ORDINE
DEL GIORNO:
14:00
Momento di preghiera.
Accogliamo don Luigi Ferrari. Un ritorno nella missione reggiana in Brasile.Continuiamo le riflessioni sulla missione
alla luce di quello che emerso negli incontri precedenti.
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Don Gabriele, don Luigi, don
Riccardo, don Luca, suor Madalena, suor Nicoletta, suor Manuela, suor
Lourença, Vanessa, suor Marina e Firmino.
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Ci siamo incontrati alla Casa
della Carità.
Abbiamo cominciato il pranzo. Poi
un momento di preghiera preparato da Vanessa. Condivisione dell Parola del
Vangelo.
Un giro di presentazioni
dove suor Marina, italiana francescana, da 10 giorni in Brasile, ci ha
parlato un po’ della missione che ha appena iniziato a Nova Redenção. Ritorno
di don Luigi Ferrari con una analisi della congiuntura italiana sulla Chiesa,
la società e la politica. Ci sono ancora delle resistenze ecclesiali ed anche
nelle parrocchie sulle Unità Pastorali ed il rischio che questo modello possa
più assomigliare ad un grande parrocchione.
Anche don gabriele, da poco rientrato dall’Italia ci ha raccontato
dell’incontro avuto con molte persone e con il vescovo Massimo. Anche secondo
lui esiste ancora una certa resistenza, da parte dei laici, alle Unità
Pastorali. Come dire, quello che si era detto nell’ultimo incontro, ovvero “Nella
scelta della Unità Pastorali, ci sembra che questo aspetto sia fondamentale,
cioè formare delle parrocchie che siano “comunità di comunità”, come la
chiesa brasiliana stà cercando di fare. Su questo punto abbiamo dovuto
constatare che le Unità Pastorali corrono il rischio di non essere una
parrocchia di Comunità, ma di diventare una parrocchione, dove l’identità
della piccola comunità rischia di perdersi; difatto negli orientamenti che
accompagnano la costituzione delle Unità Pastorali si dice che :“ La
costituzione del Consiglio di Unità pastorale (CUP) prevede l’estinzione dei
Consigli pastorali parrocchiali.” Questo, nel cammino che si sta facendo qui,
distrugge l’identità della comunità, dove si passa da uno stato di
responsabilità ad uno stato di super parrocchia, dove tutto deve concentrarsi
al centro” rimane ancora valido.
Sinteticamente: abbiamo
avuto un confronto aperto sulla possibilità di avere nuovi laici in Brasile
nei prossimi anni e di un eventuale progetto con la Pastoral dei Bambini
(Criança) con la presenza di figure italiane (laici) all’interno. Si è
parlato anche della necessità per il laico di avere un progetto che parta
dalle necessità locali e che non si inventa in Italia. Un’altra cosa che è
emersa è la necessità da parte dei preti e/o delle suore italiani che sono
qui in missione di assumere al 100% il compito di accogliere il laico che
viene.
Suor
Marina ci ha confermato che il vescovo di Roma, Francesco è un voce profetica
e una speranza soprattutto per i giovani. Ha sottolineato come le parrocchie
corrano sempre il rischio di essere delle Agenzie di Servizi. In Italia,
dice, abbiamo ancora uno stile di vita molto alto e qui in Brasile vedo uno
stile più povero anche se non come l’Africa. In Italia aumentano i bisogni
effimeri e un discorso sulla povertà è sempre più difficile. Insomma c’è la
crisi ma c’è ancora tanto benessere.
Abbiamo concluso con la
preghiera.
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DATA DEL PROSSIMO INCONTRO
Martedì 31 di gennaio 2017
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venerdì 25 novembre 2016
INCONTRO MISSIONARI IN BRASILE NOVEMBRE 2016
venerdì 4 novembre 2016
mercoledì 3 agosto 2016
LA PRESENZA DEI GIOVANI DI RUY BARBOSA ALLA GMG 2016 DI CRACOVIA
Un gruppo di 20 giovani della diocesi di Ruy Barbosa, provenienti delle parrocchie di Utinga, Nova Redençao, Pintadas, hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si è svolta a Cracovia dal 19 al 31 luglio. Assieme a loro hanno aprtecipato anche il pe Giorlando, parroco di Utinga e Bonito e Pe Fontinelle, parroco di Tapiramutà. Senza dubbio al loro ritorno, avranno molte strorie da raccontare su questo viaggio che durerà circa un mese.
domenica 3 luglio 2016
sabato 28 maggio 2016
lunedì 16 maggio 2016
Lettera da Don Luigi Gibellini
11 maggio 2016
Doveroso aggiornamento: la situazione
politica brasiliana è precipitata in questi giorni e la Presidenta è stata
destituita
Carissimi tutti,
È davvero da molto tempo che non
scrivo, ho guardato la data dell’ultima lettera e mi son accorto che è del 15
settembre 2015, una vergogna.... e di questi tempi sono successe veramente
tante cose, alcune publicizzate già da altre persone e media, come la visita
del vescovo Massimo nel mese di gennaio, o i 20 anni della Casa di Carità in
aprile, altre passate di sfuggita, come i fatti quotidiani che viviamo, ma è
proprio di questi fatti che voglio parlarvi in questa lettera....
La prima cosa che desidero
raccontarvi è la Messa che abbiamo celebrato nella casa di Auxilia, una signora
di circa 65 anni che vive da 35 anni in un letto perchè una malattia, che non
si capisce bene cosa sia, l’ha paralizzata; anche il vescovo Massimo, quando è
passato da Wagner, l’ha visitata. Abbiamo cominciato, con questa Messa, il
triduo alla festa de S.Jorge, proprio per sottolineare, in questo anno della
misericordia, una delle opere di misericordia, visitare i malati. Una delle
cose che stupisce di più é la serenità di questa donna, che non si lamenta, non
reclama, ma benedice Dio per il dono della vita. Anche sua sorella, che
l’accudisce da 35 anni, é un esempio di tenacia. Quando si entra in quella casa
si percepisce che si entra in un luogo sacro, per la tranquillità e lo star
bene della gente che vive là. Si esce sempre più sollevati e ammirati. Sono i “semi
del Verbo” seminati nelle nostre comunità che danno frutto e aiutano a vivere
meglio la nostra fede e fortificare il nostro cammino.
Quest’anno la diocesi di Ruy Barbosa,
ha scelto come priorità il tema dell’Ecologia, a causa dell’Enciclica del
Papa:“Laudato sia” e anche alla Campagna della Fraternità Ecumenica, che come
tema ha scelto:“Casa Comune, nostra responsabilità”. Per questo, dopo il lavoro
fatto nelle comunità nel tempo di Quaresima, a livello zonale, si è deciso di
fare un Seminario, invitando non solo le comunità cristiane ed evangeliche ma
anche le associazioni, i sindacati, i movimenti, le prefetture e i consiglieri
comunali, per cercare di allargare il cerchio perché tutti si sentano
responsabili della casa comune che è il nostro pianeta. Lo stato del Brasile ha
fatto una legge, nel 2007, che chiede a tutti i Comuni di fare un progetto sul
“saneamento basico” cioè sul modo di gestire le discariche, le fogne, l’acqua
potabile e l’acqua piovana, ed ha dato tempo ai Comuni fino al 2015 per
presentare i progetti ed avere i finanziamenti per costruirli e realizzarli; ad
ora la metà dei Comuni del Brasile non ha ancora fatto assolutamente nulla....
La scelta del seminario va in questa
direzione, il vedere e verificare quello che sta succedendo nei nostri comuni.
Per questo è stato fatto un questionario con varie domande, che dovrebbe darci
l’idea di come sono le realtà dei nostri municipi. Sono stato nella Camara dos
Vereadores (Consiglio Comunale) per spiegare il questionario e per consegnarne
una copia ai vereadores pregandoli di riconsegnarla compilata; alcuni già
l’hanno fatto, e si vede come, a secondo dello schieramento politico, hanno
risposto appoggiando il prefetto o no. Ma questo manifesta come le cose stanno
andando in Brasile, non è la verità che appare, ma quello che vogliamo che
appaia. Un disastro!!!!!!
A proposito di quello che sta succedendo in
Brasile, alcune cose con certezza le sapete attraverso i media, è veramente una
tristezza. La battaglia che si sta facendo per destituire Dilma (la Presidenta)
dal governo del paese, è veramente subdola perché si vuole depistare il vero
problema, la corruzione che è arrivata a dei livelli esagerati; il presidente
della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha, che ha dato inizio al processo de
impeachment, è stato sollevato dal suo incarico perchè corrotto, ladro e
disonesto (è un pastore della chiesa Assemblea de Deus), così come il 60% dei
senatori, che adesso devono decidere se andare avanti per destituire Dilma,
sono corrotti, non per sentito dire ma per prove e fatti ben concreti....e in
questo clima di sfiducia e di confusione, chi paga sono i poveri, quelli che
dipendono dalle prefetture che non hanno i soldi per pagare i dipendenti, e
così via....
Ma quello che disanima di più è che
quello che sta succedendo nei Piani Alti, cioè nel governo, è quello che
succede nella base, dove chi vuole lavorare deve dare il voto al prefetto, se
vuole qualcosa deve chiedere al Vereador, se ha bisogno di una visita deve
chiedere alla tale che gestisce la salute...ect.
In un paese dove non manca nulla, sia a
livello di risorse che a livello di potenzialità economiche, quello che sta
succedendo è davvero grave, perché è a causa dell’avidità umana e della poca
responsabilità riguardo ai più deboli; credo che si sia creato, in questi anni,
(e non è colpa del PT, di Lula o di Dilma), una eccessiva corsa al proprio
interesse, sfruttando il fatto politico...non se ne salva uno!!!!! Bisogna
pregare perché questa situazione possa cambiare, ma per farlo credo sia
necessario un vero cambiamento nella base, nel popolo, ma temo che questo
adesso sia proprio impossibile.
Tà bom, speriamo che il Buon Dio possa
illuminare la mente ed il cuore delle persone che dovranno decidere il futuro
di questo paese, e che si possa raggiungere una vera giustizia ed una vera
onestà, che tutto sia fatto per il bene delle persone e dei più fragili ed
impoveriti...
Un abbraccio a tutti
pe.Luis irmão da caridade.
lunedì 9 maggio 2016
LETTERA DI DON LUCA - MAGGIO 2016
Chiesa di Pintadas |
Un carissimo saluto da Pintadas.
Volevo innanzitutto ringraziarvi per la
vicinanza. Grazie ai vostri aiuti sei giovani di Pintadas potranno partecipare alla Giornata Mondiale della
Gioventù a Cracovia: saranno ospitati per quindici giorni nella diocesi di
Reggio Emilia e parteciperanno per quindici giorni all’incontro mondiale dei
giovani. I loro nomi sono: Lediane, Mônica, Sinara,
Raffaela, Jecilândia
e Rodrigo.
La Pasqua e l’anno della misericordia, indetto
dal Papa, sono stati
un’occasione per conoscere meglio i sei villaggi (povoados) della parrocchia, visitando ammalati, anziani, famiglie e rimanendo
disponibile per dialoghi e confessioni. Le dimensioni qui sono enormi, ma gli
incontri personali rimangono sempre un fatto essenziale nel processo di animazione
pastorale e evangelizzazione. Non per niente il Vangelo è disseminato di
incontri che Gesù fa nel suo cammino verso Gerusalemme. Vorrei condividere con
voi tre piccoli episodi, tra i tanti accaduti.
Ci sono zone della parrocchia che
si trovano molto distanti dalla città, al confine con altre parrocchie e che
risultano molto spesso terra di nessuno. In queste zone le case sono molto
distanti le une dalle altre e sono raggiungibili dall’auto solo dopo aver
percorso 30 o 40 km, per la maggior parte per strada sterrata. Durante un
viaggio, per raggiungere un villaggio, mi sono fermato in una casa molto
povera, per chiedere informazioni sulla strada. Sono stato accolto da una
signora, in lacrime, con il marito. Era una signora anziana, che non faceva la comunione
da anni, ed aveva un grande desiderio di ricevere il corpo di Cristo. Non
potendosi spostare era disposta a spendere 300 reais (circa 75 euro,
corrispondenti, come potere di acquisto, a un terzo di un nostro stipendio
italiano medio: qui nel Sertão è una somma molto alta), per affittare un mezzo di
trasporto e fare venire dalla città un ministro dell’eucaristia per potere
comunicare al corpo di Cristo. Potete immaginare la gioia che questa donna ha
vissuto quando ha saputo che ero il prete e che avevo con me il corpo di Cristo
- quando mi sposto, infatti, generalmente porto sempre con me olio degli
infermi e corpo di Cristo. Tutto questo è motivo di profonda riflessione. Con
quanta facilità possiamo partecipare ad una messa in Italia: stiamo portando
frutto? Questa grande facilità di poter participare della messa comunitaria è
un dono immenso sul quale spesso non riflettiamo e del quale ci verrà chiesto
conto.
Sempre nella zona di campagna, in una zona molto povera, ho
portato l’olio degli infermi a un
quarantenne agonizzante, un vero e proprio Cristo crocifisso. Era pelle e ossa
con la faccia letteralmente mangiata da un tumore. Abbiamo pregato insieme ed è
stato un momento molto intenso. Mi stringeva la mano, con quella poca forza che
aveva, e dagli occhi gli scendevano lacrime. Era ormai del tutto
impossibilitato a parlare. Abbiamo fatto l’estrema unzione, gli ho detto che
era un figlio amato da Dio e che, dopo tutta questa sofferenza, era vicino il
momento della sua nascita a vita nuova, nella quale avrebbe potuto vedere
faccia a faccia Dio, accolto dalla mamma che già era morta anni fa. Questa
unzione giungeva al termine di un cammino durante il quale, accompagnato da
alcune persone della comunità, si era riconciliato con il padre ed era riuscito
a metabolizzare la rabbia che l’abitava per la condizione in cui si trovava e
per l’inganno di molte Chiese neo pentecostali, di cui era stato vittima. Il
Brasile è pieno di Chiese neo pentecostali, che ti promettono un benessere
facile e una guarigione miracolosa, se hai fede in Dio e se versi ogni mese il
dizimo (la decima parte delle tue entrate) al pastore della Chiesa. Questa
persona era passata per queste Chiese, abbandonando la chemioterapia, perché
solo Dio guarisce (così proclamano molti pastori neo pentecostali), e pagando
ogni mese il dizimo, nella speranza di una guarigione da parte di Dio, per
ritrovarsi alla fine letteralmente mangiato dal tumore. Gli ho chiesto perdono,
perché era stato ingannato da pastori che usano per propri scopi il nome di
Dio, e l’ho benedetto per la riconciliazione con suo padre. Le parole da parte
mia sono state molto poche, la maggior parte del tempo l’ho trascorso seduto al
suo capezzale, stringendo la sua mano e accarezzandolo nella fronte. Intorno a
lui, il padre, alcuni fratelli e molte persone della comunità che sono state
vicine alla famiglia per molti giorni. E’ morto poco dopo l’unzione. I
familiari sono venuti a ringraziarmi e mi hanno fatto un regalo: le persone
semplici ti spiazzano sempre e da loro ricevi il centuplo, rispetto al poco che
fai.
Concludo con un episodio
simpatico, accaduto la notte della domenica di Risurrezione. Mi trovavo nel “povoado” di Raspador per presiedere
l’eucaristia, mentre la comunità principale della città celebrava la festa della
Risurrezione con una celebrazione della parola. Era appena terminata la messa,
quando alcune persone della comunità di Raspador mi si sono avvicinate,
chiedendo di visitare la casa di una signora della comunità, disperata per il
marito continuamente ubriaco. Sono andato nella casa, dove mi hanno accolto
mamma e moglie, la quale mi ha espresso tutta la sua desolazione e la sua
intenzione di lasciare il marito, continuamente ubriaco e che era giunto
perfino a mordere il figlio. Il problema dell’alcool qui nela Sertão è una piaga molto seria che coinvolge uomini e donne di ogni età. Che
fare? Dissi alla donna che la sua intenzione di lasciare il marito era buona.
Le chiesi solo di aspettare un ultimo tentativo. Usci di casa, accompagnato da
diverse donne della comunità e mi misi a cercare il marito per i bar del
“povoado”. Una volta trovatolo, chiaramente mezzo ubriaco, mi sono messo al
tavolino del bar con lui e con altre cinque o sei persone ubriache. Ho offerto
una birra per tutti. Sapendo che ero il parroco, tutti mi guardavano con molta
curiosità e meraviglia. Nella mentalità comune, bere anche solo un bicchiere di
birra è considerato un peccato e un prete non può assolutamente bere o
frequentare bar. Dopo di questo ho benedetto il marito, l’ho abbracciato, l’ho
preso per mano e l’ho ricondotto a casa. Era tutto felice. Una volta a casa
abbiamo parlato con lui, insieme alla moglie, alla mamma e ad alcune signore
della comunità. Gli ho detto che faceva bene a bere e a ubriacarsi se
desiderava farlo, ma che per questo stava perdendo il dono più prezioso della
sua vita: la moglie e i figli. Abbiamo pregato insieme e la moglie lo ha
benedetto insieme a me e alla mamma. Fino ad ora non ha più toccato un
bicchiere di alcool ed ha accettato di seguire una terapia medica per liberarsi
dal vizio dell’alcool.
Buona Pentecoste a tutti!
Grazie alle vostre offerte e allo
sforzo della parrocchia di Pintadas, abbiamo comprato anche un’attrezzatura di
suono per iniziare a fare, con giovani e famiglie, missione nelle piazze della
città e nei “povoados”. Scusatemi del lungo silenzio. Prometto di farmi vivo
più spesso. Vorrei condividere con voi alcuni punti della vita della nostre
comunità: la pastorale giovanile, la pastorale familiare, quella missionaria
ed, infine, lo studio biblico.
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martedì 26 aprile 2016
INCONTRO MISSIONARI REGGIANI IN BAHIA-BRASILE APRILE 2016
Sintesi dell’Incontro del
18.04.2016
La sintesi.
Abbiamo
iniziato con il pranzo.
Eravamo
presenti: Vanessa, Gianluca ed Enzo, suor Nicoletta, suor Emanuela e suor
Madalena, don Gabriele, don Luigi, don Luca, don Riccardo e don Fernando.
Ordine del
giorno:
Ø 12:30 Pranzo insime.
Ø Momento di preghiera:
Ø Parole del convenuto: approfittiamo della presenza di don Fernando...
Ø Consiglio Missionario allargato a Regina Pacis: vediamo, se ci sono i tempi
e, soprattutto, i resoconti dall’Italia, di conoscere gli sviluppi del
Consiglio del 9 aprile.
Dopo il
momento di preghiera iniziale abbiamo ascoltato don Fernando. Ci ha informati
sulle inziative (alcune) che si stanno facendo per dare continuazione al Convegno
di Firenze. A Villa Minozzo con l’aiuto di don Stefano Borghi saranno
presentate le parole del Papa Francesco. Già a Felina era avvenuta una
presentazione per la Chiesa di Reggio. L’arrivo del vescovo André ci ha
permesso di avere un’anteprima sull’Assemblea Generale dei vescovi brasiliani
(CNBB) ad Aparecida. Ci ha raccontato le realzioni dei vescovi all’impeachment
della presidente Dilma. Una nota sul momento attuale della CNBB uscirà a breve.
Ha parlato del Documento dei laici nella Chiesa e nella Società, che
l’assemblea dei vescovi ha approvato e farà uscire tra breve. Ci ha accennato
anche sui dibattiti assembleari sul rinnovamento del Messale ed in particolare
l’aspetto delle parole della consacrazione. Il ritiro dei vescovi è stato tenuto
dal cardinale Gianfranco Ravasi sul tema della misericordia.
Riprendendo
il racconto don Fernando ci ha parlato della comunità dei migranti a Reggio.
Dice
essereci un buon rapporto tra i preti e un crescere dei movimenti.
Passiamo poi
alla lettura delle pre-sintesi che Elisabetta ci ha inviato. Le abbiamo solo
lette. Ne faremo stimolo per una riflessione personale aspettando, anche, le
sintesi definitive del Consiglio del 9 aprile.
Ci siamo
dati tempo fino al prossimo incontro nostro, che sarà il giorno 31 di maggio,
per poter proporre alla riflessione fatta a Reggio alcune
nostre piste concrete. Il giorno 31 di maggio procederemo anche all’elezione
del/la nuovo/a cordinatore/trice dei missionari reggiani in Brarile.
GIANLUCA
GUIDETTI
venerdì 8 aprile 2016
CONSIDERAZIONI MISSIONARIE
Considerazioni per il Consiglio Missionario del 9
aprile
Missionari reggiani in Bahia.
Non
avendo potuto riunirci, visto il poco tempo a disposizione, per poter
riflettere insieme come gruppo missionario, invio le considerazioni di quelli
che sono riusciti a scrivere qualche cosa. Ho preferito, visto il numero esiguo
degli interventi, non fare una sintesi, ma proporre i singoli punti di vista
che mi sono arrivati. Li riporto seguendo l’ordine con cui mi sono arrivati.
VANESSA LECCESE
Credo
nell’ importanza di conoscere le missioni reggiane in vista di eventuali
periodi medio - lunghi di missione. Dopo aver partecipato al corso di
formazione a Verona mi sono resa conto che di tutti i laici presenti, solo io e
Alba, la ragazza in missione in Madagascar, non conoscevamo i luoghi in cui
avremmo vissuto. E credo che per tutti loro sia stato un gran vantaggio.
Non
so come si siano svolti i campi estivi in passato, ma da quanto emerso mi
sembra però che sia necessaria una preparazione adeguata anche per capire bene
quali siano gli obiettivi e le finalità; non è detto però che la
conoscenza debba avvenire attraverso un campo estivo; nel caso si abbia bene in
mente quale sia il progetto potrebbe essere organizzata una visita in occasione
per esempio di viaggi di ex missionari.
Pensando
a nuove figure laiche di italiani qui in missione credo sia necessario valutare
bene da parte dei preti, delle suore e dei laici che vivono stabilmente in
Brasile quali siano le effettive possibilità.
In
base un po’ a quello che sto vivendo, credo che per i preti sia difficile poter
conciliare i molteplici impegni che hanno con le esigenze di un laico.
Sicuramente
per un laico essere immersi totalmente nella missione ha i suoi molteplici
vantaggi, ma è necessario avere dei punti di riferimento su cui poter contare e
un accompagnamento spirituale, soprattutto nei primi mesi, cosa che a mio
avviso per i preti è oggettivamente quasi impossibile da assicurare.
Credo
inoltre che per un laico sia importante potersi inserire in un progetto
iniziale già avviato per poter poi gradualmente conoscere la comunità e
partecipare alle diverse attività parrocchiali.
Concludo
con una piccola riflessione, anche alla luce di tutto quello che sto vivendo:
meno male che ho partecipato al corso del Cum!
DON GABRIELE BURANI
1. La missione paradigma della
Chiesa.
la parrocchia non perda energie e tempo nei piccoli conflitti interni.
la parrocchia non perda energie e tempo nei piccoli conflitti interni.
progettare una conoscenza
delle famiglie della parrocchia e programmare visite per stringere
relazioni. Conoscere anche la realtà più ampia del nostro mondo.
2. Gesù incontrava tutti,
poveri e ricchi, sani e malati. Una chiesa ferita e sporca potrebbe essere una
chiesa che rimane aperta a tutte le persone e quindi a tutte le sofferenze,
problematiche, peccati. Credo che importante sia accettare di incontrare
le sofferenze delle persone, sofferenza fisica, morale, psichica,
spirituale...
3. Non vedo cose particolari
per i laici, i laici sono la Chiesa ( il clero è solo una piccola parte).
Sufficiente rimanere sulla via del Concilio vaticano II.
4. Il dialogo culturale è una
via. Dialogare sulle grandi domande, cercare insieme ciò che dà senso e gioia
alla vita.
5. Sempre ritornare alla
Parola di Dio e scegliere atti concreti; per noi in Brasile ci sono
situazioni simili, ma anche molto differenti, quindi è difficile da qui dare
consigli!
GIANLUCA GUIDETTI
1).
Che cosa può significare nel cammino pastorale delle parrocchie che la missione è paradigma della chiesa?
Può e deve significare una
profonda revisione degli stili pastorali e delle relazioni tra le persone. Partendo
dai documenti del Concilio Vaticano II (di cui le parole del vescovo di Roma
Francesco sono piene) possiamo riflettere sulla necessità di “uscire dal
tempio” per andare all’incontro dei lontani. E quando penso a chi
sono i lontani non mi referisco solo a quelli che non credono, ma soprattuto a
quelli che sono convinti che per essere cristiani autentici sia sufficiente
partecipare all’Eucarestia la Domenica e confessarsi due volte all’anno! Senza “l’andare
missionario” non c’è Chiesa. Dunque la Parrocchia o
l’Unità Pastorale non può aspettare, rinchiusa in se stessa, di essere cercata,
raggiunta, trovata dalla gente, ma deve credere nella necessità, sempre più
impellente e profonda, di andare alla ricerca, di perdere del tempo (che non è
perso lo sappiamo tutti molto bene) per bussare alle porte di chi si è perduto,
di chi non è riuscito a trovare il sentiero, di chi dubita dell’Istituzione
ecclesiastica o di che ne fa solo un insieme di norme e precetti canonici.
2).
Come impostare un cammino pastorale per una chiesa che
si sporca le mani, una chiesa “ferita e sporca per essere uscita per le
strade”?
Condivido tutte le
affermazione del papa Francesco nella sua EG (n 48 e 198). Credo però che “l’opzione per i poveri” non sia una
categoaria teologica (o non solo questo) ma una categoria cristologica, il che la rende necessaria e obbligatoria
per il cristiano e per la Chiesa. La povertà della Chiesa e l’opzione per i
poveri non sono scelte che si possono o non si possono fare dentro una Diocesi,
una Unità Pastorale, una Parrocchia, una Comunità, una familia criastiana, una
vita craistiana . Sono esigenze ineliminabili perché sono il costitutivo del
pensiero e dell’esempio di Gesù Cristo. Lumen Gentium 8,3 e Ad Gentes 3 sono il
punto di partenza di questo “Mistero” (ovvero quello della povertà), mistero
che costituisce parte integrante della rivelazione del Cristo. Non
a caso figure conosciute come il cardinal Giacomo Lercaro, Y.M. Congar, M.D.
Chenu hanno cercato di far capire questo ai padri conciliari. Da questo credo
sia importante, più che una riflessione, ripensare una nuova pratica che
comincia a prendere corpo su alcuni fronti:
a)
Nella formazione dei futuri preti puntando su uno stile più
sobrio, semplice e povero.
b)
Nelle Comunità parrocchiali dando priorità non alle strutture,
ma alle relazioni, non alle cose da fare o proporre, ma alla testimonianza (che
non a caso traduce la parola martirio...) da vivere e condividere.
c)
Nelle persone lontane dalla fede mostrando la straordinaria
pratica della misericordia e dell’ascolto.
3).
Quale ruolo dei laici nel cammino della chiesa
in uscita, all’interno della proposta delle Unità Pastorali?
L’esperienza di questa
Chiesa latinoamenricana mi ha fato comprendere quanto poco le Chiese Europee
abbiano fatto per mettere in pratica i voleri del Concilio Vaticano II. Lumen
Gentium 9. 10. 14, in particolare 30 a 38. E soprattutto tutta la Apostolicam
Actuositatem ci aiutano a capire come deve trasformarsi la nostra concezione
del ruolo dei laici nella Chiesa. Diventa di estrema importanza che i laici
capiscano che il loro ruolo non è quello di aiutare i preti a “fare delle cose”
nella Chiesa senza assumersi delle responsabilità ben precise e specifiche alla
loro vocazione. Se senza presti non c’è Chiesa anche senza laici non c’è
Chiesa! Quanti, ancora oggi, nelle nostre realtà parrocchiali pensano alla
celebrazione Eucaristica come a un qualcosa del prete. La Messa la dice il
prete, la celebra il prete. Sbagliato! L’Eucaresia non la celebra il prete, la
presiede che è tutta una altra cosa! Senza il popolo di Dio non c’è
Eucarestia.... La Messa la dice la comunità riunita sotto la presidenza del
ministro ordinato...Possono sembrarvi considerazioni banali e, forse, mediocri,
ma chiediamo ai fedeli che partecipano la Domencia alle Eucarestie (tantissime)
che si celebrano a Reggio e dintorni....credo che la risposta sia scontata. Per
questo i laici possono e devono avere ruoli importanti dentro le Unità
Pastorali. Ruoli che permettano loro di vivere la loro vocazione non come
“dipendenti” dei preti o al loro servizio, ma come partecipi di un unico
Mistero di Cristo che, nella e con la Chiesa, si realizza attraverso la
corresponsabilità dei carismi e l’unione delle specifiche vocazioni al servizio
del Regno. Perché i laici non potrebbero anche nelle nostre comunità reggiane
celebrare la Parola (e magari distribuire l’Eucarestia) la Domenica la dove il
prete non arriva? Perché i laici non potrebbero “imparare” che non è la Messa
che deve andare a loro, ma loro che devono andare a Messa? Pretendere di avere
il prete sotto casa, la Messa all’ora desiderata sono ancora pratiche molto
presenti nelle nostre Unità Pastorali. Allora è venuto il momento di pensare a
qualcosa di nuovo. Se l’Eucarestia è il centro della mia vita io, laico, devo
imparare anche a sacrificare i miei orari per potermi adattare alle necessità
della mia Unità Pastorale. E per fare questo devo sentirmi “partecipe”
dell’Eucarestia e non semplice spettatore, rispondendo con i ritornelli
imparati a memoria e i gesti diventati meccanici contenuti dentro la
celebrazione Eucaristica. Insomma, credo
sia venuto il momento di chiedere ai laici di assumere responsabilità maggiori
anche nella liturgia e, per fare questo, bisogna anche permettergli di assumere
queste responsabilità, educarli a fare questo, aiutarli a sentirsi protagonisti
nelle celebrazioni liturgiche...Con una buona provocazione mi cheido se i preti
sono pronti a scommettere di più sui laici, se accetterebbero di educarli
rinunciano ad un poco di quella soggezzione che, ancora oggi, molti laici
sentono in rispetto ai preti e che non è senso di rispetto, ma soggezzione,
senso di inferiorità. A rigor del vero, peró, si deve ammettere che la
gerarchia ecclesistica non non ha fatto grandi sforzi fino ad oggi per liberare
i laici da questa soggezzione verso i preti.
4).
In un contesto sociale sempre più secolarizzato e
scristianizzato (cfr. le ultime statistiche dell’Istat) quale stile
dovrebbero avere le comunità cristiane per mantenersi in un dialogo fecondo con
il mondo circostante?
Non c’è dubbio che At2,
42-48 e At4, 32-35 rimangono il modello di una fede vissuta che completa la
fede proclamata. Lo stile delle prime comunità cristiane deve sempre
essere per noi un punto di riferimento, una sfida a ripensare l’Unità Pastorale
non come un congiunto di strutture (chiese, oratori, saloni parrocchiali,
circoli sportivi e ricreativi, ecc.) ma come una “unica comunità cristiana” che
vuole vivere le beatitudini evangeliche, formata alla scuola del Mistero
Pascquale e costantemente alla ricerca di una soddifazione e di un benessere
che non appartengono a questo mondo, ragione per la quale non possono essere
trovati (soddisfazione e benessere) in questo mondo. Sono sempre più convinto
che il dialogo non deve essere fatto di parole, parole, parole, anche belle, da
offrire all’altro. Il dialogo deve essere basato sulla testimonianza visibile
di come vivo secondo il Vangelo della Carità e della Misericordia. Non
convincono più l’uomo del nostro tempo frasi ad effetto, ragionamenti perfetti,
incontri mediatici, serate di studio, interpretazioni del senso della vita che
non fanno una piega. Quello che convince o, per lo meno, obbliga a riflettere
l’uomo di oggi, sulla propria esistenza umana (e sulle scelte che essa produce)
è il vedere e sentire prodotto dall’espressione “guardate come si amano tra di loro”. Stili pastorali che alimentano
la chiusura, invece dell’apertura, nelle nostre comunità cristiane; scelte
liturgiche che limitano la responsabilitá dei laici, invece di ampliarla e
sommarla a quella dei preti; attività di apostolato e missione che cercano di
mantenere i “miei fedeli” nella “mia Unità Pastorale” alimentando, non il
senso di appartenenza ad una Chiesa, ma solo statistiche ingenue, credo non
aiutino a mantenere un dialogo fecondo con il mondo circostante.
5).
In che mondo aiutare le comunità e il cammino delle Unità Pastorali per uno
stile di chiesa più attento alla custodia del creato e
alla dimensione sociale dell’evangelizzazione?
Voteremo, in Italia, il 17
di aprile per l’abrogazione delle parole “per
la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di
sicurezza e di salvaguardia ambientale” contenute nel comma 17, art 6º, D.
Lgs del 3.04.06 n. 152, sostituito dal comma 239, art 1º, Legge del 28.12.15 n.
208. La partecipaione alla vita politica (non partitica) non è una opzione del
cristiano, è una esigenza. Speriamo che le nostre comunità votino bene e a
favore del creato. Senza banalizzare troppo, ma credo che un grande aiuto possa
venire dal fatto di continuare a investire sulla formazione dei laici nella
politica. Del resto la Dottrina Sociale della Chiesa ci stimola ad essere “nel mondo ma non del mondo” (parole
della Didachè) e perciò a non disinteressarci dei problemi sociali e
ambientali, oltre a molti altri di diverso aspetto. Non mi sento di dare
consigli pronti, ma mi vengono in mente alcuni atteggiamenti pratici:
a)
Anni fa si facevano raccolte della carta, del vetro, dei
vestiti. Oggi ci sono soggetti incaricati a fare questo, ma così è venuta meno
una occasione di incontrare le persone, stare insieme per un obbiettivo comune,
condividere la fatica e il lavoro di raccolta... Non interessa quanto possiamo
ricavare, interessa quanto possiamo stare insieme per una causa comune. Perché
non ripensare, a livello di Unità Pastorali, ad attività (di raccolta o non) da
fare insieme a beneficio dell’ambiente?
b)
Meno auto circolando per le strade. Tra di noi cristiani
dovrebbe essere più possibile andarsi a prendere l’un l’altro e ridurre i
viaggi in macchina (per il lavoro, il tempo libero...). Non risolveremo il
problema, ma faremo la nostra parte. E a Dio non interessa che risolviamo i
problemi, interessa che facciamo la nostra parte.
c)
Trovare proposte interessanti, a livello di Unità Pastorale o di
Diocesi per investire di più sull’agricoltura organica e danno dei pesticidi e
prodotti chimici.
d)
E per ultimo un’atteggiamento che non ha nulla di romantico o
banale. Ritorniamo a stupirci per le bellezze della natura e del creato. Un
sole che sorge, un gruppo di nuvole che formano disegni nel cielo, una montagna
piena di neve al tramnto illuminata di rosa o rosso, un campo di papaveri o di
fiori dai vari colori... Lo stupirsi davanti queste
meraviglie di Dio diventa come una preghiera a Lui che è l’Unico, in realtà,
capace di cambiare il cuore dell’uomo perché non distrugga più il creato.
martedì 22 marzo 2016
sabato 12 marzo 2016
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