Quante volte
mi sono sentita dire: “Non fasciarti la testa prima di cadere”, “E’ inutile
pensare così tanto”, “Ti interroghi troppo sulle cose che fai”.
Credo però
che siano proprio queste frasi ad essere la risposta a chi mi dice anche che
sono troppo impulsiva.
Manca ancora
qualche mese al mio rientro, ma è inevitabile pensare a quello che c’è stato
finora, a quello che ci sarà qui e poi in Italia.
Ovvio che è
impossibile tirare le somme oggi e per questo credo che i miei pensieri vi
sembreranno confusi, ma che in realtà compongono il grande puzzle di questa mia
grande e importante esperienza.
Domenica 21
maggio in diocesi c’è stata la “IX Romaria da terra e das aguas” in ricordo dei
25 anni dalla morte di Don Matthias, vescovo statunitense che ha segnato la
vita di molte persone in questa diocesi; e padre Eugenio, italiano che per
molti anni è stato missionario nella città in cui vivo, ci ha raggiunto per
questo grande evento.
Poter vivere
insieme al popolo la gioia di ricordare don Matthias e poi parlare con padre
Eugenio (abbiamo pranzato insieme il 22) mi porta a pensare a cosa significa
essere missionari, al perché si decide di partire, di vivere accanto al popolo
che lotta, che rivendica i propri diritti.
Non gliene
importa a nessuno se veniamo qua a fare grande discorsi o a dire che da qualche
altra parte del mondo c’è qualcuno che sa fare meglio; ciò che importa è essere
vicini perché è solo stando insieme che si ha la forza di andare avanti,
lottare e non mollare!!
Penso poi
alle mie giornate qui in paese e alla mia missione: la scuola, le visite alle
famiglie, le chiacchierare con un’anziana, le riunioni con il gruppo giovani o
con le varie pastorali.
E per questo
mi chiedo cosa ci ha spinto, nella nostra società, a dover essere “costretti” a
dover mollare tutto per dedicare del tempo all’altro.
In italia è
tutto un correre, il lavoro occupa le nostre giornate e quel poco tempo che ci
resta se siamo fortunati lo dedichiamo alle nostre famiglie, altrimenti a
risolvere mille problemi della quotidianeità.
Forse il
nostro sistema che è sbagliato, troppo egosti, incentrati su noi stessi.
E poi penso a
tutte quelle volte che racconto che qui fa sempre caldo e mi sento dire “Che
invidia, vorrei essere al tuo posto, come vorrei vivere in un posto così” .
Siamo stati 15 mesi senza pioggia, la terra secca, il bestiame con sete, le
mucche che mangiano la pianta del fico d’india, perché è l’unica pianta che resiste
alla secca; il popolo ha sete e fame.
Durante
un’assemblea con i leader delle varie comunità delle campagne, una signora,
alla domanda cosa è successo di bello in questo mese nella vostra comunità, ha
risposto: “Prima morivamo di sete e di fame, ora per fortuna un po’ d’aqua ce
l’abbiamo” (dopo una pioggerellina di poche ore).
Vi racconto
questo perchè dobbiamo imparare a lamentarci meno, a capire quanto siamo
fortunati; e non solo, mi rivolgo a noi giovani, perché dobbiamo avere il
coraggio di alzare il sedere da quel divano di cui papa Francesco tanto parla e
lottare per tutte quelle persone che non hanno voce e i cui diritti sono
calpestati.
I miei sono
racconti che vengono dall’altra parte dell’oceano, una realtà così lontana; qui
proviamo a rialzarci, a lottare e chi a voce in corpo è pronto ad urlare.
Mi rivolgo a
voi là in Italia, guardate il vostro di contesto, guardate il vostro vicino,
guardate l’altro, chi non ha voce, i cui diritti non sono rispettati; imparate
a vedere nell’altro una persona, qualcuno che ha dignità.
Ridiamo
dignità alle persone!!
Impariamo ad
essere meno ipocriti e falsi, dire che i bambini poveri sorridono sempre,
piangere davanti a scene devastanti in tv, non ci fa persone migliori. Sono i
nostri gesti che contano!!
Qualcuno mi
ha detto: “Perché ora ti preoccupi anche della mancanza di acqua Bahia?”. Io
qui ci vivo, io qui ho aperto il mio cuore, qui ho stretto legami che non si
spezzeranno mai, qui persone che amo devono lottare un po’ più che in altre
parti del mondo per poter riempire lo stomaco.
Non sempre si
può scrivere di cose belle, non sempre si può tacere per evitare di risultare
pesanti e antipatici.
Ho paura di
tornare in Italia perché so che non sarò mai più in grado di stare in silenzio,
di ascoltare passivamente
Scusate se
sono stata un po’ confusa, ma è la confusione che mi fa compagnia da qualche
settimana.
Concludo con
questa frase di Albert Einstein:
“La mente che si apre ad una nuova
idea
non torna mai alla dimensione
precedente.”
“A mente que se abre a uma nova idéia,
jamais voltarà ao seu tamanho original.”
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