martedì 12 settembre 2017

DI CHE APOLOGETICA ABBIAMO BISOGNO OGGI?





“E l’apologetica, tentazione sempre presente, noi la vogliamo lasciare fuori dal nostro quartiere”.
Terminava così il mio ultimo articolo, lasciando qualche perplessità e alcune incomprensioni, del resto giustificate. Mi spiego meglio nel cosa ho voluto dire. La necessità di mantenere vivo il “deposito” la fede così chiamata da San Paolo, di far conoscere e di trasmettere il messaggio del cristianesimo con le caratteristiche prorpie che le sono state date dal suo fondatore è innegabile ancora oggi. L’apologetica, insomma, non appartiene al passato lontano degli albori del cristianesimo o a quello meno lontano dal sapore tridentino. L’apologetica fa parte della nostra essenza di essere cristiani nel mondo ma “non del mondo” come la Lettera a Diogneto ci ricorda molto bene. La questione non è, allora, SI o NO all’apologetica, ma QUALE apologetica per i nostri giorni.

Sono convinto della necessità di difendere la fede, la tradizione e la dottrina del Cristianesimo e, per noi, del cattolicesimo. Tanti padri della Chiesa autorevoli ce lo hanno insegnano: citandone solo alcuni dell’interminabile lista che si può produrre: Aristide,MarcianoMelitone di SardiGiustinoMartire,Taziano,Teofilo di AntiochiaTertullianoIppolito di Romasan CiprianoClemente Alessandrino e OrigeneEusebio di Cesarea, AtanasioIlario di PoitiersAgostino d'Ippona.
Questa è un’apologetica sana, importante, fatta di contenuti. Quella a cui mi riferisco io, nell’articolo, e che sento spessissimo proferita dai pastori evangelici di basso profilo, è tutt’altro che una difesa della fede, tutt’altro che un dare ragione della speranza che è in noi (1Pt 3, 15). È un fare terra brucita, un’allontanare sempre di più le posizioni dottrinali delle tradizione cattolica e protestante (invece di cercare punti di contatto, si cerca quello che ci divide e che ci fa rimanre divisi).
Questo tipo di difesa, di apologetica non ci serve, non solo qui ma anche in qualsiasi altro posto della terra dove si vuole davvero annunciare Gesù Cristo.Vogliamo confrontarci su quello che ci unisce, mettere in comune quello che ci fa lavorare insieme sulle persone.

Oggi, nelle nostre comunità l’apologetica spicciola cattura molte menti deboli, raccoglie molti fedeli ingenui, miete molte vittime del cristianesimo. Persone che vogliono credere, sperare nel Signore Gesù Cristo ma che se lo trovano “raccontato” e predicato da gente che ne sa veramente poco del Mistero Pascquale e della Resurrezione; figuriamoci poi della Chiesa e della Tradizione. Vorrei che si arrivasse a pensare come il Concilio Vaticano II quando dice che “Abbiamo bisogno di una nuova apologetica, adatta alle esigenze di oggi, che consideri che il nostro compito non consiste nel conquistare argomenti, ma anime, nell'impegnarci in una lotta spirituale, non in una disputa ideologica, nel difendere e promuovere il Vangelo, non noi stessi”. 

Credo, poi, che si possano avere due forme di difesa non necessariamente in antitesi tra loro, ma anzi che si completano: l’Apologetica e la Testimonianza (intesa come il martire – μάρτυς – cioè il testimone), per chi fa fatica a capire che una è già contenuta nell’altra. Ma questa è un'altra sottolineatura da raccontare......
A presto       

Miguel Calmon, 12 disettembre 2017
Gianluca Guidetti     








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