Come missionari reggiano-guastallesi in terra brasiliana, vogliamo condividere con voi alcune riflessioni che
sono nate dopo aver saputo della presentazione di un libro del Card.Muller,
Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, dal titolo: “Povera per i poveri; la missione della
Chiesa”. In questo libro,dove
viene riconosciuto e accolto il grande cammino che la chiesa Latino-Americana
ha fatto dal Concilio ad ora, tentando di attualizzare le grandi sfide che il
Concilio aveva lanciato, e come la Teologia della Liberazione abbia contribuito
alla trasformazione di una società, e di una chiesa, che era chiamata a dare risposte
a delle situazioni di ingiustizia e di oppressione di tanti popoli.
cartaz da CF 2015 |
Il libro è articolato in 3 sessioni. La prima, “La missione liberatrice della Chiesa”
contiene, dentro agli altri, un capitolo dedicato alla Teologia della
Liberazione oggi. La seconda è intitolata “La
missione evangelizzatrice della Chiesa” e tratta dei temi come la Parola e
l’amore, ortodossia e orto-prassi, ateismo e ‘neo-ateismo’ e le sfide per una
teologia nell’orizzonte contemporaneo. La terza parte, “dall’America Latina alla Chiesa Universale”, presenta due
pronunciamenti di Gustavo Gutiérrez, uno su “L’opzione preferenziale per i
poveri in Aparecida” ultima Conferenza Episcopale dell’America Latina-Caraibi,
e l’altro su “La spiritualità dell’evento Conciliare”.
Ci sembra significativo, dopo tutto quello che è stato
detto e scritto sulla Teologia della
Liberazione, proporre, qui sotto, l’intervista fatta al Card.Muller nel
giorno della presentazione del Libro avvenuta in Vaticano il 27 di febbraio
2014.
Domanda: Nel suo
tempo, perché la Teologia della Liberazione ha generato polemiche?
Quando si sta evolvendo una teologia, esistono
circostanze del contesto e sono presentate questioni che hanno bisogno di
essere chiarite. La Teologia della Liberazione cominciò con la “Gaudium et Spes”, che contiene una
nuova definizione delle relazioni tra la Chiesa e il mondo. La Teologia della
Liberazione era una grande applicazione di questo documento della chiesa
dell’America Latina.
Domanda: Allora,
quel era il problema? Perché non funzionava?
chiesa dei piccoli…. |
Si, funzionava. Le due istruzioni (della Congregazione della Dottrina della Fede,
pubblicate negli anni 90) non rigettarono la Teologia della Liberazione.
In questa tappa della storia era molto presente il Comunismo sovietico e
esistevano molte pressioni di questa ideologia. Quando noi parliamo di poveri,
facciamo questo in una maniera molto differente dai comunisti. Non sogniamo un
paradiso terreno. Loro sempre reclamano dalla Chiesa che il cristianesimo parla
sono del cielo, ma noi non possiamo dire che parleremo solo della terra. L’uomo
è un essere che vive in questo mondo, ma possiede allo stesso tempo una
vocazione universale, eterna, divina. Dobbiamo integrare la responsabilità,
qui, per la società, giustizia sociale, pace, sostenendo sempre la dignità
umana, con una visione trascendente. Questa è il compito della Chiesa di oggi,
quella di entrare nella agenda della società moderna e, allo stesso tempo, dire
il fine ultimo che è Dio. È brutto quando se dimentica di questo ultimo fine
dell’uomo. Non possiamo argomentare contro la dignità umana, perché non
soltanto i ricchi e i poderosi non devono sopprimere i poveri, sfruttare i
malati meno poderosi. Soltanto avendo come riferimento Dio, possiamo parlare di
uguaglianza, di equità tra gli uomini.
Domanda: Allora, la Teologia della Liberazione giá é
purificata di qualunque influenza negativa?
discepoli de Emmaus…. |
Purificata no, é stata chiarita. Anche in altre tappe della
storia della Chiesa esistevano discussioni su nuove sfide. Noi siamo uomini,
dobbiamo discutere, promuovere il dialogo e, a volte, anche litigare in una
maniera fraterna. Peró, non possiamo guerreggiare uno contro l’altro. Sempre
deve esserci una discussione seria, perché esistono diverse prospettive sul
tema, ma tutti beviamo della fonte della dottrina della Chiesa. La teologia é
necessária per lo sviluppo, per l’attualizzazione della dottrina della Chiesa,
che come tale é sempre la stessa.
Domanda: il suo
libro pretende essere un esercizio definitivo di spiegazione, di “normalizzazione”?
Si. I libri possegono anche, il
compito di superare alcuni preconcetti o errori di informazione. Molti
preconcetti vengono da una mancanza di comunicazione, quando le persone parlano
molto superficialmente o con parole molto leggere, preconcettuose. Questo é
necessário anche per lo Studio, la conoscenza e per cercare una buona verifica.
Ci
sembra che le risposte del Card.Muller possano aiutare a riconoscere quanto la
Chiesa Latino-Americana ha cercato di incarnare le grande sfide che il Concilio
aveva lanciato, applicando e tentando di riconoscere quanto la nostra fede non
puó distaccarsi dalla nostra vita e quanto il lottare per una societá piú
giusta e solidaria faccia parte dell’azione evangelizzatrice della Chiesa.
Vogliamo concludere questo articolo ricordando la Campagna della Fraternitá di
quest’anno, che ha come titolo:“Fraternitá
e traffico umano” e come sottotitolo:“É
per la libertá che Cristo ci ha liberati” (Gal.5,1), dove si evidenzia come obiettivo generale la necessitá
di vedere le situazioni di commercio di persone, denunciare questa forma di
schiavitú e sfruttamento e recuperare alla dignitá umana chi ha súbito queste
forme di oppressione. Próprio perché questo stile fá parte di una Chiesa che a
50 anni dal Concilio Vaticano II, vuole continuare ad attuare quello che i
padri conciliari hanno scritto e creduto, citiamo un testo della “Gaudium et
Spes” che ci richiama all’attenzione all’uomo perché immagine e somiglianza di
Dio.
Scendendo a conseguenze pratiche di maggiore
urgenza, il Concilio inculca il rispetto verso l'uomo: ciascuno consideri il
prossimo, nessuno eccettuato, come un altro « se stesso », tenendo conto della
sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente (50), per non
imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro (51).
Soprattutto oggi urge l'obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo
servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da
tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o
fanciullo nato da un'unione illegittima, che patisce immeritatamente per un
peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza,
rievocando la voce del Signore: « Quanto avete fatto ad uno di questi minimi
miei fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Inoltre tutto ciò che è contro
la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto,
l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità
della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente,
le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le
condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la
schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le
ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come
semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte
queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la
civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli
che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore (GS 27)…..Per rispondere alle esigenze della giustizia e dell'equità, occorre
impegnarsi con ogni sforzo affinché, nel
rispetto dei diritti personali e dell'indole propria di ciascun popolo, siano
rimosse il più rapidamente possibile le ingenti disparità economiche che
portano con sé discriminazioni nei diritti individuali e nelle condizioni
sociali quali oggi si verificano e spesso si aggravano. (GS 66).
Come ultima cosa, mettiamo qui alcune idee di Gustavo Gutierrez, che ci
spiega quali sono tre dimensioni della povertà. Nel maggio del 1967, due anni
dopo il Concilio, al quale partecipò, presenta la questione dei poveri davanti
agli studenti dell’Universitá di Montreal, distinguendo per la prima volta le
tre dimensioni della povertà. La povertà
reale di tutti i giorni: che “non è fatalità, ma una ingiustizia”. La povertà spirituale: “Sinonimo di
infanzia spirituale, che consiste di collocare la propria vita nella mani di
Dio”. La povertà come impegno: “ che
ci spinge a vivere in solidarietà con i poveri, a lottare con loro contro la
povertà, e annunciare il Vangelo a partire da loro”. Concludiamo con uma frase
famosa di dom Elder Camara:“Quando
dou comida aos pobres, me chamam de santo. Quando pergunto porque eles são
pobres, chamam-me de comunista”.
L’equipe dei missionari italiani in Brasile.
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