lunedì 16 aprile 2012

Una secca che uccide.....




Sembra che questa secca sia una delle piú grande che si siano viste negli ultimi tempi, le persone anziane dicono di non ricordarsi di altri momenti come questi, e c’é da crederci. É impressionante vedere i pascoli vuoti, e incontrare bem poco bestiame nei recinti, segnale chiaro di una mancanza di foraggio e de erba; a questo bisogna ricordare la mancanza di acqua, ancora piú indispensabile per gli animali e per gli uomini. É vero che la gente del semi-arido é abituata a convivere con queste situazioni, ma diventa difficile pensare a un tempo prolungato con questo tempo; le prospettive di pioggia sono veramente poche fino al prossimo ottobre e se continua cosi anche i fiumi piú grandi, come il Paraguaçu, non potranno garantire l’acqua da bere per una buona parte delle popolazioni che si dissetano con le sue acque. Il fiume Paraguaçu passa in Nova Redenção e normalmente, quando andiamo a celebrare in alcune comunitá che stanno dall’altra parte del fiume facciamo un giro grande, passando per Andaraí perché di notte il barcone che fa traghettare la macchina non funziona; adesso ci sono circa 15 cm de acqua e quindi dá de passare nel fiune direttamente con il carro.
Ma quello che mi preocupa di piú é la tranquillitá della gente e anche dei politici, che riducono il problema come una cosa che sempre é successa, o danno delle risposte alla gente per tentare di minimizzare il problema, tipo risolviamo tutto con l’arrivo di un escavatore che servirá per fare delle dighe per trattenere l’acqua o per preparare invasi per quando arriverá la pioggia; ma cosa serve fare dighe se l’acqua non c’é e che serve adesso costruire degli invasi... sono cose che bisognava fare per tempo, prevedendo questo, e i metereologi avevano per tempo prean-nunziato questo tempo. I problemi che si potevano affrontare con miglior program-mazione e per tempo sono stati dimenticati, e adesso si soffre.
Chi ha le possibilitá economiche stá spostando il bestiame in posti dove c’é pascolo e dove le condizioni sono migliori, ma chi non puó, e sono sempre i piccoli e quelli che vivono della speranza della buona stagione, o vendono o vedono morire poco a poco il loro bestiame; una cosa che si vede adesso é la raccolta dell’erba ai bordi delle strade, tagliando “capim” (foraggio per le bestie) e metterlo in Sacchi per portarlo a casa.  I sindaci della Chapada Diamantina sono stati in Brasília per chiedere allo Stato di riconoscere questo momento como “Calamitá Naturale” e quindi chiedere contributi e aiuti per le popolazioni che stanno soffrendo per la secca. Si vedono in giro per le campagne e anche nelle cittadine i Carri Pipa, cioé camion che trasposrtano acqua per le cisterne nelle famiglie delle zone rurali e anche per riempire i tanque per abbeverare gli animali.
la gente delle nostre comunitá continuamente chiede a Deus il buon tempo, e anche di sapere accogliere quello che “Deus quiser”, dicendo che Lui Sá quello che fá, ma la situazione é ben trágica; chi ha piantato nel mese de ottobre nono ha raccolto niente e quello che si doveva piantare nel mese di marzo, il granturco di S.Giovanni, perché sarebbe stato pronto in quel tempo, per le feste di S.Giovanni Battista (24 di Giugno) non é stato piantato perché la terra é secca e non dá per piantare. Si prospetta un periordo di difficoltá alimentare e di produzione. In Irecé, terra dei fagioli, non si é potuto produrre niente e non si produrrá nulla per la scarsitá di acqua che é caduta in questi mesi. Anche le “palme” (vedi la figura 4) si stanno asciugando, il che vuol dire che anche le piante che piú resistono ai momenti di siccitá stanno soffrendo; nella campagna rimangono sono i “mandacaru”, simili ai cactus, piante tipiche delle zone secche e aride. Spero che questa situazione possa cam-biare al piú presto, e che la pioggia possa cadere con abbondanza sulle nostre campagne, ma di sicuro, ancora una volta quelli che dovranno pagare il prezzo piú caro di tutto questo sono i piccoli agricoltori, le persone che vivono della [ioggia che cadê dal cielo e non le grandi fazende che continuano a produrre perché hanno altre possibilitá per annaffiare le proprie coltivazioni. Non dobbiamo dimenticarci anche, che tutto questo é frutto di un disboscamento selvaggio, dovuto al bisogno di pascoli per il bestiame dei fazendeiros. La natura si sta ribellando... e bisogna prenderne atto.
Pe.Luis




Nessun commento:

Posta un commento