Ciao Romano, non so se mi hai mai perdonato
per averti lasciato sul groppone il CMD, ma lo meritavi, almeno per tutto
quello che sei per le missioni diocesane! La tua qualità di maneger, unita alla
tua fiducia nella provvidenza, è stato un poco come mantenere unite fede e
ragione, sono una bella accoppiata. Così, hai sempre spronato le Case, la
Caritas e da ultimo anche la Missione. Quando abbiamo cominciato l'animazione
vocazionale a Ruy Barbosa, assieme a don Vittorio Trevisi, il tuo appoggio è
stato importante, nel condividere che si doveva 'lavorare' per le vocazioni
diocesane, non ti sei mai chiuso nella tua famiglia religiosa, le CdC, ma
cercavi di capire e rispondere alle esigenze e bisogni veri della Diocesi di
Ruy Barbosa. Così, quando abbiamo iniziato l'anno propedeutico a Utinga e
sognavamo con un luogo che fosse di convivenza, ma anche si servizio ai poveri,
non hai esitato a sostenere il progetto con affetto, ma anche economicamente. E,
in poco tempo, la Casa Famiglia, dove don Vittorio aveva accolto alcuni anziani
soli, divenne il primo seminario propedeutico della Diocesi. I giovani vivevano
in parrocchia, partecipavano alle attività pastorali, avevano una vita di
preghiera e di servizio, abitando con noi e i nostri anziani, ormai non più
soli.
Così, oggi Ruy Barbosa non ha più bisogno di
preti reggiani, ha i suoi giovani preti diocesani, bahiani al 100%. La CdC è
rimasta, perché un 'dono' non si porta via, una volta fatto non ci appartiene più,
è di chi lo ha accolto. Ma la Missione Brasiliana, presente a Ruy Barbosa e
anche a São Paulo per la presenza di don Giancarlo Pacchin a Jandira, non
poteva avvizzire, il suo dono di essere 'Chiesa sorella', anche se non sempre
ascoltata nelle sue provocazioni profetiche, chiedeva di essere rilanciato
mettendosi a servizio di una nuova esperienza di evangelizzazione.
Così,
nacque il 'sogno' dell'Amazzonia, scegliendo gli ultimi e la Diocesi, Alto
Solimões, che più aveva bisogno del
nostro voler camminare insieme a servizio del Regno e del Popolo di Dio. In
questa circostanza mi dicesti, forse l'ultima cosa che ci siamo detti: " don
Carlotti, come vorrei essere io a partire (il tuo sogno della missione indiana
non si era mai spento!), ma ormai non ho più niente da dare...". Non
perché non potessi più "fare", ma perché avevi già dato tutto, anche
te stesso e la tua vita.
Come
a Ruy Barbosa, dopo Vittorio e me, anche Fernando e Marco si sono spesi per le
vocazioni sacerdotali. Poi arrivò don Gabriele Burani, con la sua esperienza di
rettore, che ancora oggi, qui in Amazzonia ha un occhio speciale per i giovani.
Ti chiediamo di aiutarci ad essere servi inutili, ma sempre fratelli, scrivendo
ancora un pezzo di storia, come Chiese che camminano insieme. Grazie!"
Dalla
Missione diocesana in Amazzonia/Brasile ci uniamo nella preghiera affinché
sorella morte traghetti questo nostro fratello nella Carità, fino alla Vita.
d.
Burani e d. Carlotti