In questo secondo giorno, abbiamo ascoltato altre esperienze della cittá, una sulla esperienza nella sanitá di un medico dentista, e l’altra sull’esperienza di un padre comboniano che lavora nelle carceri. Entranbi hanno evidenziato quanto é necessario mettersi a servizio e all’ascolto, quanto é necessario non giudicare secondo le apparenze, ma accogliere con gratuitá le esperienze, spesso dolorose, della gente e dei “dimenticati” della societá. É emerso anche quanto sia necessario creare delle rete di solidarietá e di condivisione per non rischiare di lavorare solo nel proprio orticello dimenticandoci della conjuntura e della bellezza di lavorare insieme. Non sono mancate le critiche alla gerarchia ecclesiale, dimenticandoci spesso, che la chiesa non é solo la gerarchia, ma siamo noi, che in prima linea possiamo fare, co la nostra vita, una azione forte di evangelizzazione. Non dobbiamo dimenticarci che i primi a dovere dare una testimonianza di fede e di vitalitá, con entusiasmo, siamo noi. Bisogna sempre di piú rendersi conto che la prima evangelizzazione si fá vivendo nel mezzo della gente, rimanendo fermi nel proprio impegno, anche quando tutto ci dice di desistere; questo é il nostro modo di essere chiesa che cammina con la propria gente e con i propri poveri; lasciamo stare, a volte, il jeito di lamentarsi per quello che dovrebbero fare gli altri, e rimbocchiamoci le maniche per quello che possiamo fare noi. Um abraço, pe Luis
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