"Non si tratta di comprare o acquistare un pane che sazia lo stomaco, ma di lasciarci appassionare in una logica di condivisione totale, che coinvolge la mia persona e la mia storia." don Roberto SeregniCiao a tutti,La breve frase riportata qui sopra è uno dei tanti commenti che utilizziamo per poter "partilhare" / condividere le letture domenicali coi ragazzi della catechesi.Il brano di cui si sta parlando è il momento nel quale Gesù invita i suoi discepoli a "sfamare" le 5000 persone che sono accorse nel deserto per ascoltarlo; il problema è che ci sono 5 pani e 2 pesci ... che fare?
E questo sacerdote riporta la sua risposta o meglio, la risposta che Gesù ci indica, tutti i giorni. Diciamo che per quello che abbiamo vissuto, stiamo vivendo e vivremo fino al ritorno in Italia è anche un po´ la nostra "risposta". Ovvero: quante situazioni abbiamo visto, da vicino o meno, che ci hanno spinto a pensare: "Compriamo un pane e sazieremo quella persona o quella famiglia" invece Gesù ci invita a fare molto di più , forse nemmeno a comprare il pane, forse a lasciare quell´individuo a "pancia vuota", ma con il cuore pieno di Lui, attraverso la nostra persona che donandosi pienamente "sazia" .Ripercorrendo un´altra parte dei Vangeli ricordiamo anche la vicenda della donna entrata nel Tempio per poter donare quelle due "misere" monete, un nulla, confrontate con le "grandi cifre" versate dai ricchi farisei; due monete che sono TUTTO per lei, che si sta donando totalmente, mentre gli altri gettano le "sobras" direbbero in Brasile, i resti, il surplus.L´essere partiti per la missione, ci fa pensare, che abbiamo tentato di donarci più che abbiamo potuto (con i nostri grandissimi limiti) anche cercando di capire quella logica di Gesú che non vuole comprarci un pezzo di pane, una fetta di carne, un kilo di riso o di fagioli, ma vuole dirci che in noi stessi esiste , se ben coltivato, un "alimento" che può saziare chiunque: l´AMORE di Dio verso l´uomo, e quindi, l´AMORE dell´uomo verso gli altri uomini.Speriamo di essere anche al nostro ritorno "alimento" attraverso la testimonianza della nostra esperienza, attraverso il nostro essere missionari che "giocano in casa" e certamente saremo "alimentati" da tutte quelle persone che portano dentro la Fede di un Dio che è pane che sazia per sempre.Un grande abbraccio a tuttiALEX LAURA MATTEO BENEDETTA
venerdì 31 maggio 2013
Condividendo ... noi stessi. Notizie dalla Famiglia Bellorio
mercoledì 29 maggio 2013
MESSA A CASTELLARANO COM DOM ANDRÉ E I MISSIONARI BRASILIANI RIENTRATI
Altra serata molti significativa questa sera a Castellarano con Don André. La serata é cominciata con la cena nella casa parrocchiale di Castellarano dove erano presenti don Amedeo, don Luigi Ferrari, don Gabriele, don Paolo Cugini, don Vittorio, don Bondioli, don Massimiliano, don Antonio Davoli. Dopo la cena si é svolta la messa in brasiliano molto parteipata e animata sopratutto dai sacerdoti rientrati.
Dom André dialogando con Gleide e alcune suore della casa della Caritá |
Dom André con alcune suore giovani delle Case della Caritá presenti alla messa |
La cena é stata degna dei missionari! |
Don Vittorio introduce la messa in Brailiano |
martedì 28 maggio 2013
MESSA MISSIONARIA IN SAN GIROLAMO COM DOM ANDRÉ
Don André ha celebrato la Messa |
C'éra anche don Paolo Cugini, appena rientrato definitivamente dal Brasile |
giovedì 23 maggio 2013
Incontro italiani a Utinga
Il 21 di maggio ci siamo
incontrati in Utinga per il nostro incontro bimensile, e eravamo presenti quasi
tutti; mancavano Antonina e Firmino, entrambi in Salvador. Il motivo di fare
l’incontro in Utinga é stato determinato dal fatto che tra due mesi le famiglie
ci lasciano e allora abbiamo approfittato per vedere dove hanno passato i due anni qui in Brasile; il prossimo
incontro é stato marcato in luglio in Andaraí per andare dove stanno Tiago e
Kátia. Eravamo connessi anche com il CMD e all’inizio dell’incontro abbiaamo
potuto parlare com Gabriele e con Roberto.
Abbiamo
cominciato com la lettura del vangelo del giorno e Alex e Laura ci hanno
aiutati nella riflessione, facendoci cogliere il fatto che sempre dobbiamo
stupirci di fronte alla misericórdia de Dio. Poi abbiamo ascoltato Fernando e
Marco che sono da poco rientrati e ci hanno portato alcune impressioni
dell’Italia e della situazione della Diocesi; Fernando ha colto che il clima
italiano é cambiato, piú fática a trovare lavoro, instabilitá econômica, poca
speranza e la gente é afascinata dal M5S. Una cosa che stupisce é che anche di
Berlusconi sono tutti contenti. Si percepisce che mancano dei riferimanti
politici chiari, adesso ancor di piú dopo la morte de Andreotti....e la scelta
di un presidente di 87 anni. Nella diocesi si capisce che con il nuovo vescovo
sono cambiate alcune cose; ha delle prioritá che ha dichiarato, come il
rapporto e la conoscenza con i sacerdoti e per la formazione dei seminaristi;
ha in mente de passare alcuni giorni la settimana in seminário per avere una
conoscenza migliore dei giovani che si stanno preparando al sacerdozio. Ha
detto che 10 anni di missione sono sufficenti per i Fidei Donum e quindi quelli
che giá hanno oltrepassato questo tempo verranno sostituiti in questi anni.
Pe. Paolo che parte per l’Italia....senza tornare!!! |
Poi abbiamo sentito pe.Paolo, che
rientra in Itália definitivamente il 22 di maggio e che ha passato in questa
diocesi 14 anni della sua vita sacerdotale; gli abbiamo chiesto che cosa si aspetta
al suo rientro dalla chiesa Reggiano-Guastallese e lui ha risposto che possa
riconoscere le sue competenze fatte dall’esperienza qui in Brasile, come il
lavoro con i laici, la struttura ecclesiale fatta de Cebs e il riuscire a
lavorare in grandi territori com poche risorse umane. Ci ha poi detto alcune
delle difficoltá che ha incontrato in questi anni e la prima cosa che ha
marcato il suo ministero é stato il fatto che ha lavorato sempre da solo, come
sacerdote, questo ha posto seri interrogativi sul celibato perché qui non é
riconosciuto come un valore importante e poi l’essersi dovuto scontrare com una
realtá di chiesa alla quale non era preparato. Una cosa che ha costatato é
stato il fatto che questa chiesa non ha l’eucaristia come centro della vita comunitária
e che il sacramento della confessione é poco vissuto e capito; il lottare con
situazioni pesanti ha creato una certa pesantezza e fática, questo in modo
particolare a livello político e sociale.
Familia Bellorio.... |
Abbiaamo
poi sentito Alex e Laura che ci hanno presentato il loro cammino riflettendo su
5 punti:
1. Aspettative
2. Accoglienza
3. Equipe
Italiani
4. Incolturazione
5. Spiritualitá
1) Si
é constatato che il progetto fatto era chiaro sulla carta, ma ha creato
difficoltá nel realizzarlo nella pratica; quello che non ci ha fatto andare in
confusione é stato il nostro essere famiglia, in modo strutturato e con alcuni
anni di matrimonio alle spalle
2) Abbiamo
sperimentato una accoglienza molto grande da parte di tutti, ma nello stesso
tempo anche molte critiche e guidizi. Nella comunitá siamo entrati con facilitá
e ci hanno chiesto súbito dei servizi. Momenti di difficltá all’inizio per
capire bene come comportarci ma poi i bimbi stessi ci hanno aiutato a entrare
in relazione con le persone. Ci sembra importante preparare la comunitá che
accoglierá delle persone che vengono da fuori, per non cascare li come persone
sconosciute. Ci ha aiutato molto il fatto che la casa era in mezzo alle altre
case, quindi inseriti in un contesto di familie che vivono li. A volte il tempo
determinato della presenza in missione, é di aiuto, ma nello stesso tempo
limita.
Laura, Mateus e Marcos |
3) Dall’Italia
ci sono stati dei contatti frequenti e anche confronti, come anche gli incontri
fatti con gli altri italiani ci hanno aiutato. Sentire che anche i preti vivono
delle difficoltá ci consola perché non fanno parte solo della vita dei laici;
le distanze in km non aiutano, ma nello stesso tempo possono essere superate
con altri metodi, come il telefono e internet....con Tiago e Kátia siamo
riusciti a incontrarci tutti i mesi. In parrocchia ci siamo inseriti nella
pastorale Familiare e nelle visite con la Pastorale della Criança. Con l’equipe
ci é sembrato che bisognava, all’inizio, essere un poco piú cercati, di creare
piú contatti, cosi anche dall’Italia. Abbiamo il bisogno di sentirci piú
italiani...
4) Non
ci siamo molto inculturati, anche perché come dice Fernando, c’é bisogno di
almeno 5 anni per entrare un poco nel sentito baiano; riteniamo che comunque
qualsiasi tipo di esperienza, anche piú breve (3 mesi; 6 mesi; 1 anno) siano
validi. Abbiamo colto quanto sia importante il relazionamento con tutti, il
sentirsi incontrati e salutati da qualsiasi persona, anche non conusciuta.
5) L’impatto
con una chiesa differente é stato difficile ma nello stesso tempo emozionante e
stimolante. Anche l’aspetto religioso e spirituale é una sfida e nellos tesso
tempo una forza che anima le comunitá a camminare, con i suoi modi, ma anche
con la sua vitalitá e allegria.
Ci
aspettiamo, come ha detto anche pe.Paolo, che questi anni possano essere messi
a disposizione della diocese de Reggio, e al nostro rientro non sappiamo bene
dove andremo e cosa faremo...emozionante!!!!
Sono state
fatte alcune domande:
Ø Cosa
avete ricevuto, in termini di novitá, dalla missione?
Ø I
brasiliani cosa hanno capito della vostra presenza?
Certamente
abbiamo avuto molto tempo per i figli, riconoscendo anche le fatiche di doverli
gestire e nello stesso tempo ci sono stati anche dei confronti e scontri;
potere contribuire con una esperienza di questo tipo alla parrocchia de S.Agostino
e come conseguenza della missione ci é stata fatta una proposta dai Servi della
Chiesa per andare a vivere in una casa famiglia al nostro rientro.
Hanno capito che gli abbiamo dato del
tempo, in termini di relazioni e di rapporti personali; il fatto che sia stato
fatto com gratuita e l’avere condiviso con loro un pezzo della nostra vita.
I Bellorio
rientrano in Itália il 6 di agosto.
Prossimi rientri.... |
Enzo ha poi
detto quello che ha visto e sperimentato con la presenza della famiglia in
Utinga; come prima cosa é stato bello vedere che si sono arrangiati e che hanno
trovato una loro dimensione con il tempo, e Enzo non si é mai intromesso. La
loro presenza era legata all’inserirsi nelle varie pastorali e non ho forzato
in altri ambiti. É stata una testimoniaza única e evangélica, segno di un
volontariato gratuito che qui non esiste.
Fernando ha
confermato che se arrivano altre famiglie lui le accoglie come accoglie
Giovanni Ferrari che arriverá il 27 di giugno e che si fermerá 3 mesi; ci sono
delle difficoltá nel vivere l’essere famiglia qui ma con certezza al
testimonianza é molto valida.
Il 17 giugno GianLuca va in Itália per farsi vedere la schiena e i
problemi legati all’ernia che ha e rientra il 6 di luglio. Il nostro prossimo
incontro sará in Andaraí il giorno 9 di luglio. mercoledì 22 maggio 2013
UTINGA, 21 MAGGIO 2013: alcune foto ...
Il gruppo |
martedi 21 maggio c´é stato l´incontro dei missionari italiani presenti nella diocesi di Ruy Barbosa.
Verranno postati altri articoli, ma intanto metto un paio di foto del gruppo e la foto di "uscita" di don Paolo, in partenza per l´Italia.
Abraços a todos
Don Luigi consegna il biglietto a don Paolo ... |
domenica 19 maggio 2013
Tiago e Katia...e Michele e Fabio.
sim, viajar... |
Se è vero che il tempo in certi giorni ci è sembrato non passare mai, è anche vero che sono passati quasi 2 anni e sembra ieri che vi abbiamo scritto per la prima volta!
Vita che scorre in questa città, che si sveglia quando ci sono le feste e non va a dormire, la musica alta fino a mattina, i botti alle 4, che non sono le 16. Normalità.
Purtroppo dobbiamo ammettere che non siamo riusciti a entrarci, nella vita di questa città, per lo meno non come avremmo voluto, e forse era scontato andasse a finire così.
c’é chi scende e c’é chi sale... |
Pensando a che... |
Eppure si può essere vicini alla gente, con l'umiltà, evitando la tentazione del giudicare di fretta, presi dalle nostre emozioni, e perseguendo sempre i punti che ci accomunino.
ma come é bella la vita in Brasile... |
atè logo
Jack Katia e bimbi
venerdì 17 maggio 2013
ALEX LAURA MATTEO (CON 1 ANNO IN PIU) E BENEDETTA
Quando si dice che la fede è una esperienza spirituale, per molti questo automaticamente fa pensare a qualcosa di staccato dalla realtà concreta e di molto intimo e individuale.
Qualche giorno fa ho ascoltato per radio una intervista fatta ad un prete che svolge il suo ministero in una zona ad alta concentrazione di clan mafiosi. Dopo aver spiegato la sua esperienza di lotta quotidiana per il riscatto sociale del territorio, gli veniva posta la domanda su quale fosse la reazione dei mafiosi nei suoi confronti.
Lui ra risposto che veniva continuamente invitato dai vari boss (con sottile ma concreta minaccia) ad occuparsi delle cose della religione e di fare il prete, lasciando quindi perdere quello che stava facendo di concreto nella lotta contro la mafia.
Forse tutti istintivamente rifiutiamo questa minaccia e ci mettiamo dalla parte di questo prete e di tanti altri preti antimafia.
Ma non è detto che la nostra mentalità e il nostro modo di concepire la fede cristiana sia davvero distante da quella dei mafiosi che minacciano il sacerdote.
Non è detto che forse anche noi, in fondo, pensiamo che la religione sia una cosa che ha a che fare con qualcosa di intimo e personale, e la cui manifestazione concreta sia solamente l'andare in Chiesa la domenica.
Rischiamo davvero di pensare che Dio è esclusivamente in chiesa e nel cuore, ma non nel lavoro, nelle scelte quotidiane che facciamo, nei problemi della nostra città, nelle contraddizioni del mondo che viviamo...
È bene dunque rileggere il brano del giorno della Pentecoste, così come Luca ce lo racconta nel libro degli Atti all'inizio del capitolo secondo.
I discepoli, radunati nel cenacolo, sono in una gabbia di paura e di paralisi spirituale. Hanno tutti gli elementi fondamentali dell'esperienza cristiana, perché hanno conosciuto personalmente Gesù, lo hanno ascoltato e hanno la memoria dei suoi gesti, e ora sanno che è anche risorto. Manca loro solo la forza di uscire e diventarne testimoni veri, superando la tentazione di chiudersi nel privato e di lasciare il mondo fuori.
Ecco che la loro prima esperienza spirituale è descritta come un rombo e un fuoco.
Lo Spirito è qualcosa che spalanca le porte, e letteralmente "lancia" i discepoli nel mondo, chiamati a comunicare a tutti l'esperienza di Cristo.
Come dice Giovanni nel suo Vangelo, lo Spirito Santo entra nel profondo dei discepoli per ricordare le parole di Gesù e l'esperienza fatta con lui. E' un ricordo che si tramuta in testimonianza concreta.
Non rimane qualcosa di nascosto, ma si manifesta prima di tutto nello stile concreto di unità nella comunità dei credenti.
I cristiani mostrano Dio proprio nell'amore che hanno tra di loro e che trasmettono al mondo.
I cristiani che vivono dello Spirito hanno la possibilità di non rimanere insignificanti, ma al contrario, possono cambiare il mondo, rendendolo sempre più come Gesù ha insegnato.
Se abbiamo la tentazione di pensare che in fondo la fede è qualcosa di solamente personale e profondo, siamo davvero a rischio di spegnere lo Spirito Santo che in realtà ci vuole "lanciare" nel mondo per cambiarlo, senza la paura delle nostre e altrui fragilità e limiti.
Qualche giorno fa ho ascoltato per radio una intervista fatta ad un prete che svolge il suo ministero in una zona ad alta concentrazione di clan mafiosi. Dopo aver spiegato la sua esperienza di lotta quotidiana per il riscatto sociale del territorio, gli veniva posta la domanda su quale fosse la reazione dei mafiosi nei suoi confronti.
Lui ra risposto che veniva continuamente invitato dai vari boss (con sottile ma concreta minaccia) ad occuparsi delle cose della religione e di fare il prete, lasciando quindi perdere quello che stava facendo di concreto nella lotta contro la mafia.
Forse tutti istintivamente rifiutiamo questa minaccia e ci mettiamo dalla parte di questo prete e di tanti altri preti antimafia.
Ma non è detto che la nostra mentalità e il nostro modo di concepire la fede cristiana sia davvero distante da quella dei mafiosi che minacciano il sacerdote.
Non è detto che forse anche noi, in fondo, pensiamo che la religione sia una cosa che ha a che fare con qualcosa di intimo e personale, e la cui manifestazione concreta sia solamente l'andare in Chiesa la domenica.
Rischiamo davvero di pensare che Dio è esclusivamente in chiesa e nel cuore, ma non nel lavoro, nelle scelte quotidiane che facciamo, nei problemi della nostra città, nelle contraddizioni del mondo che viviamo...
È bene dunque rileggere il brano del giorno della Pentecoste, così come Luca ce lo racconta nel libro degli Atti all'inizio del capitolo secondo.
I discepoli, radunati nel cenacolo, sono in una gabbia di paura e di paralisi spirituale. Hanno tutti gli elementi fondamentali dell'esperienza cristiana, perché hanno conosciuto personalmente Gesù, lo hanno ascoltato e hanno la memoria dei suoi gesti, e ora sanno che è anche risorto. Manca loro solo la forza di uscire e diventarne testimoni veri, superando la tentazione di chiudersi nel privato e di lasciare il mondo fuori.
Ecco che la loro prima esperienza spirituale è descritta come un rombo e un fuoco.
Lo Spirito è qualcosa che spalanca le porte, e letteralmente "lancia" i discepoli nel mondo, chiamati a comunicare a tutti l'esperienza di Cristo.
Come dice Giovanni nel suo Vangelo, lo Spirito Santo entra nel profondo dei discepoli per ricordare le parole di Gesù e l'esperienza fatta con lui. E' un ricordo che si tramuta in testimonianza concreta.
Non rimane qualcosa di nascosto, ma si manifesta prima di tutto nello stile concreto di unità nella comunità dei credenti.
I cristiani mostrano Dio proprio nell'amore che hanno tra di loro e che trasmettono al mondo.
I cristiani che vivono dello Spirito hanno la possibilità di non rimanere insignificanti, ma al contrario, possono cambiare il mondo, rendendolo sempre più come Gesù ha insegnato.
Se abbiamo la tentazione di pensare che in fondo la fede è qualcosa di solamente personale e profondo, siamo davvero a rischio di spegnere lo Spirito Santo che in realtà ci vuole "lanciare" nel mondo per cambiarlo, senza la paura delle nostre e altrui fragilità e limiti.
Essere dunque spirituali, è l'esatto opposto di essere distaccati dal mondo e chiusi in se stessi in compagnia di Dio e basta.
Essere spirituali è pensare che il mondo ci è affidato in ogni suoi aspetto perché diventi Regno di Dio, cioè regno di pace, amore, solidarietà, perdono... e che noi possiamo-dobbiamo fare qualcosa.
Questo prete antimafia che accetta di uscire dalla sacrestia e di sfidare i mafiosi sul terreno concreto della vita quotidiana, è dunque un esempio di profonda spiritualità, di vita guidata dallo Spirito.
Quindi venire a messa è inutile?
Non è certo questo che voglio far passare. Penso invece che proprio la messa domenicale, dove continuamente scende lo Spirito invocato, sia la principale occasione di farci "lavorare dentro" dallo Spirito, con la consapevolezza che questo lavoro interiore, personale e comunitario, ci porta ad uscire con il desiderio di fare qualcosa e di non lasciare a qualcun altro il nostro compito di annuncio e di testimonianza.
mercoledì 8 maggio 2013
Carta de Maio 2013
Quarta feira, 08 de maio 2013
Ciao
a tutti,
Vi scrivo per comunicarvi alcune
cose che sono successe in questo ultimo período em questa terra tanto querida;
voglio cominciare con i giorni de preparazione e de formazione per la JMJ de
Rio, che si sono svolti in Ruy Barbosa il 12-13 de aprile. Questi giorni
servono per aiutare le comunitá a prepararsi alla settimana missionária che si
svolgerá prima della settimana in Rio de Janeiro in luglio. La diocesi ha
scelto de fare quest’anno, la missione diocesana in tutte le parrocchie,
sostituendo cosi la tradizionale settimana missionária diocesana. Erano
presenti uma settantina de persone, prevalentemente giovani, e in modo
especiale i giovani che andranno a Rio; il momento centrale dell’incontro é
stato sulla settimana missionária, dove pe.Carlos Marçal ha ricordato come deve
svolgersi il cammino della pré-missione, della missione e della post-missione,
nella lógica della altre missioni diocesane che si sono svolte fino ad oggi
nella nostra diocesi. Una caratteristica di questa missione é la presenza dei
150 giovani provenienti dal Belgio che parteciperanno di questo momento; qui
una nota un poco polemica ma reale, é la mancanza dei giovani di Reggio Emilia.
Casa de Farinha |
Altro momento
molto importante che la diocesi ha celebrato é stata l’ordinazione sacerdotale
de Carlos Fontenele, domenica 21 de aprile, domenica del Buom Pastor, avvenuta
em Baixa Grande, parrocchia dove ha svolto la maggior parte del servizio
pastorale da seminarista. Carlos é Cearense, venuto in diocese per fare una
esperienza nel monestero di Jequitibá, con i monaci benedettini, ha poi scelto
di cominciare il cammino as sacerdozio come prete diocesano, arrivando
all’ordinazione dopo 6 anni de preparazione. La celebrazione é stata fatta
nella quadra esportiva vicino alla chiesa parrocchiale, per la maggior capacitá
recettiva e per la miglior visuale; erano presenti quasi tutti i preti diocesani e alcuni venuti di
fuori, compagni de seminário de Carlos; la celebrazione é stata semplice mas
molto partecipata e bem preparata dai giovani della parrocchia e con l’aiuto
della corale de Ruy Barbosa.
Questa ordinazione ci ricorda il lavora vocazionale che la diocese sta
facendo, riconoscendo quanto questa chiesa ha bisogno di camminare con le
proprie gambe e com i propri sacerdoti. L’allegria de um nuovo sacerdote ci
ricorda quanto sia necessária la presenza de padri che possano accompagnare le
comunitá e celebrare l’eucarestia.
Lavorazione della farinha de mandioca |
Abbiamo poi
avuto il Consiglio Pastorale Diocesano, dove si é cercato di vedere come stanno
camminando le parrocchie alla luce delle prioritá che sono state scelte
nell’ultima assemblea diocesana del novembre 2012; si é fatto un lavoro di
gruppo diviso per zonali dove si é verificato il percorso che ogni rete di
comunitá stá facendo, vedendo come per alcuni aspetti ci sono passi positivi e per altri aspetti le
difficoltá che si incontrano per rendere concrete le scelte fatte. Una cosa é
chiara, quella de tentare de camminare tutti nella stessa direzione, con le
fatiche e le difficoltá che sempre si incontrano, ma con la certezza que questo
cammino di comunione dará i suoi frutti.
Altro momento
bem importante per le nostre comunitá de Nova Redenção sono stati i giorni di
evangelizzazione negli assentamenti; un gruppo della CPT (Coordinazione della
Pastorale della Terra) é venuto per aiutare nelle visite, come anche alcune
suore de altre comunitá e alcuni giovani che stanno facendo uno estagio alla
CPT. Dopo un momento di incontro fra tutti, ci siamo divisi e siamo partiti per
le varie destinazioni. Io, con ir.Ana Maria siamo stati in due assentamenti,
Campo Formoso e Mundory; lo scopo principale della nostra presenza era di
visitare le famiglie, dando tempo per conoscere e capire un poco di piú la
situazione dell’assentamneto e la vita concreta delle familgie. Una cosa bella
che abbiamo vissuto é stato l’accompagnamento di alcune persone
dell’assentamento; io sono stato accompagnato dal presidente dell’associazione
che mi ha aiutato a capire meglio le dinamiche che spesso si formano
all’interno delle famiglie e degli assentati.
Assentamento Floresta |
Pe.Luis Miguel |
Ultima cosa
della quale voglio parlare é stata la messa de anniversario di pe.Luis Miguel,
parroco de Andaraí, che ha fatto 15 anni de sacerdozio; ci siamo trovati al
pranzo dove abbiamo sperimentato le specialitá spagnole, tortillas e paella, e
un buon vino della terra madrilista. Eravamo un buon gruppo, quasi tutti i
preti giovani della diocesi, io e
Riccardo, la sorella de pe.Luis Miguel che era arrivata per questo momento, Tiago
e Kátia com Fabio e Michele e la Bezinha. Alla notte, nella piazza di Nossa
Senhora da Gloria abbiamo celebrato la messa, presieduta da pe.Luis e
concelebrata pelo bispo dom André e pelos padres. Depois da missa rinfresco e
poi, rientrati in canônica, carne
ai Ferri....un disastro perché non si andava piú a letto.
Ta bom, agora
é tempo de terminar, não quero cansar as pessoas que depois querem ler esta
carta, mas quero dizer que agradeço todos aqueles que continuam com
perseverança a ler e responder, porque isso me ajuda a ficar fiel no compromisso
de repassar aquilo que acontece aqui neste mundo. Repito aquilo que falou o
papa Francisco, “no outro lado do mundo”. Um abraço a todos/as e uma boa
Pentecoste a cada um, porque o Espírito Santo possa nos tornarem
missionários/as pela evangelização do mundo. Até breve, pe.Luis
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