giovedì 25 maggio 2017

TESTIMONIANZA DI VANESSA LECCESE











Quante volte mi sono sentita dire: “Non fasciarti la testa prima di cadere”, “E’ inutile pensare così tanto”, “Ti interroghi troppo sulle cose che fai”.
Credo però che siano proprio queste frasi ad essere la risposta a chi mi dice anche che sono troppo impulsiva.
Manca ancora qualche mese al mio rientro, ma è inevitabile pensare a quello che c’è stato finora, a quello che ci sarà qui e poi in Italia.
Ovvio che è impossibile tirare le somme oggi e per questo credo che i miei pensieri vi sembreranno confusi, ma che in realtà compongono il grande puzzle di questa mia grande e importante esperienza.
Domenica 21 maggio in diocesi c’è stata la “IX Romaria da terra e das aguas” in ricordo dei 25 anni dalla morte di Don Matthias, vescovo statunitense che ha segnato la vita di molte persone in questa diocesi; e padre Eugenio, italiano che per molti anni è stato missionario nella città in cui vivo, ci ha raggiunto per questo grande evento.
Poter vivere insieme al popolo la gioia di ricordare don Matthias e poi parlare con padre Eugenio (abbiamo pranzato insieme il 22) mi porta a pensare a cosa significa essere missionari, al perché si decide di partire, di vivere accanto al popolo che lotta, che rivendica i propri diritti.
Non gliene importa a nessuno se veniamo qua a fare grande discorsi o a dire che da qualche altra parte del mondo c’è qualcuno che sa fare meglio; ciò che importa è essere vicini perché è solo stando insieme che si ha la forza di andare avanti, lottare e non mollare!!


Penso poi alle mie giornate qui in paese e alla mia missione: la scuola, le visite alle famiglie, le chiacchierare con un’anziana, le riunioni con il gruppo giovani o con le varie pastorali.
E per questo mi chiedo cosa ci ha spinto, nella nostra società, a dover essere “costretti” a dover mollare tutto per dedicare del tempo all’altro.
In italia è tutto un correre, il lavoro occupa le nostre giornate e quel poco tempo che ci resta se siamo fortunati lo dedichiamo alle nostre famiglie, altrimenti a risolvere mille problemi della quotidianeità.
Forse il nostro sistema che è sbagliato, troppo egosti, incentrati su noi stessi.
E poi penso a tutte quelle volte che racconto che qui fa sempre caldo e mi sento dire “Che invidia, vorrei essere al tuo posto, come vorrei vivere in un posto così” . Siamo stati 15 mesi senza pioggia, la terra secca, il bestiame con sete, le mucche che mangiano la pianta del fico d’india, perché è l’unica pianta che resiste alla secca; il popolo ha sete e fame.
Durante un’assemblea con i leader delle varie comunità delle campagne, una signora, alla domanda cosa è successo di bello in questo mese nella vostra comunità, ha risposto: “Prima morivamo di sete e di fame, ora per fortuna un po’ d’aqua ce l’abbiamo” (dopo una pioggerellina di poche ore).
Vi racconto questo perchè dobbiamo imparare a lamentarci meno, a capire quanto siamo fortunati; e non solo, mi rivolgo a noi giovani, perché dobbiamo avere il coraggio di alzare il sedere da quel divano di cui papa Francesco tanto parla e lottare per tutte quelle persone che non hanno voce e i cui diritti sono calpestati.
I miei sono racconti che vengono dall’altra parte dell’oceano, una realtà così lontana; qui proviamo a rialzarci, a lottare e chi a voce in corpo è pronto ad urlare.
Mi rivolgo a voi là in Italia, guardate il vostro di contesto, guardate il vostro vicino, guardate l’altro, chi non ha voce, i cui diritti non sono rispettati; imparate a vedere nell’altro una persona, qualcuno che ha dignità.
Ridiamo dignità alle persone!!
Impariamo ad essere meno ipocriti e falsi, dire che i bambini poveri sorridono sempre, piangere davanti a scene devastanti in tv, non ci fa persone migliori. Sono i nostri gesti che contano!!
Qualcuno mi ha detto: “Perché ora ti preoccupi anche della mancanza di acqua Bahia?”. Io qui ci vivo, io qui ho aperto il mio cuore, qui ho stretto legami che non si spezzeranno mai, qui persone che amo devono lottare un po’ più che in altre parti del mondo per poter riempire lo stomaco.
Non sempre si può scrivere di cose belle, non sempre si può tacere per evitare di risultare pesanti e antipatici.
Ho paura di tornare in Italia perché so che non sarò mai più in grado di stare in silenzio, di ascoltare passivamente
Scusate se sono stata un po’ confusa, ma è la confusione che mi fa compagnia da qualche settimana.
Concludo con questa frase di Albert Einstein:

“La mente che si apre ad una nuova idea
non torna mai alla dimensione precedente.”

“A mente que se abre a uma nova idéia,
jamais voltarà ao seu tamanho original.”


Nessun commento:

Posta un commento