venerdì 25 novembre 2016

INCONTRO MISSIONARI IN BRASILE NOVEMBRE 2016









ORDINE DEL GIORNO:
14:00 Momento di preghiera.
Accogliamo don Luigi Ferrari. Un ritorno nella missione reggiana in Brasile.Continuiamo le riflessioni sulla missione alla luce di quello che emerso negli incontri precedenti.
PARTECIPANTI
 

Don Gabriele, don Luigi, don Riccardo, don Luca, suor Madalena, suor Nicoletta, suor Manuela, suor Lourença, Vanessa, suor Marina e Firmino.
VERBALE
 

Ci siamo incontrati alla Casa della Carità.
            Abbiamo cominciato il pranzo. Poi un momento di preghiera preparato da Vanessa. Condivisione dell Parola del Vangelo.
            Un giro di presentazioni dove suor Marina, italiana francescana, da 10 giorni in Brasile, ci ha parlato un po’ della missione che ha appena iniziato a Nova Redenção. Ritorno di don Luigi Ferrari con una analisi della congiuntura italiana sulla Chiesa, la società e la politica. Ci sono ancora delle resistenze ecclesiali ed anche nelle parrocchie sulle Unità Pastorali ed il rischio che questo modello possa più assomigliare ad un grande parrocchione.  Anche don gabriele, da poco rientrato dall’Italia ci ha raccontato dell’incontro avuto con molte persone e con il vescovo Massimo. Anche secondo lui esiste ancora una certa resistenza, da parte dei laici, alle Unità Pastorali. Come dire, quello che si era detto nell’ultimo incontro, ovvero “Nella scelta della Unità Pastorali, ci sembra che questo aspetto sia fondamentale, cioè formare delle parrocchie che siano “comunità di comunità”, come la chiesa brasiliana stà cercando di fare. Su questo punto abbiamo dovuto constatare che le Unità Pastorali corrono il rischio di non essere una parrocchia di Comunità, ma di diventare una parrocchione, dove l’identità della piccola comunità rischia di perdersi; difatto negli orientamenti che accompagnano la costituzione delle Unità Pastorali si dice che :“ La costituzione del Consiglio di Unità pastorale (CUP) prevede l’estinzione dei Consigli pastorali parrocchiali.”  Questo, nel cammino che si sta facendo qui, distrugge l’identità della comunità, dove si passa da uno stato di responsabilità ad uno stato di super parrocchia, dove tutto deve concentrarsi al centro” rimane ancora valido.
           Sinteticamente: abbiamo avuto un confronto aperto sulla possibilità di avere nuovi laici in Brasile nei prossimi anni e di un eventuale progetto con la Pastoral dei Bambini (Criança) con la presenza di figure italiane (laici) all’interno. Si è parlato anche della necessità per il laico di avere un progetto che parta dalle necessità locali e che non si inventa in Italia. Un’altra cosa che è emersa è la necessità da parte dei preti e/o delle suore italiani che sono qui in missione di assumere al 100% il compito di accogliere il laico che viene.
            Suor Marina ci ha confermato che il vescovo di Roma, Francesco è un voce profetica e una speranza soprattutto per i giovani. Ha sottolineato come le parrocchie corrano sempre il rischio di essere delle Agenzie di Servizi. In Italia, dice, abbiamo ancora uno stile di vita molto alto e qui in Brasile vedo uno stile più povero anche se non come l’Africa. In Italia aumentano i bisogni effimeri e un discorso sulla povertà è sempre più difficile. Insomma c’è la crisi ma c’è ancora tanto benessere.
            Abbiamo concluso con la preghiera.

DATA DEL PROSSIMO INCONTRO

Martedì 31 di gennaio 2017


mercoledì 3 agosto 2016

LA PRESENZA DEI GIOVANI DI RUY BARBOSA ALLA GMG 2016 DI CRACOVIA
















Un gruppo di 20 giovani della diocesi di Ruy Barbosa, provenienti delle parrocchie di Utinga, Nova Redençao, Pintadas, hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si è svolta a Cracovia dal 19 al 31 luglio. Assieme a loro hanno aprtecipato anche il pe Giorlando, parroco di Utinga e Bonito e Pe Fontinelle, parroco di Tapiramutà. Senza dubbio al loro ritorno, avranno molte strorie da raccontare su questo viaggio che durerà circa un mese.

lunedì 16 maggio 2016

CAMMINATA BIBLICA NELLA PARROCCHIA DI PINTADAS

Arraiá das Comunidades 2011-Pintadas-BA

Lettera da Don Luigi Gibellini




11 maggio 2016

Doveroso aggiornamento: la situazione politica brasiliana è precipitata in questi giorni e la Presidenta è stata destituita
Carissimi tutti,
È davvero da molto tempo che non scrivo, ho guardato la data dell’ultima lettera e mi son accorto che è del 15 settembre 2015, una vergogna.... e di questi tempi sono successe veramente tante cose, alcune publicizzate già da altre persone e media, come la visita del vescovo Massimo nel mese di gennaio, o i 20 anni della Casa di Carità in aprile, altre passate di sfuggita, come i fatti quotidiani che viviamo, ma è proprio di questi fatti che voglio parlarvi in questa lettera....
La prima cosa che desidero raccontarvi è la Messa che abbiamo celebrato nella casa di Auxilia, una signora di circa 65 anni che vive da 35 anni in un letto perchè una malattia, che non si capisce bene cosa sia, l’ha paralizzata; anche il vescovo Massimo, quando è passato da Wagner, l’ha visitata. Abbiamo cominciato, con questa Messa, il triduo alla festa de S.Jorge, proprio per sottolineare, in questo anno della misericordia, una delle opere di misericordia, visitare i malati. Una delle cose che stupisce di più é la serenità di questa donna, che non si lamenta, non reclama, ma benedice Dio per il dono della vita. Anche sua sorella, che l’accudisce da 35 anni, é un esempio di tenacia. Quando si entra in quella casa si percepisce che si entra in un luogo sacro, per la tranquillità e lo star bene della gente che vive là. Si esce sempre più sollevati e ammirati. Sono i “semi del Verbo” seminati nelle nostre comunità che danno frutto e aiutano a vivere meglio la nostra fede e fortificare il nostro cammino.

Quest’anno la diocesi di Ruy Barbosa, ha scelto come priorità il tema dell’Ecologia, a causa dell’Enciclica del Papa:“Laudato sia” e anche alla Campagna della Fraternità Ecumenica, che come tema ha scelto:“Casa Comune, nostra responsabilità”. Per questo, dopo il lavoro fatto nelle comunità nel tempo di Quaresima, a livello zonale, si è deciso di fare un Seminario, invitando non solo le comunità cristiane ed evangeliche ma anche le associazioni, i sindacati, i movimenti, le prefetture e i consiglieri comunali, per cercare di allargare il cerchio perché tutti si sentano responsabili della casa comune che è il nostro pianeta. Lo stato del Brasile ha fatto una legge, nel 2007, che chiede a tutti i Comuni di fare un progetto sul “saneamento basico” cioè sul modo di gestire le discariche, le fogne, l’acqua potabile e l’acqua piovana, ed ha dato tempo ai Comuni fino al 2015 per presentare i progetti ed avere i finanziamenti per costruirli e realizzarli; ad ora la metà dei Comuni del Brasile non ha ancora fatto assolutamente nulla....
La scelta del seminario va in questa direzione, il vedere e verificare quello che sta succedendo nei nostri comuni. Per questo è stato fatto un questionario con varie domande, che dovrebbe darci l’idea di come sono le realtà dei nostri municipi. Sono stato nella Camara dos Vereadores (Consiglio Comunale) per spiegare il questionario e per consegnarne una copia ai vereadores pregandoli di riconsegnarla compilata; alcuni già l’hanno fatto, e si vede come, a secondo dello schieramento politico, hanno risposto appoggiando il prefetto o no. Ma questo manifesta come le cose stanno andando in Brasile, non è la verità che appare, ma quello che vogliamo che appaia. Un disastro!!!!!!
 A proposito di quello che sta succedendo in Brasile, alcune cose con certezza le sapete attraverso i media, è veramente una tristezza. La battaglia che si sta facendo per destituire Dilma (la Presidenta) dal governo del paese, è veramente subdola perché si vuole depistare il vero problema, la corruzione che è arrivata a dei livelli esagerati; il presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha, che ha dato inizio al processo de impeachment, è stato sollevato dal suo incarico perchè corrotto, ladro e disonesto (è un pastore della chiesa Assemblea de Deus), così come il 60% dei senatori, che adesso devono decidere se andare avanti per destituire Dilma, sono corrotti, non per sentito dire ma per prove e fatti ben concreti....e in questo clima di sfiducia e di confusione, chi paga sono i poveri, quelli che dipendono dalle prefetture che non hanno i soldi per pagare i dipendenti, e così via....
Ma quello che disanima di più è che quello che sta succedendo nei Piani Alti, cioè nel governo, è quello che succede nella base, dove chi vuole lavorare deve dare il voto al prefetto, se vuole qualcosa deve chiedere al Vereador, se ha bisogno di una visita deve chiedere alla tale che gestisce la salute...ect. 

 In un paese dove non manca nulla, sia a livello di risorse che a livello di potenzialità economiche, quello che sta succedendo è davvero grave, perché è a causa dell’avidità umana e della poca responsabilità riguardo ai più deboli; credo che si sia creato, in questi anni, (e non è colpa del PT, di Lula o di Dilma), una eccessiva corsa al proprio interesse, sfruttando il fatto politico...non se ne salva uno!!!!! Bisogna pregare perché questa situazione possa cambiare, ma per farlo credo sia necessario un vero cambiamento nella base, nel popolo, ma temo che questo adesso sia proprio impossibile.

 Tà bom, speriamo che il Buon Dio possa illuminare la mente ed il cuore delle persone che dovranno decidere il futuro di questo paese, e che si possa raggiungere una vera giustizia ed una vera onestà, che tutto sia fatto per il bene delle persone e dei più fragili ed impoveriti...

Un abbraccio a tutti 

pe.Luis irmão da caridade. 

lunedì 9 maggio 2016

LETTERA DI DON LUCA - MAGGIO 2016

Chiesa di Pintadas


Un carissimo saluto da Pintadas.

Volevo innanzitutto ringraziarvi per la vicinanza. Grazie ai vostri aiuti sei giovani di Pintadas potranno partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia: saranno ospitati per quindici giorni nella diocesi di Reggio Emilia e parteciperanno per quindici giorni all’incontro mondiale dei giovani. I loro nomi sono: Lediane, Mônica, Sinara, Raffaela, Jecilândia e Rodrigo.

La Pasqua  e l’anno della misericordia, indetto dal Papa, sono stati unoccasione per conoscere meglio i sei villaggi (povoados) della parrocchia, visitando ammalati, anziani, famiglie e rimanendo disponibile per dialoghi e confessioni. Le dimensioni qui sono enormi, ma gli incontri personali rimangono sempre un fatto essenziale nel processo di animazione pastorale e evangelizzazione. Non per niente il Vangelo è disseminato di incontri che Gesù fa nel suo cammino verso Gerusalemme. Vorrei condividere con voi tre piccoli episodi, tra i tanti accaduti.

Ci sono zone della parrocchia che si trovano molto distanti dalla città, al confine con altre parrocchie e che risultano molto spesso terra di nessuno. In queste zone le case sono molto distanti le une dalle altre e sono raggiungibili dall’auto solo dopo aver percorso 30 o 40 km, per la maggior parte per strada sterrata. Durante un viaggio, per raggiungere un villaggio, mi sono fermato in una casa molto povera, per chiedere informazioni sulla strada. Sono stato accolto da una signora, in lacrime, con il marito. Era una signora anziana, che non faceva la comunione da anni, ed aveva un grande desiderio di ricevere il corpo di Cristo. Non potendosi spostare era disposta a spendere 300 reais (circa 75 euro, corrispondenti, come potere di acquisto, a un terzo di un nostro stipendio italiano medio: qui nel Sertão è una somma molto alta), per affittare un mezzo di trasporto e fare venire dalla città un ministro dell’eucaristia per potere comunicare al corpo di Cristo. Potete immaginare la gioia che questa donna ha vissuto quando ha saputo che ero il prete e che avevo con me il corpo di Cristo - quando mi sposto, infatti, generalmente porto sempre con me olio degli infermi e corpo di Cristo. Tutto questo è motivo di profonda riflessione. Con quanta facilità possiamo partecipare ad una messa in Italia: stiamo portando frutto? Questa grande facilità di poter participare della messa comunitaria è un dono immenso sul quale spesso non riflettiamo e del quale ci verrà chiesto conto.
Sempre nella zona di  campagna, in una zona molto povera, ho portato l’olio degli infermi a un quarantenne agonizzante, un vero e proprio Cristo crocifisso. Era pelle e ossa con la faccia letteralmente mangiata da un tumore. Abbiamo pregato insieme ed è stato un momento molto intenso. Mi stringeva la mano, con quella poca forza che aveva, e dagli occhi gli scendevano lacrime. Era ormai del tutto impossibilitato a parlare. Abbiamo fatto l’estrema unzione, gli ho detto che era un figlio amato da Dio e che, dopo tutta questa sofferenza, era vicino il momento della sua nascita a vita nuova, nella quale avrebbe potuto vedere faccia a faccia Dio, accolto dalla mamma che già era morta anni fa. Questa unzione giungeva al termine di un cammino durante il quale, accompagnato da alcune persone della comunità, si era riconciliato con il padre ed era riuscito a metabolizzare la rabbia che l’abitava per la condizione in cui si trovava e per l’inganno di molte Chiese neo pentecostali, di cui era stato vittima. Il Brasile è pieno di Chiese neo pentecostali, che ti promettono un benessere facile e una guarigione miracolosa, se hai fede in Dio e se versi ogni mese il dizimo (la decima parte delle tue entrate) al pastore della Chiesa. Questa persona era passata per queste Chiese, abbandonando la chemioterapia, perché solo Dio guarisce (così proclamano molti pastori neo pentecostali), e pagando ogni mese il dizimo, nella speranza di una guarigione da parte di Dio, per ritrovarsi alla fine letteralmente mangiato dal tumore. Gli ho chiesto perdono, perché era stato ingannato da pastori che usano per propri scopi il nome di Dio, e l’ho benedetto per la riconciliazione con suo padre. Le parole da parte mia sono state molto poche, la maggior parte del tempo l’ho trascorso seduto al suo capezzale, stringendo la sua mano e accarezzandolo nella fronte. Intorno a lui, il padre, alcuni fratelli e molte persone della comunità che sono state vicine alla famiglia per molti giorni. E’ morto poco dopo l’unzione. I familiari sono venuti a ringraziarmi e mi hanno fatto un regalo: le persone semplici ti spiazzano sempre e da loro ricevi il centuplo, rispetto al poco che fai.

Concludo con un episodio simpatico, accaduto la notte della domenica di Risurrezione. Mi trovavo  nel “povoado” di Raspador per presiedere l’eucaristia, mentre la comunità principale della città celebrava la festa della Risurrezione con una celebrazione della parola. Era appena terminata la messa, quando alcune persone della comunità di Raspador mi si sono avvicinate, chiedendo di visitare la casa di una signora della comunità, disperata per il marito continuamente ubriaco. Sono andato nella casa, dove mi hanno accolto mamma e moglie, la quale mi ha espresso tutta la sua desolazione e la sua intenzione di lasciare il marito, continuamente ubriaco e che era giunto perfino a mordere il figlio. Il problema dell’alcool qui nela Sertão è una piaga molto seria che coinvolge uomini e donne di ogni età. Che fare? Dissi alla donna che la sua intenzione di lasciare il marito era buona. Le chiesi solo di aspettare un ultimo tentativo. Usci di casa, accompagnato da diverse donne della comunità e mi misi a cercare il marito per i bar del “povoado”. Una volta trovatolo, chiaramente mezzo ubriaco, mi sono messo al tavolino del bar con lui e con altre cinque o sei persone ubriache. Ho offerto una birra per tutti. Sapendo che ero il parroco, tutti mi guardavano con molta curiosità e meraviglia. Nella mentalità comune, bere anche solo un bicchiere di birra è considerato un peccato e un prete non può assolutamente bere o frequentare bar. Dopo di questo ho benedetto il marito, l’ho abbracciato, l’ho preso per mano e l’ho ricondotto a casa. Era tutto felice. Una volta a casa abbiamo parlato con lui, insieme alla moglie, alla mamma e ad alcune signore della comunità. Gli ho detto che faceva bene a bere e a ubriacarsi se desiderava farlo, ma che per questo stava perdendo il dono più prezioso della sua vita: la moglie e i figli. Abbiamo pregato insieme e la moglie lo ha benedetto insieme a me e alla mamma. Fino ad ora non ha più toccato un bicchiere di alcool ed ha accettato di seguire una terapia medica per liberarsi dal vizio dell’alcool.
Buona Pentecoste a tutti!

Grazie alle vostre offerte e allo sforzo della parrocchia di Pintadas, abbiamo comprato anche un’attrezzatura di suono per iniziare a fare, con giovani e famiglie, missione nelle piazze della città e nei “povoados”. Scusatemi del lungo silenzio. Prometto di farmi vivo più spesso. Vorrei condividere con voi alcuni punti della vita della nostre comunità: la pastorale giovanile, la pastorale familiare, quella missionaria ed, infine, lo studio biblico. 

martedì 26 aprile 2016

INCONTRO MISSIONARI REGGIANI IN BAHIA-BRASILE APRILE 2016





Sintesi dell’Incontro del
18.04.2016

La sintesi.
Abbiamo iniziato con il pranzo.
Eravamo presenti: Vanessa, Gianluca ed Enzo, suor Nicoletta, suor Emanuela e suor Madalena, don Gabriele, don Luigi, don Luca, don Riccardo e don Fernando.
Ordine del giorno:
Ø  12:30 Pranzo insime.
Ø  Momento di preghiera:
Ø  Parole del convenuto: approfittiamo della presenza di don Fernando...
Ø  Consiglio Missionario allargato a Regina Pacis: vediamo, se ci sono i tempi e, soprattutto, i resoconti dall’Italia, di conoscere gli sviluppi del Consiglio del 9 aprile.

Dopo il momento di preghiera iniziale abbiamo ascoltato don Fernando. Ci ha informati sulle inziative (alcune) che si stanno facendo per dare continuazione al Convegno di Firenze. A Villa Minozzo con l’aiuto di don Stefano Borghi saranno presentate le parole del Papa Francesco. Già a Felina era avvenuta una presentazione per la Chiesa di Reggio. L’arrivo del vescovo André ci ha permesso di avere un’anteprima sull’Assemblea Generale dei vescovi brasiliani (CNBB) ad Aparecida. Ci ha raccontato le realzioni dei vescovi all’impeachment della presidente Dilma. Una nota sul momento attuale della CNBB uscirà a breve. Ha parlato del Documento dei laici nella Chiesa e nella Società, che l’assemblea dei vescovi ha approvato e farà uscire tra breve. Ci ha accennato anche sui dibattiti assembleari sul rinnovamento del Messale ed in particolare l’aspetto delle parole della consacrazione. Il ritiro dei vescovi è stato tenuto dal cardinale Gianfranco Ravasi sul tema della misericordia.
Riprendendo il racconto don Fernando ci ha parlato della comunità dei migranti a Reggio.
Dice essereci un buon rapporto tra i preti e un crescere dei movimenti.
Passiamo poi alla lettura delle pre-sintesi che Elisabetta ci ha inviato. Le abbiamo solo lette. Ne faremo stimolo per una riflessione personale aspettando, anche, le sintesi definitive del Consiglio del 9 aprile.
Ci siamo dati tempo fino al prossimo incontro nostro, che sarà il giorno 31 di maggio, per poter proporre alla riflessione fatta a Reggio alcune nostre piste concrete. Il giorno 31 di maggio procederemo anche all’elezione del/la nuovo/a cordinatore/trice dei missionari reggiani in Brarile.


GIANLUCA GUIDETTI

venerdì 8 aprile 2016

CONSIDERAZIONI MISSIONARIE





Considerazioni per il Consiglio Missionario del 9 aprile
Missionari reggiani in Bahia.



Non avendo potuto riunirci, visto il poco tempo a disposizione, per poter riflettere insieme come gruppo missionario, invio le considerazioni di quelli che sono riusciti a scrivere qualche cosa. Ho preferito, visto il numero esiguo degli interventi, non fare una sintesi, ma proporre i singoli punti di vista che mi sono arrivati. Li riporto seguendo l’ordine con cui mi sono arrivati.
VANESSA LECCESE
Credo nell’ importanza di conoscere le missioni reggiane in vista di eventuali periodi medio - lunghi di missione. Dopo aver partecipato al corso di formazione a Verona mi sono resa conto che di tutti i laici presenti, solo io e Alba, la ragazza in missione in Madagascar, non conoscevamo i luoghi in cui avremmo vissuto. E credo che per tutti loro sia stato un gran vantaggio.
Non so come si siano svolti i campi estivi in passato, ma da quanto emerso mi sembra però che sia necessaria una preparazione adeguata anche per capire bene  quali siano gli obiettivi e le finalità; non è detto però che la conoscenza debba avvenire attraverso un campo estivo; nel caso si abbia bene in mente quale sia il progetto potrebbe essere organizzata una visita in occasione per esempio di viaggi di ex missionari.
Pensando a nuove figure laiche di italiani qui in missione credo sia necessario valutare bene da parte dei preti, delle suore e dei laici che vivono stabilmente in Brasile quali siano le effettive possibilità.
In base un po’ a quello che sto vivendo, credo che per i preti sia difficile poter conciliare i molteplici impegni che hanno con le esigenze di un laico.
Sicuramente per un laico essere immersi totalmente nella missione ha i suoi molteplici vantaggi, ma è necessario avere dei punti di riferimento su cui poter contare e un accompagnamento spirituale, soprattutto nei primi mesi, cosa che a mio avviso per i preti è oggettivamente quasi impossibile da assicurare.
Credo inoltre che per un laico sia importante potersi inserire in un progetto iniziale già avviato per poter poi gradualmente conoscere la comunità e partecipare alle diverse attività parrocchiali.
Concludo con una piccola riflessione, anche alla luce di tutto quello che sto vivendo: meno male che ho partecipato al corso del Cum!
DON GABRIELE BURANI

1. La missione paradigma della Chiesa.
la parrocchia non perda energie e tempo nei piccoli conflitti interni. 
progettare una conoscenza delle famiglie della parrocchia e programmare visite per stringere relazioni.  Conoscere anche la realtà più ampia del nostro mondo. 

2. Gesù incontrava tutti, poveri e ricchi, sani e malati. Una chiesa ferita e sporca potrebbe essere una chiesa che rimane aperta a tutte le persone e quindi a tutte le sofferenze, problematiche, peccati.   Credo che importante sia accettare di incontrare le sofferenze delle persone, sofferenza fisica, morale, psichica, spirituale... 

3. Non vedo cose particolari per i laici, i laici sono la Chiesa ( il clero è solo una piccola parte). Sufficiente rimanere sulla via del Concilio vaticano II.

4. Il dialogo culturale è una via. Dialogare sulle grandi domande, cercare insieme ciò che dà senso e gioia alla vita. 

5. Sempre ritornare alla Parola di Dio e  scegliere atti concreti; per noi in Brasile ci sono situazioni simili, ma anche molto differenti, quindi è difficile da qui dare consigli!



GIANLUCA GUIDETTI

1). Che cosa può significare nel cammino pastorale delle parrocchie che la missione è paradigma della chiesa?
Può e deve significare una profonda revisione degli stili pastorali e delle relazioni tra le persone. Partendo dai documenti del Concilio Vaticano II (di cui le parole del vescovo di Roma Francesco sono piene) possiamo riflettere sulla necessità di “uscire dal tempio” per andare all’incontro dei lontani. E quando penso a chi sono i lontani non mi referisco solo a quelli che non credono, ma soprattuto a quelli che sono convinti che per essere cristiani autentici sia sufficiente partecipare all’Eucarestia la Domenica e confessarsi due volte all’anno!  Senza “l’andare missionario” non c’è Chiesa. Dunque la Parrocchia o l’Unità Pastorale non può aspettare, rinchiusa in se stessa, di essere cercata, raggiunta, trovata dalla gente, ma deve credere nella necessità, sempre più impellente e profonda, di andare alla ricerca, di perdere del tempo (che non è perso lo sappiamo tutti molto bene) per bussare alle porte di chi si è perduto, di chi non è riuscito a trovare il sentiero, di chi dubita dell’Istituzione ecclesiastica o di che ne fa solo un insieme di norme e precetti canonici.

2). Come impostare un cammino pastorale per una chiesa che si sporca le mani, una chiesa “ferita e sporca per essere uscita per le strade”?  
Condivido tutte le affermazione del papa Francesco nella sua EG (n 48 e 198). Credo però che “l’opzione per i poveri” non sia una categoaria teologica (o non solo questo) ma una categoria cristologica, il che la rende necessaria e obbligatoria per il cristiano e per la Chiesa. La povertà della Chiesa e l’opzione per i poveri non sono scelte che si possono o non si possono fare dentro una Diocesi, una Unità Pastorale, una Parrocchia, una Comunità, una familia criastiana, una vita craistiana . Sono esigenze ineliminabili perché sono il costitutivo del pensiero e dell’esempio di Gesù Cristo. Lumen Gentium 8,3 e Ad Gentes 3 sono il punto di partenza di questo “Mistero” (ovvero quello della povertà), mistero che costituisce parte integrante della rivelazione del Cristo. Non a caso figure conosciute come il cardinal Giacomo Lercaro, Y.M. Congar, M.D. Chenu hanno cercato di far capire questo ai padri conciliari. Da questo credo sia importante, più che una riflessione, ripensare una nuova pratica che comincia a prendere corpo su alcuni fronti:
a)     Nella formazione dei futuri preti puntando su uno stile più sobrio, semplice e povero.
b)     Nelle Comunità parrocchiali dando priorità non alle strutture, ma alle relazioni, non alle cose da fare o proporre, ma alla testimonianza (che non a caso traduce la parola martirio...) da vivere e condividere.
c)      Nelle persone lontane dalla fede mostrando la straordinaria pratica della misericordia e dell’ascolto.



3). Quale ruolo dei laici nel cammino della chiesa in uscita, all’interno della proposta delle Unità Pastorali?
L’esperienza di questa Chiesa latinoamenricana mi ha fato comprendere quanto poco le Chiese Europee abbiano fatto per mettere in pratica i voleri del Concilio Vaticano II. Lumen Gentium 9. 10. 14, in particolare 30 a 38. E soprattutto tutta la Apostolicam Actuositatem ci aiutano a capire come deve trasformarsi la nostra concezione del ruolo dei laici nella Chiesa. Diventa di estrema importanza che i laici capiscano che il loro ruolo non è quello di aiutare i preti a “fare delle cose” nella Chiesa senza assumersi delle responsabilità ben precise e specifiche alla loro vocazione. Se senza presti non c’è Chiesa anche senza laici non c’è Chiesa! Quanti, ancora oggi, nelle nostre realtà parrocchiali pensano alla celebrazione Eucaristica come a un qualcosa del prete. La Messa la dice il prete, la celebra il prete. Sbagliato! L’Eucaresia non la celebra il prete, la presiede che è tutta una altra cosa! Senza il popolo di Dio non c’è Eucarestia.... La Messa la dice la comunità riunita sotto la presidenza del ministro ordinato...Possono sembrarvi considerazioni banali e, forse, mediocri, ma chiediamo ai fedeli che partecipano la Domencia alle Eucarestie (tantissime) che si celebrano a Reggio e dintorni....credo che la risposta sia scontata. Per questo i laici possono e devono avere ruoli importanti dentro le Unità Pastorali. Ruoli che permettano loro di vivere la loro vocazione non come “dipendenti” dei preti o al loro servizio, ma come partecipi di un unico Mistero di Cristo che, nella e con la Chiesa, si realizza attraverso la corresponsabilità dei carismi e l’unione delle specifiche vocazioni al servizio del Regno. Perché i laici non potrebbero anche nelle nostre comunità reggiane celebrare la Parola (e magari distribuire l’Eucarestia) la Domenica la dove il prete non arriva? Perché i laici non potrebbero “imparare” che non è la Messa che deve andare a loro, ma loro che devono andare a Messa? Pretendere di avere il prete sotto casa, la Messa all’ora desiderata sono ancora pratiche molto presenti nelle nostre Unità Pastorali. Allora è venuto il momento di pensare a qualcosa di nuovo. Se l’Eucarestia è il centro della mia vita io, laico, devo imparare anche a sacrificare i miei orari per potermi adattare alle necessità della mia Unità Pastorale. E per fare questo devo sentirmi “partecipe” dell’Eucarestia e non semplice spettatore, rispondendo con i ritornelli imparati a memoria e i gesti diventati meccanici contenuti dentro la celebrazione Eucaristica.  Insomma, credo sia venuto il momento di chiedere ai laici di assumere responsabilità maggiori anche nella liturgia e, per fare questo, bisogna anche permettergli di assumere queste responsabilità, educarli a fare questo, aiutarli a sentirsi protagonisti nelle celebrazioni liturgiche...Con una buona provocazione mi cheido se i preti sono pronti a scommettere di più sui laici, se accetterebbero di educarli rinunciano ad un poco di quella soggezzione che, ancora oggi, molti laici sentono in rispetto ai preti e che non è senso di rispetto, ma soggezzione, senso di inferiorità. A rigor del vero, peró, si deve ammettere che la gerarchia ecclesistica non non ha fatto grandi sforzi fino ad oggi per liberare i laici da questa soggezzione verso i preti.

4). In un contesto sociale sempre più secolarizzato e scristianizzato (cfr. le ultime statistiche dell’Istat) quale stile dovrebbero avere le comunità cristiane per mantenersi in un dialogo fecondo con il mondo circostante?
Non c’è dubbio che At2, 42-48 e At4, 32-35 rimangono il modello di una fede vissuta che completa la fede proclamata. Lo stile delle prime comunità cristiane deve sempre essere per noi un punto di riferimento, una sfida a ripensare l’Unità Pastorale non come un congiunto di strutture (chiese, oratori, saloni parrocchiali, circoli sportivi e ricreativi, ecc.) ma come una “unica comunità cristiana” che vuole vivere le beatitudini evangeliche, formata alla scuola del Mistero Pascquale e costantemente alla ricerca di una soddifazione e di un benessere che non appartengono a questo mondo, ragione per la quale non possono essere trovati (soddisfazione e benessere) in questo mondo. Sono sempre più convinto che il dialogo non deve essere fatto di parole, parole, parole, anche belle, da offrire all’altro. Il dialogo deve essere basato sulla testimonianza visibile di come vivo secondo il Vangelo della Carità e della Misericordia. Non convincono più l’uomo del nostro tempo frasi ad effetto, ragionamenti perfetti, incontri mediatici, serate di studio, interpretazioni del senso della vita che non fanno una piega. Quello che convince o, per lo meno, obbliga a riflettere l’uomo di oggi, sulla propria esistenza umana (e sulle scelte che essa produce) è il vedere e sentire prodotto dall’espressione “guardate come si amano tra di loro”. Stili pastorali che alimentano la chiusura, invece dell’apertura, nelle nostre comunità cristiane; scelte liturgiche che limitano la responsabilitá dei laici, invece di ampliarla e sommarla a quella dei preti; attività di apostolato e missione che cercano di mantenere i “miei fedeli” nella “mia Unità Pastorale” alimentando, non il senso di appartenenza ad una Chiesa, ma solo statistiche ingenue, credo non aiutino a mantenere un dialogo fecondo con il mondo circostante.     

5). In che mondo aiutare le comunità e il cammino delle Unità Pastorali per uno stile di chiesa più attento alla custodia del creato e alla dimensione sociale dell’evangelizzazione?
Voteremo, in Italia, il 17 di aprile per l’abrogazione delle parole “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale” contenute nel comma 17, art 6º, D. Lgs del 3.04.06 n. 152, sostituito dal comma 239, art 1º, Legge del 28.12.15 n. 208. La partecipaione alla vita politica (non partitica) non è una opzione del cristiano, è una esigenza. Speriamo che le nostre comunità votino bene e a favore del creato. Senza banalizzare troppo, ma credo che un grande aiuto possa venire dal fatto di continuare a investire sulla formazione dei laici nella politica. Del resto la Dottrina Sociale della Chiesa ci stimola ad essere “nel mondo ma non del mondo” (parole della Didachè) e perciò a non disinteressarci dei problemi sociali e ambientali, oltre a molti altri di diverso aspetto. Non mi sento di dare consigli pronti, ma mi vengono in mente alcuni atteggiamenti pratici:
a)     Anni fa si facevano raccolte della carta, del vetro, dei vestiti. Oggi ci sono soggetti incaricati a fare questo, ma così è venuta meno una occasione di incontrare le persone, stare insieme per un obbiettivo comune, condividere la fatica e il lavoro di raccolta... Non interessa quanto possiamo ricavare, interessa quanto possiamo stare insieme per una causa comune. Perché non ripensare, a livello di Unità Pastorali, ad attività (di raccolta o non) da fare insieme a beneficio dell’ambiente?
b)     Meno auto circolando per le strade. Tra di noi cristiani dovrebbe essere più possibile andarsi a prendere l’un l’altro e ridurre i viaggi in macchina (per il lavoro, il tempo libero...). Non risolveremo il problema, ma faremo la nostra parte. E a Dio non interessa che risolviamo i problemi, interessa che facciamo la nostra parte.
c)      Trovare proposte interessanti, a livello di Unità Pastorale o di Diocesi per investire di più sull’agricoltura organica e danno dei pesticidi e prodotti chimici.

d)     E per ultimo un’atteggiamento che non ha nulla di romantico o banale. Ritorniamo a stupirci per le bellezze della natura e del creato. Un sole che sorge, un gruppo di nuvole che formano disegni nel cielo, una montagna piena di neve al tramnto illuminata di rosa o rosso, un campo di papaveri o di fiori dai vari colori... Lo stupirsi davanti queste meraviglie di Dio diventa come una preghiera a Lui che è l’Unico, in realtà, capace di cambiare il cuore dell’uomo perché non distrugga più il creato.