giovedì 24 settembre 2020

LE ULTIME DALLA DIOCESI DI RUY BARBOSA (ottobre 2019)

 




E’ un po’ di tempo che non scrivo, allora oggi 13 di ottobre, nel giorno della canonizzazione di una Santa bahiana, Santa Dulce dos Pobres, provo ad inviare due righe.

In agosto abbiamo fatto una bella Romaria, pellegrinaggio ad Alagoas, piccolo villaggio, che ricorda con affetto un’altra possibile santa bahiana, Maria Milza, una donna dedicata alla preghiera e alla carità, famosa per curare gli ammalati di ogni genere. La nostra chiesa di Ruy Barbosa, in questo luogo ha ricordato 60 anni di vita e nello stesso tempo 25 anni di episcopato del Vescovo dom André. C’è stata una bella partecipazione del Popolo di Dio, una decina di vescovi sono stati presenti e certamente si è percepito il cammino di una chiesa in difesa della vita e che nelle piccole comunità di base ha ancora il soffio dello Spirito che la anima. Settembre qui è il mese della bibbia, abbiamo approfondito la Prima lettera di San Giovanni, “Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo”: Fondare la nostra fede sull’Amore di Dio è sempre una priorità per non camminare invano o senza quell’energia che viene dal profondo del cuore. Ho partecipato assieme alle sorelle, all’incontro dei Religiosi della diocesi in Ruy Barbosa, abbiamo approfondito il documento del sinodo dei Giovani; c’è stata anche una bella confraternizzazione. In Salvador, assieme a Ir. Maddalena, abbiamo partecipato all’assemblea regionale dei Religiosi. Siamo stati ospiti del convento di san Francesco in centro a Salvador. Si è approfondito il senso della missione dei consacrati e guardato alcune priorità per i prossimi anni. Il tema di fondo è stato preso dal Vangelo di Gv 2. Le nozze di Cana: “Fate quello che vi dirà”, le sottolineature sono state quelle di sentire il clamore dei poveri e della terra, tessere relazioni che umanizzano, camminare insieme al laicato, procurare una spiritualità profetico sapienziale: quel vino nuovo del Regno che anima la vita. Alla Casa della Carità, una bella presenza delle leve: Lediane che ha terminato il suo percorso di 8 mesi, a cui si è aggiunta Isabela, che in questi giorni ha deciso di fare un anno di leva. Anche una ragazza italiana Giada, in un tempo di discernimento ha terminato qui i Brasile un anno nelle case; è stato bello vedere giovani di diverse culture che assieme fanno famiglia coi poveri, con una bella disponibilità e gioia. In questi mesi c’è stata anche la formazione degli ausiliari abbiamo approfondito l’aspetto della diocesanità e quello dell’essere famiglia coi poveri.




Io continuo a collaborare nella parrocchia di Ruy Barbosa con il Vescovo Dom André, che è belga, il parroco pe. Antonio che è spagnolo, un diacono che sarà ordinato in dicembre Fred è bahiano, ed è arrivato con noi anche pe. André che è di Malta. Quando ci siamo tutti è come un laboratorio interculturale. La mia piccola parrocchia di Lajedinho ha fatto festa ieri della patrona del Brasile, Nossa Senhora Aparecida, per l’occasione è venuto il vescovo Dom André che ha cresimato una quindicina di adulti che in questi ultimi tre anni hanno partecipato alla catechesi. E’ stato un bel momento anche perché l’ultima cresima, la si ricorda solo 24 anni fa; speriamo possano essere questi i nuovi discepoli missionari che rinnovano il cammino della nostra chiesa. Per quello che riguarda ancora il mese di ottobre, abbiamo molta speranza riguardo al sinodo sull’Amazzonia, che si sta svolgendo i questi giorni a Roma. Anche perché si motivi ancor meglio la scelta di Reggio Emilia di essere presente in quella chiesa. Può essere un evento dove è ascoltato il grido sia dei popoli indigeni, sia che quello della natura, che possa generare cammini nuovi che lo Spirito chiede sia ala chiesa che all’umanità.

Nossa Senhora Aparecida interceda per tutti noi, le grazie di cui abbiamo bisogno per divenire sempre più discepoli e missionari di Gesù

Um abraço,

pe. Luis

Ruy Barbosa, 14/10/2019

RICORDANDO ANTONINA

 


“Credo che dentro di me ci sia ancora una carica tanto grande di amore per i miei fratelli, ma vedo che la sto dando con il contagocce. Io ho tutto, una bella casa, un lavoro che mi soddisfa e la dispensa col necessario; davanti a me c’è la miseria dove vive un mondo di gente. Vorrei essere generosa a tal punto da dividere tutto quello che ho, ma la mia generosità è limitata perché, se non avessi le cose elencate sopra, non riuscirei a vivere.” Questo è uno stralcio di una lettera di Antonina scritta al Vescovo Gilberto Baroni, siamo nell’aprile del 1982; era stato proprio Mons. Baroni che aveva aiutato Antonina a comprarsi una casa nel bairro Fazenda Grande do Retiro, in Salvador. Ricordava spesso Antonina che, il vescovo Gilberto si era comportato con lei come un vero padre, che aveva visto la necessità di dare a lei una casa, anche se non gliela aveva mai chiesta. Questa casa dove tante volte Antonina ci ha ospitato, quando per viaggi, documenti e spese varie eravamo in Salvador; possiamo dire di avere sperimentato la sua generosità. Come per la missione Malgascia don Pietro Ganapini rappresentava la storia della missione reggiana in Madagascar; così penso che Antonina ben rappresenta la nostra presenza qui in questa terra brasiliana, in particolare in Bahia. Una donna, una cristiana, una laica e una missionaria della prima ora, che ha sentito la chiamata missionaria come qualcosa che non solo affidato ai sacerdoti e ai religiosi ma anche per i laici e per tutto il popolo di Dio in cammino. 



Per questa sua vocazione laica e missionaria Antonina ha lottato alle volte passando in mezzo alle incomprensioni che ha sempre affrontato con piglio sereno ma deciso. Ricordava come anche la propria famiglia avesse fatto fatica ad accettare la sua chiamata missionaria; perché la vocazione di laica missionaria non era ritenuta una vocazione vera e propria. Poi i luoghi dove ha vissuto la sua vocazione: Salvador con l’Orfanotrofio dell’OAFI, Irecê con l’equipe italiana, poi di nuovo Salvador alla Caritas. Antonina ha dovuto aprirsi un cammino e lottare per poter trovare una dimensione di servizio e missione in questa realtà brasiliana. Poi con il lavoro di bordato e cucito dato e insegnato alle donne povere della periferia di Salvador, ci ha mostrato come è importante riconoscere e sviluppare la dignità della donna. Senza contare le ragazze che ha aiutato a incontrare una professione, in particolare nell’area infermieristica della salute. E’ sempre stata una buona parrocchiana, nella parrocchia adesso della Conversione di San Paolo, un tempo servita dai preti missionari di Firenze; non si può dimenticare don Renzo, il precursore e poi don Alfonso. Ma Antonina si è trovata molto bene anche con il padre attuale, il bahiano Pe. Cesar; non mancava all’impegno fedele e generoso alla sua parrocchia.

In questi anni per noi missionari in Bahia Antonina ha sempre significato un punto di appoggio, un riferimento e anche una roccia salda di fronte ai tanti cambiamenti che ci sono stati.   Antonina ci ha fatto da maestra anche con i suoi consigli e con la sua presenza discreta, col dirci come fare i primi passi in questa terra. Ci sottolineava come la prima fase di ambientamento fosse di “sopravvivenza”, di fronte alla nuova lingua ad un paese nuovo da conoscere in tutti i suoi aspetti. Quindi piccoli passi, non tutto in una volta, per poi avere la capacità di inserirsi in una nuova cultura e abitudini differenti. Poi la sua accoglienza era sempre accompagnata dai cibi classici della cucina italiana: pasta asciutta col formaggio grana con non poteva mancare, cotolette e piselli, un vino e alla sera una buona caipirinha, papaia e limone, formaggio e goiabada. Alle volte ci portava fuori a mangiare il pesce o la pizza, si vedeva che voleva stemperare anche le nostre fatiche e farci recuperare energie positive. Qui a Ruy Barbosa, alla Casa della Carità, era venuta l’ultima volta tre anni fa,  in un incontro di Italiani; quando l’abbiamo festeggiata per i suoi 80 anni, c’è una foto simpatica che la ritrae come regina su una seggiola.

Ricordando gli ultimi mesi, era andata in Amazzonia, sempre pronta a viaggiare e anche a vedere di persona le nuove frontiere missionarie della diocesi di Reggio Emilia qui in Brasile. Con le scelte che aveva fatto da tempo Antonina aveva deciso di lasciare la sua casa all’Abrigo san Gabriel; in questo abrigo sarebbe stata accolta quando non avrebbe più vissuto in autonomia. Aveva due pensioni: una italiana, era stata aiutata per pagare le marchette dalla sua mamma; l’altra brasiliana, quando Collor aveva depredato i conti in banca dei brasiliani, Antonina era riuscita a convertirli in contributi pensionistici. E’ interessante come usava questi soldi, come abbia sempre aiutato la sua parrocchia e alla fine ha lasciato tutti i suoi averi ad una istituzione caritativa. Questo le fa onore e ci fa vedere come abbia vissuto la povertà e il distacco dai beni.   Nei primi giorni di febbraio, ha lasciato la sua casa è andata a stare all’abrigo; li si è sentita male e l’hanno portata al San Rafael, uno degli ospedali meglio attrezzati qui a Salvador. Le hanno riscontrato un problema neurologico ma senza scoprire realmente le cause. E’ stata ricoverata nel HGE l’ospedale dello stato di Salvador, quello dove và la gente comune. Siamo riusciti ad andare a trovarla, prima che la pandemia arrivasse, gli abbiamo dato una benedizione ma abbiamo compreso che si preparava per l’ultimo viaggio. Siamo convinti che questi mesi di ospedale l’abbiano purificata e preparata al Paradiso. E’ morta come tanti anziani qui in Brasile e portati via da questo corona virus; questo per dirci come la sua condivisione della vita con il Brasile sia andata fino in fondo, un segno dell’incarnazione vissuta e condivisa con questo popolo brasiliano.

Adesso abbiamo una amica in più in Cielo, ci affidiamo anche alla tua preghiera Antonina per continuare a seminare il vangelo della carità in questa terra, con quella generosità che ti ha contraddistinto.

Contributo di Pe. Luis in nome della Casa di Carità di Ruy Barbosa

LETTERA DI PASQUA 2020 de PADRE LUIS

 




Carissimi

Vi scrivo due righe di auguri pasquali da Ruy Barbosa dalla Casa della Carità.

Dopo la domenica 15 di marzo abbiamo deciso assieme di fare con gli ospiti della Casa un isolamento sociale. Anche la diocesi di Ruy Barbosa, con tanto di decreto ha deciso di chiudere le chiese per evitare agglomerazione di persone, misura prudenziale per evitare il contagio del corona virus. Certamente le notizie che sono venute dall’Italia e poi dai paesi europei, hanno fatto si che il Brasile abbia preso seriamente questa pandemia. In particolare San Paolo e Rio de Janeiro dopo i primi contagi, sono gli stati che per primi hanno preso misure di distanziamento e chiusura di scuole e commercio e tutto cio che non sono i servizi essenziali. Quindi anche qui come un mantra é cominciato: STAI IN CASA!

Anche il municipio di Ruy Barbosa ci ha indicato di rimanere chiusi alle visite: così le tre sorelle, io, Luca Romani e tre volontarie stiamo vivendo come in clausura; custodendo i 14  ospiti e facendo vita comune. Siamo in questo in comunione con tutto il resto del mondo, che vive questo momento certamente difficile ma anche ricco di speranza.

Penso che questa circostanza ci spinge a tirar fuori il meglio che si ha da mettere in comune con la comunità; cercando di fare bene le piccole cose di tutti i giorni. Ma anche limiti e difetti che incontriamo in noi e in chi ci circonda, chiamati assieme ad una riconciliazione che Dio ci prepara e certamente questa Pasqua é questo segno grande, di qualcosa di nuovo che la nostra umanità deve mettere in circolo.  Certamente come comunità siamo variegati perché due sorelle vengono dal Madagascar, una dall’Italia e condividiamo con tre volontarie Brasiliane; questo é per noi una sfida ad accogliere il differente e saperlo valorizzare.

Abbiamo modificato alcuni orari; rimane la preghiera fonte della vita della Casa; e per sorte, avendoci un prete in casa, continuiamo a celebrare l’Eucaristia e stiamo preparando assieme il tríduo Pasquale. Abbiamo fatto anche sempre la lectio divina del Vangelo dela domenica e poi le Vie Crucis e i momenti di adorazione. Ma ci siamo dati anche momenti di ginnastica: esercizi per tenere in forma il corpo, una delle volontarie si dedica a questo e poi ogni tanto qualche film da vedere insieme con Netfix e You Tube. Io mi dedico a qualche riparazione, con scarsi risultati e anche in cucina dove vado un po’ meglio, oggi ho fatto i gnocchi di patate.

Per il Venerdì Santo qui si usa mangiare: piatto tipico baiano é Vatapà, e poi ci sarà un baccalà.

Beh per la Pasqua non possiamo fare altro che ricordare tutti nelle celebrazioni che faremo in particolare chi sta più soffrendo per questo Covid-19, e coloro che si dedicano alla loro cura, per tutte le famiglie costrette a vivere in casa e per coloro che sono sulla strada.

Um abraço Feliz Pascoa a todos

Pe Luis