Ipirá,Bahia,
Brasil, lettera, novembre 20015 Equipe
missionaria
Carissimi, un saluto a tutti.
Mando un piccolo aggiornamento da Ipirá – Bahia.
Stiamo riflettendo, in questi mesi, anche sulla nostra presenza come missionari reggiani in Brasile, e con la visita del Vescovo continueremo questa riflessione.
Penso che la nostra presenza qui debba essere
anche e soprattutto di animazione missionaria. La domenica della Giornata Missionaria
Mondiale, nelle omelie ho detto che il Brasile é uno degli stati, nel mondo,
con il maggior numero di cattolici. Ma con pochi missionari ad gentes. E anche nella nostra realtá
di una grande parrocchia come Ipirá la spinta missionaria dovrebbe essere
maggiore. La messa penso sia frequentata con regolaritá dal 2-3 % della popolazione circa, e, almeno
in cittá, per la maggior parte persone di classe media. Non ci sono grandi
ricchi, non ci sono i politici, ma anche pochi i piú poveri. Abbiamo alcuni quartieri con moltissime
famiglie senza presenza cattolica; soprattutto in zone dove é molto forte la
diffusione della droga e le famiglie sono disintegrate.
Poi sto scoprendo, nella zona di campagna della parrocchia, villaggi che non hanno mai avuto una presenza di Chiesa, e altre zone con gruppi di cattolici ma con nessuno che sia in grado di guidare una comunitá: persone senza istruzione, che non sanno né leggere né scrivere, che non hanno mai avuto una forazione catechetica.
Allora la sfida per la parrocchia: animare la nostra missionarietá.
Ci sono alcune attivitá belle come la missione diocesana in una parrocchia una volta l’anno, anche un fine settimana ogni anno in parrocchia la missione dei giovani fatta in alcune comunitá della campagna. Ma abbiamo bisogno di animare la comunitá, dare una spinta maggiore, entrare in tante zone abbandonate, incontrare le famiglie per annunciare il vangelo. Una esigenza, anche qui da noi é formare una equipe per la animazione missionaria della parrocchia.
Poi sto scoprendo, nella zona di campagna della parrocchia, villaggi che non hanno mai avuto una presenza di Chiesa, e altre zone con gruppi di cattolici ma con nessuno che sia in grado di guidare una comunitá: persone senza istruzione, che non sanno né leggere né scrivere, che non hanno mai avuto una forazione catechetica.
Allora la sfida per la parrocchia: animare la nostra missionarietá.
Ci sono alcune attivitá belle come la missione diocesana in una parrocchia una volta l’anno, anche un fine settimana ogni anno in parrocchia la missione dei giovani fatta in alcune comunitá della campagna. Ma abbiamo bisogno di animare la comunitá, dare una spinta maggiore, entrare in tante zone abbandonate, incontrare le famiglie per annunciare il vangelo. Una esigenza, anche qui da noi é formare una equipe per la animazione missionaria della parrocchia.
Abbiamo fatto due incontri per dare inizio a questa equipe missionaria,
e grazie a Dio un gruppo di persone si é reso disponibile. Innanzitutto per una
formazione, per uno studio della realtá. Poi vedremo quali attivitá
missionarie, dove e come muoverci.
Una piccola esperienza, con un gruppetto di
giovani siamo andati in uno dei quartieri poveri e problematici, Ipirazinho,
dove é anche presente il Progetto Dançar á vida. Abbiamo incontrato alcune
famiglie piú disagiate e con molti bambini, per invitarli a un giorno di festa(
preghiera, gioco, danze, doni...). Un resoconto di qualche incontro.
Ipirazinho
Con un gruppetto di giovani andiamo in Ipirazinho a visitare alcune
famiglie più povere e invitare i bambini a una festa il 1 novembre. Ci sono
sempre tanti bambini in questo povoado.
Una giovane, che ha una forma di atrofia agli arti ed è in carrozzella,
abita nel villaggio e aiuta nella
liturgia e ci guida nella visita delle famiglie che hanno bambini e che sono
bisognose.
Andiamo da Luiza, che ha 7 figli, il maggiore
ha 18 anni, la incontriamo sulla strada, con alcuni dei figli più piccoli, è
triste e piange, il secondo figlio ( 16-17 anni) la scorsa settimana è finito
in carcere. Un giorno è arrivata la polizia nella loro piccola casetta, lui
aveva droga e lo hanno portato in prigione.
Lei è sola con questi piccoli bambini, abita di fronte alla chiesetta
del villaggio, e i bambini vengono sempre a salutarci quando arriviamo. Il figlio maggiore fa qualche lavoro
saltuario. Luiza ci chiede di andare un
giorno nella sua casa per fare un incontro di preghiera. Ci fermiamo anche in
questo momento sulla strada per pregare insieme, e le diciamo che un pomeriggio
andremo per pregare nella sua casa.
A poche decine di metri abita Sandra, in una
casa dall’aspetto molto trasandato; un figlio piccolo, sporco e seminudo e
molto attivo si unisce a noi nelle nostre visite. Sandra è giovane, avrà 25-28
anni, con diversi figli e una situazione di miseria: è sporca, spettinata,
disordinata, scalza con i piedi neri. Anche lei sola con questi figli piccoli.
Un maschietto in età di scuola ( 10 anni mi pare) non va a scuola, preferisce
andare al pascolo con gli animali. A questa età ancora non sa leggere e
scrivere; nemmeno la madre sa ascrivere. Le diciamo che importante che i figli
vadano a scuola, per imparare a leggere e scrivere, e lei è d’accordo, ma non
sa che fare. Anche qui manca la figura paterna; chi è il padre o i padri di
questi figli? Tante donne sole con tanti bambini, vivendo in una situazione di
estrema povertà culturale ancor prima che materiale.
Mentre camminiamo una signora mi chiama dalla
sua casa. Quando arrivo mi dice: perchè non venite da me? Io non so cosa
rispondere, le dico che ora sono da lei e può parlare liberamente. Mi dice che
il gruppo della chiesa cattolica non va da lei perchè i figli grandi sono
protestanti, ma anche da lei ci sono dei bamini. La invito a rimanere serena,
anche i bambini della sua famiglia possono partecipare con gli altri.
Pian piano arriva la sera, ci spostiamo in
una altra zona: una giovane donna, che è malata, si muove a fatica per problemi
al collo e alla schiena, ha 4 figli piccoli... vivono in una casa minuscola,
due stanze mal fatte, hanno solo i mattoni delle pareti, la Tv e poco più. Lei
ci chiede anche aiuti alimentari. Il volto sofferente, sentiamo il peso della
disperazione. Ancora una donna sola, con tante difficoltà.
Una luce accesa in una altra casa, Aparecida
ha 8 figli, tutti minori, i più piccoli si aggirano completamente nudi, sorridendo.
Li invitiamo alla festa, sono in tanti in un ambiente povero ma sono sereni,
allegri.
Accanto una altra casa animata, con tanti
bambini. Davanti alla casa una signora sui trenta anni, che ha 5 figli, sulla
porta una adolescente di 16 anni, sua figlia, che a sua volta è madre di due
figli, uno di un anno e mezzo e uno di quattro mesi.
Persone che vivono con gli aiuti dello Stato per le famiglie povere. Spesso madri sole. In genere non ci sono situazioni di estrema miseria, perchè qualche aiuto arriva. Il problema forte è culturale. Frequentano la scuola saltuariamente o non frequentano, non imparano a leggere e scrivere, rimangono esclusi da tante attività... per questo il nostro Progetto “ Dançar à vida” per i ragazzi diventa un aiuto per fortificare l’impegno scolastico, per aiutare a lavorare in gruppo, per aumentare la autostima e la fiducia nella possibilità di crescere e realizzarsi nel bene. Un appoggio nella crescita culturale rispetta la dignità della persona.
Persone che vivono con gli aiuti dello Stato per le famiglie povere. Spesso madri sole. In genere non ci sono situazioni di estrema miseria, perchè qualche aiuto arriva. Il problema forte è culturale. Frequentano la scuola saltuariamente o non frequentano, non imparano a leggere e scrivere, rimangono esclusi da tante attività... per questo il nostro Progetto “ Dançar à vida” per i ragazzi diventa un aiuto per fortificare l’impegno scolastico, per aiutare a lavorare in gruppo, per aumentare la autostima e la fiducia nella possibilità di crescere e realizzarsi nel bene. Un appoggio nella crescita culturale rispetta la dignità della persona.
Qualche giorno dopo la visita, andiamo con un
gruppetto di giovani per un giorno di animazione, cantando, giocando, portando
piccoli regali. Tanti bambini si uniscono, spuntano da tutte le case del
villaggio. Ringraziamo il Signore per queste opportunità.
Su face-book ci sono alcune foto dei bambini
di Ipirazinho.
Don Gabriele Burani
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