giovedì 25 dicembre 2025

Santo Natale 2025 dalla Bahia



 


 

Luigi Gibellini

 

Ciao a tutti,

con questa lettera voglio prima di tutto augurare un Santo Natale ad ognuno di voi, e che questo bambino, che nasce possa portare luce e esperança in tutti i nostri cuori;                                 

stiamo vivendo dei momenti particolari nel mondo e anche qui in Brasile, tempo di guerre che continuano inarrestabili sulle spalle e sulla vita di tante persone inermi e povere (Gaza, Ucraina, Africa), tempo di ingiustizie sociali che infettano una buona parte di gente senza avere risposte o soluzioni degne, tempo di violenze nascoste dietro al desiderio di colpire le fazioni criminose, senza però avere il rispetto della vita di chi non appartiene a queste logiche e cosche (quello che è successo in Rio de Janeiro in novembre fa parte di queste logiche che non incontrano soluzioni, ma che manifestano un desiderio di risolvere le cose con la forza e con le armi); tempo di indifferenza Ecologica, si continua a sfruttare il nostro pianeta con una certa indifferenza, senza riconoscere che “tutto sta legato”, che i cambiamenti climatici sono frutto di una mancanza di rispetto della natura e del pianeta, nostra Casa Comune (COP30); tempo di una chiesa a due facce, una chiaramente schierata dalla parte dei poveri e della scelta preferenziale per i meno accolti, e una che sembra essere immune da qualsiasi appello da parte di chi è più emarginato e escluso. Fortunatamente ci viene incontro papa Leone che ci aiuta nella sua Esortazione Apostolica “Delexi-te” a riconoscere la scelta di un Dio che si schiera e si fa povero tra i poveri:“ Proprio per condividere i limiti e le fragilità della nostra natura umana, Egli stesso si è fatto povero, è nato nella carne come noi e lo abbiamo conosciuto nella piccolezza di un bambino deposto in una mangiatoia e nell’estrema umiliazione della croce, laddove ha condiviso la nostra radicale povertà, che è la morte. Si comprende bene, allora, perché si può anche teologicamente parlare di un’opzione preferenziale da parte di Dio per i poveri, un’espressione nata nel contesto del continente latino-americano e in particolare nell’Assemblea di Puebla, ma che è stata ben integrata nel successivo magistero della Chiesa. Questa “preferenza” non indica mai un esclusivismo o una discriminazione verso altri gruppi, che in Dio sarebbero impossibili; essa intende sottolineare l’agire di Dio che si muove a compassione verso la povertà e la debolezza dell’umanità intera e che, volendo inaugurare un Regno di giustizia, di fraternità e di solidarietà, ha particolarmente a cuore coloro che sono discriminati e oppressi, chiedendo anche a noi, alla sua Chiesa, una decisa e radicale scelta di campo a favore dei più deboli.” (16)



       Questa scelta di Dio per i poveri, ci aiuta a guardare alto, ad avere uno sguardo sulla realtà che ci permette di vivere secondo l’agire di Dio, e che, come dice papa Leone, chiede anche a noi e alla chiesa di fare una ‘decisa e radicale scelta di campo a favore dei più deboli’.  Scelta che include un cambiamento di vita e di mentalità, di apertura e non di chiusura, di attenzione e non di indifferenza; scelta che ci permette di avere il coraggio di uscire, di andare nelle Nazareth di oggi, nelle periferie che continuano a gridare e piangere, luoghi dove molte volte l’annuncio della Buona Notizia fa fatica ad arrivare. La scelta dei poveri e di farsi poveri, diventa una scelta di esclusione e di rifiuto; sempre papa Leone ci dice: “In effetti, il Vangelo mostra che questa povertà toccava ogni aspetto della sua vita. Fin dal suo ingresso nel mondo, Gesù ha fatto esperienza delle difficoltà relative al rifiuto. L’evangelista Luca, narrando l’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, osserva con rammarico: «Per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7). Gesù nacque in umili condizioni; appena nato fu adagiato in una mangiatoia; e ben presto, per salvarlo dalla morte, i suoi genitori fuggirono in Egitto (cfr Mt 2,13-15)”. (19) Gesù e la sua famiglia fanno l’esperienza dell’essere profughi, di dovere fuggire dalla sua terra per causa della persecuzione e per non avere la possibilità di una vita sicura, affrontano il dovere girovagare per luoghi sconosciuti, come tante famiglie e persone che sono costrette a scappare dai loro luoghi di origine. E nel loro fuggire, l’incertezza dell’arrivare. C’è ancora oggi, chi nasce, non in una mangiatoia, ma su una barca che tenta di attraversare il Mar Nostrum, o come viene definito adesso, ‘il cimitero di tanti sconosciuti’, da parte delle Autorità Civili, ma non da parte di Dio, il Dio della vita che continua a ascoltare il grido di tanti poveri, e che vuole dare ad ognuno la dignità di sentirsi sempre figli amati e accolti. “Dio si mostra sollecito verso le necessità dei poveri: «Gridarono al Signore ed egli fece sorgere per loro un salvatore» ( Gdc 3,15). Perciò, ascoltando il grido del povero, siamo chiamati a immedesimarci col cuore di Dio, che è premuroso verso le necessità dei suoi figli e specialmente dei più bisognosi. (7)



       Voglio terminare raccontandovi di un incontro con un gruppo di famiglie (20 circa) che sono accampate su un terreno, e che stanno lottando per avere la possibilità di poterlo avere, e di potere coltivare e sostenere la proprie famiglie; sono 4 anni che sono accampati, in case precarie, in condizioni decisamente povere (non hanno acqua, mancano i servizi igienici, casa di terra o di paglia…), ma hanno una bellissima ‘cattedrale naturale’, dove si incontrano e dove in questi giorni di Natale andrò a celebrare. Questa cattedrale sono due piante di Cajà, un albero da frutto, che formano una bellissima volta di rami e foglie, una volta naturale che nemmeno il Bernini riuscirebbe a copiare. Vi mostrerò questo nelle foto che poi vi invio. Bene, sono stato a visitarle due volte, e mi hanno aperto il cuore, mi hanno aiutato a prepararmi al Natale in una forma ben concreta, e a mostrarmi come ancora oggi questo Dio che si fa bambino, continua ad incarnarsi nelle situazioni della vita di persone ben visibili. Spero che il processo della Riforma Agraria possa concludersi in maniera positiva e che loro possano avere la terra e acquisire una vita più degna e sicura. Non lasciamoci “rubare la speranza”, al termine di questo Anno Giubilare, e continuiamo a infondere nei nostri cuori e nei cuori di tutti quelli che incontriamo sul nostro cammino, sementi di speranza che possano germogliare e dare frutti di vita nuova. Concludo con una frase di dom Helder Camara, che diceva: “Entre teu proximo e teu Deus, se não descobre o Cristo, não percas tempo em ir à Igreja rezar: Deus estarà distante ou se farà invisìvel a teu egoismo”.



            Feliz Natal e prospero Ano Novo a todos e a todas; que a fragilidade de Deus menino, se torne a nossa fragilidade e no mesmo tempo a nossa força. Um abraço fraterno, pe. Luis, irmão da Caridade e vosso irmão.

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