Chiesa di Pintadas |
Un carissimo saluto da Pintadas.
Volevo innanzitutto ringraziarvi per la
vicinanza. Grazie ai vostri aiuti sei giovani di Pintadas potranno partecipare alla Giornata Mondiale della
Gioventù a Cracovia: saranno ospitati per quindici giorni nella diocesi di
Reggio Emilia e parteciperanno per quindici giorni all’incontro mondiale dei
giovani. I loro nomi sono: Lediane, Mônica, Sinara,
Raffaela, Jecilândia
e Rodrigo.
La Pasqua e l’anno della misericordia, indetto
dal Papa, sono stati
un’occasione per conoscere meglio i sei villaggi (povoados) della parrocchia, visitando ammalati, anziani, famiglie e rimanendo
disponibile per dialoghi e confessioni. Le dimensioni qui sono enormi, ma gli
incontri personali rimangono sempre un fatto essenziale nel processo di animazione
pastorale e evangelizzazione. Non per niente il Vangelo è disseminato di
incontri che Gesù fa nel suo cammino verso Gerusalemme. Vorrei condividere con
voi tre piccoli episodi, tra i tanti accaduti.
Ci sono zone della parrocchia che
si trovano molto distanti dalla città, al confine con altre parrocchie e che
risultano molto spesso terra di nessuno. In queste zone le case sono molto
distanti le une dalle altre e sono raggiungibili dall’auto solo dopo aver
percorso 30 o 40 km, per la maggior parte per strada sterrata. Durante un
viaggio, per raggiungere un villaggio, mi sono fermato in una casa molto
povera, per chiedere informazioni sulla strada. Sono stato accolto da una
signora, in lacrime, con il marito. Era una signora anziana, che non faceva la comunione
da anni, ed aveva un grande desiderio di ricevere il corpo di Cristo. Non
potendosi spostare era disposta a spendere 300 reais (circa 75 euro,
corrispondenti, come potere di acquisto, a un terzo di un nostro stipendio
italiano medio: qui nel Sertão è una somma molto alta), per affittare un mezzo di
trasporto e fare venire dalla città un ministro dell’eucaristia per potere
comunicare al corpo di Cristo. Potete immaginare la gioia che questa donna ha
vissuto quando ha saputo che ero il prete e che avevo con me il corpo di Cristo
- quando mi sposto, infatti, generalmente porto sempre con me olio degli
infermi e corpo di Cristo. Tutto questo è motivo di profonda riflessione. Con
quanta facilità possiamo partecipare ad una messa in Italia: stiamo portando
frutto? Questa grande facilità di poter participare della messa comunitaria è
un dono immenso sul quale spesso non riflettiamo e del quale ci verrà chiesto
conto.
Sempre nella zona di campagna, in una zona molto povera, ho
portato l’olio degli infermi a un
quarantenne agonizzante, un vero e proprio Cristo crocifisso. Era pelle e ossa
con la faccia letteralmente mangiata da un tumore. Abbiamo pregato insieme ed è
stato un momento molto intenso. Mi stringeva la mano, con quella poca forza che
aveva, e dagli occhi gli scendevano lacrime. Era ormai del tutto
impossibilitato a parlare. Abbiamo fatto l’estrema unzione, gli ho detto che
era un figlio amato da Dio e che, dopo tutta questa sofferenza, era vicino il
momento della sua nascita a vita nuova, nella quale avrebbe potuto vedere
faccia a faccia Dio, accolto dalla mamma che già era morta anni fa. Questa
unzione giungeva al termine di un cammino durante il quale, accompagnato da
alcune persone della comunità, si era riconciliato con il padre ed era riuscito
a metabolizzare la rabbia che l’abitava per la condizione in cui si trovava e
per l’inganno di molte Chiese neo pentecostali, di cui era stato vittima. Il
Brasile è pieno di Chiese neo pentecostali, che ti promettono un benessere
facile e una guarigione miracolosa, se hai fede in Dio e se versi ogni mese il
dizimo (la decima parte delle tue entrate) al pastore della Chiesa. Questa
persona era passata per queste Chiese, abbandonando la chemioterapia, perché
solo Dio guarisce (così proclamano molti pastori neo pentecostali), e pagando
ogni mese il dizimo, nella speranza di una guarigione da parte di Dio, per
ritrovarsi alla fine letteralmente mangiato dal tumore. Gli ho chiesto perdono,
perché era stato ingannato da pastori che usano per propri scopi il nome di
Dio, e l’ho benedetto per la riconciliazione con suo padre. Le parole da parte
mia sono state molto poche, la maggior parte del tempo l’ho trascorso seduto al
suo capezzale, stringendo la sua mano e accarezzandolo nella fronte. Intorno a
lui, il padre, alcuni fratelli e molte persone della comunità che sono state
vicine alla famiglia per molti giorni. E’ morto poco dopo l’unzione. I
familiari sono venuti a ringraziarmi e mi hanno fatto un regalo: le persone
semplici ti spiazzano sempre e da loro ricevi il centuplo, rispetto al poco che
fai.
Concludo con un episodio
simpatico, accaduto la notte della domenica di Risurrezione. Mi trovavo nel “povoado” di Raspador per presiedere
l’eucaristia, mentre la comunità principale della città celebrava la festa della
Risurrezione con una celebrazione della parola. Era appena terminata la messa,
quando alcune persone della comunità di Raspador mi si sono avvicinate,
chiedendo di visitare la casa di una signora della comunità, disperata per il
marito continuamente ubriaco. Sono andato nella casa, dove mi hanno accolto
mamma e moglie, la quale mi ha espresso tutta la sua desolazione e la sua
intenzione di lasciare il marito, continuamente ubriaco e che era giunto
perfino a mordere il figlio. Il problema dell’alcool qui nela Sertão è una piaga molto seria che coinvolge uomini e donne di ogni età. Che
fare? Dissi alla donna che la sua intenzione di lasciare il marito era buona.
Le chiesi solo di aspettare un ultimo tentativo. Usci di casa, accompagnato da
diverse donne della comunità e mi misi a cercare il marito per i bar del
“povoado”. Una volta trovatolo, chiaramente mezzo ubriaco, mi sono messo al
tavolino del bar con lui e con altre cinque o sei persone ubriache. Ho offerto
una birra per tutti. Sapendo che ero il parroco, tutti mi guardavano con molta
curiosità e meraviglia. Nella mentalità comune, bere anche solo un bicchiere di
birra è considerato un peccato e un prete non può assolutamente bere o
frequentare bar. Dopo di questo ho benedetto il marito, l’ho abbracciato, l’ho
preso per mano e l’ho ricondotto a casa. Era tutto felice. Una volta a casa
abbiamo parlato con lui, insieme alla moglie, alla mamma e ad alcune signore
della comunità. Gli ho detto che faceva bene a bere e a ubriacarsi se
desiderava farlo, ma che per questo stava perdendo il dono più prezioso della
sua vita: la moglie e i figli. Abbiamo pregato insieme e la moglie lo ha
benedetto insieme a me e alla mamma. Fino ad ora non ha più toccato un
bicchiere di alcool ed ha accettato di seguire una terapia medica per liberarsi
dal vizio dell’alcool.
Buona Pentecoste a tutti!
Grazie alle vostre offerte e allo
sforzo della parrocchia di Pintadas, abbiamo comprato anche un’attrezzatura di
suono per iniziare a fare, con giovani e famiglie, missione nelle piazze della
città e nei “povoados”. Scusatemi del lungo silenzio. Prometto di farmi vivo
più spesso. Vorrei condividere con voi alcuni punti della vita della nostre
comunità: la pastorale giovanile, la pastorale familiare, quella missionaria
ed, infine, lo studio biblico.
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