dom André e pelos padres. Depois da missa rinfresco e poi, rientrati in canônica,  carne ai Ferri....un disastro perché non si andava piú a letto.
Ta bom, agora é tempo de terminar, não quero cansar as pessoas que depois querem ler esta carta, mas quero dizer que agradeço todos aqueles que continuam com perseverança a ler e responder, porque isso me ajuda a ficar fiel no compromisso de repassar aquilo que acontece aqui neste mundo. Repito aquilo que falou o papa Francisco, “no outro lado do mundo”. Um abraço a todos/as e uma boa Pentecoste a cada um, porque o Espírito Santo possa nos tornarem missionários/as pela evangelização do mundo. Até breve, pe.Luis