lunedì 9 maggio 2016

LETTERA DI DON LUCA - MAGGIO 2016

Chiesa di Pintadas


Un carissimo saluto da Pintadas.

Volevo innanzitutto ringraziarvi per la vicinanza. Grazie ai vostri aiuti sei giovani di Pintadas potranno partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia: saranno ospitati per quindici giorni nella diocesi di Reggio Emilia e parteciperanno per quindici giorni all’incontro mondiale dei giovani. I loro nomi sono: Lediane, Mônica, Sinara, Raffaela, Jecilândia e Rodrigo.

La Pasqua  e l’anno della misericordia, indetto dal Papa, sono stati unoccasione per conoscere meglio i sei villaggi (povoados) della parrocchia, visitando ammalati, anziani, famiglie e rimanendo disponibile per dialoghi e confessioni. Le dimensioni qui sono enormi, ma gli incontri personali rimangono sempre un fatto essenziale nel processo di animazione pastorale e evangelizzazione. Non per niente il Vangelo è disseminato di incontri che Gesù fa nel suo cammino verso Gerusalemme. Vorrei condividere con voi tre piccoli episodi, tra i tanti accaduti.

Ci sono zone della parrocchia che si trovano molto distanti dalla città, al confine con altre parrocchie e che risultano molto spesso terra di nessuno. In queste zone le case sono molto distanti le une dalle altre e sono raggiungibili dall’auto solo dopo aver percorso 30 o 40 km, per la maggior parte per strada sterrata. Durante un viaggio, per raggiungere un villaggio, mi sono fermato in una casa molto povera, per chiedere informazioni sulla strada. Sono stato accolto da una signora, in lacrime, con il marito. Era una signora anziana, che non faceva la comunione da anni, ed aveva un grande desiderio di ricevere il corpo di Cristo. Non potendosi spostare era disposta a spendere 300 reais (circa 75 euro, corrispondenti, come potere di acquisto, a un terzo di un nostro stipendio italiano medio: qui nel Sertão è una somma molto alta), per affittare un mezzo di trasporto e fare venire dalla città un ministro dell’eucaristia per potere comunicare al corpo di Cristo. Potete immaginare la gioia che questa donna ha vissuto quando ha saputo che ero il prete e che avevo con me il corpo di Cristo - quando mi sposto, infatti, generalmente porto sempre con me olio degli infermi e corpo di Cristo. Tutto questo è motivo di profonda riflessione. Con quanta facilità possiamo partecipare ad una messa in Italia: stiamo portando frutto? Questa grande facilità di poter participare della messa comunitaria è un dono immenso sul quale spesso non riflettiamo e del quale ci verrà chiesto conto.
Sempre nella zona di  campagna, in una zona molto povera, ho portato l’olio degli infermi a un quarantenne agonizzante, un vero e proprio Cristo crocifisso. Era pelle e ossa con la faccia letteralmente mangiata da un tumore. Abbiamo pregato insieme ed è stato un momento molto intenso. Mi stringeva la mano, con quella poca forza che aveva, e dagli occhi gli scendevano lacrime. Era ormai del tutto impossibilitato a parlare. Abbiamo fatto l’estrema unzione, gli ho detto che era un figlio amato da Dio e che, dopo tutta questa sofferenza, era vicino il momento della sua nascita a vita nuova, nella quale avrebbe potuto vedere faccia a faccia Dio, accolto dalla mamma che già era morta anni fa. Questa unzione giungeva al termine di un cammino durante il quale, accompagnato da alcune persone della comunità, si era riconciliato con il padre ed era riuscito a metabolizzare la rabbia che l’abitava per la condizione in cui si trovava e per l’inganno di molte Chiese neo pentecostali, di cui era stato vittima. Il Brasile è pieno di Chiese neo pentecostali, che ti promettono un benessere facile e una guarigione miracolosa, se hai fede in Dio e se versi ogni mese il dizimo (la decima parte delle tue entrate) al pastore della Chiesa. Questa persona era passata per queste Chiese, abbandonando la chemioterapia, perché solo Dio guarisce (così proclamano molti pastori neo pentecostali), e pagando ogni mese il dizimo, nella speranza di una guarigione da parte di Dio, per ritrovarsi alla fine letteralmente mangiato dal tumore. Gli ho chiesto perdono, perché era stato ingannato da pastori che usano per propri scopi il nome di Dio, e l’ho benedetto per la riconciliazione con suo padre. Le parole da parte mia sono state molto poche, la maggior parte del tempo l’ho trascorso seduto al suo capezzale, stringendo la sua mano e accarezzandolo nella fronte. Intorno a lui, il padre, alcuni fratelli e molte persone della comunità che sono state vicine alla famiglia per molti giorni. E’ morto poco dopo l’unzione. I familiari sono venuti a ringraziarmi e mi hanno fatto un regalo: le persone semplici ti spiazzano sempre e da loro ricevi il centuplo, rispetto al poco che fai.

Concludo con un episodio simpatico, accaduto la notte della domenica di Risurrezione. Mi trovavo  nel “povoado” di Raspador per presiedere l’eucaristia, mentre la comunità principale della città celebrava la festa della Risurrezione con una celebrazione della parola. Era appena terminata la messa, quando alcune persone della comunità di Raspador mi si sono avvicinate, chiedendo di visitare la casa di una signora della comunità, disperata per il marito continuamente ubriaco. Sono andato nella casa, dove mi hanno accolto mamma e moglie, la quale mi ha espresso tutta la sua desolazione e la sua intenzione di lasciare il marito, continuamente ubriaco e che era giunto perfino a mordere il figlio. Il problema dell’alcool qui nela Sertão è una piaga molto seria che coinvolge uomini e donne di ogni età. Che fare? Dissi alla donna che la sua intenzione di lasciare il marito era buona. Le chiesi solo di aspettare un ultimo tentativo. Usci di casa, accompagnato da diverse donne della comunità e mi misi a cercare il marito per i bar del “povoado”. Una volta trovatolo, chiaramente mezzo ubriaco, mi sono messo al tavolino del bar con lui e con altre cinque o sei persone ubriache. Ho offerto una birra per tutti. Sapendo che ero il parroco, tutti mi guardavano con molta curiosità e meraviglia. Nella mentalità comune, bere anche solo un bicchiere di birra è considerato un peccato e un prete non può assolutamente bere o frequentare bar. Dopo di questo ho benedetto il marito, l’ho abbracciato, l’ho preso per mano e l’ho ricondotto a casa. Era tutto felice. Una volta a casa abbiamo parlato con lui, insieme alla moglie, alla mamma e ad alcune signore della comunità. Gli ho detto che faceva bene a bere e a ubriacarsi se desiderava farlo, ma che per questo stava perdendo il dono più prezioso della sua vita: la moglie e i figli. Abbiamo pregato insieme e la moglie lo ha benedetto insieme a me e alla mamma. Fino ad ora non ha più toccato un bicchiere di alcool ed ha accettato di seguire una terapia medica per liberarsi dal vizio dell’alcool.
Buona Pentecoste a tutti!

Grazie alle vostre offerte e allo sforzo della parrocchia di Pintadas, abbiamo comprato anche un’attrezzatura di suono per iniziare a fare, con giovani e famiglie, missione nelle piazze della città e nei “povoados”. Scusatemi del lungo silenzio. Prometto di farmi vivo più spesso. Vorrei condividere con voi alcuni punti della vita della nostre comunità: la pastorale giovanile, la pastorale familiare, quella missionaria ed, infine, lo studio biblico. 

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