Pe Luis
Ferrari
Mi ha
colpito l’altro giorno una espressione di una ragazza che alla fine della messa
ha presentato la sua bimba. Le ho chiesto se era la prima, e mi ha risposto : “
Se Deus perimetir a ultima”. Cosi ho pensato e poi mi hanno confermato,
che per avere questa bimba deve aver sofferto, molto al punto di non
volerne più sapere. Ma quel “Se Dio permette” mi è rimasto nel cuore Dio
veramente permette la vita. Anche quest’anno arriva il Natale, così vediamo che
Dio non si è stancato della nostra umanità ma sempre vuole nascere, farsi
bambino, rischiare la sua vita di Dio per noi, vivere nei nostri paesi e città.
Ma anche noi permettiamo a Lui di nascere, di crescere, di abitare la nostra
vita? Penso a due famiglie incontrate in questi giorni che ci avvicinano
al Natale. Una è una famiglia di Eleane, abita in Wagner, con Antonietta sono
andata a trovarla: ha appena dato alla luce due gemelli Erik e Elisa, la bimba
poco più di 2 Kg e mezzo, il bimbo è più robusto. Un’altra figlia sulla ventina
ha anche lei una piccola criança di 6 mesi.
Poveri senza molta condizione,
nessuno battezzato, un presepio vivente; si Gesù è venuto anche per condividere
la loro vita. In Utinga sono andata a casa di Anna, una signora sulla
settantina, si cura di un figlio disagiato mentale, e di una piccola Julia
Vitoria, la bimba piccola due anni, avuta dalla figlia che è morta di parto
quando è nata. Anna in questi giorni ha perso una nipote Branca, di 20 anni,
che è stata uccisa dal compagno; chiamarlo compagno è una esagerazione. Anna
porta questo dolore con dignità e non vuole che i suoi parenti si vendichino
dell’accaduto, ma solo si compia giustizia; nel suo piccolo la fede in Dio la
sostiene. Nelle nostre comunità la novena del Natale si prepara nelle famiglie,
e spesso si sceglie quelle che non partecipano, si legge la scrittura si canta
e si prega, preparando la venuta di Gesù. In Utinga abbiamo fatto la
celebrazione ricordando i 130 della parrocchia, Senhor Bom Jesus da Boa Esperança,
tre giorni per fare memoria: la vita della chiesa intrecciata con la vita del
popolo, il bene che in questi anni attraverso i doni di Dio si è vissuto. La
croce di Senhor Bom Jesus che ha accompagnato questa storia, segnata anche dal
nome stesso del fiume: Utinga das Aguas Claras; abitata prima dagli indios
Payaya e poi sulle rive del fiume dalla gente che piano piano si é stanziata.
Domenica 26 novembre abbiamo fatto la messa campale, nel paesino di Riachao,
dove è iniziata la parrocchia; e assieme alle celebrazioni si è fatta una
mostra con oggetti e foto di persone che ricordano la storia di questi
anni. Sempre in novembre abbiamo partecipato alla Assemblea diocesana,
dove si è verificato il cammino pastorale dell’anno e poi si sono scelte le priorità
del nuovo anno. Interessante l’analisi della congiuntura economica sociale del
Brasile attuale, dove si coglie che non finisce mai una storia che inizia come
colonia portoghese, dove si sviluppa con la schiavitù, e dove non si finisce di
cavare dalla terra i vari tesori: legna, zucchero, oro, e adesso la soya e gli
altri prodotti della agricoltura. Ma il Brasile è un paese con una importanza
grande da un punto di vista geografico e strategico: per la tanta terra ancora
coltivabile e per avere nei suoi confini il 13% dell’acqua dolce del pianeta.
Questa ricchezza della biodiversità, e anche delle risorse naturali, diventano
un patrimonio che se non si riesce bene a curare e coltivare diventa una
maledizione. Nello scegliere le priorità diocesane si conferma la difesa della
vita e delle casa comune: incentivare la campagna per la preservazione dei
fiumi, e anche azioni che promuovano la pace. Qui credo anche nella nostra
parrocchie si intuisce dove sta la posta in palio per il futuro: cambiare un
modello di agricoltura che consuma molta acqua e usa fertilizzanti e veleni che
inquinano l’acqua del fiume. Il prossimo anno quindi cercheremo di approfondire
la enciclica “Laudato si” e promuover l’agro-ecologia per la salvaguardia del
creato e delle famiglie più povere che vivono ai margini del fiume.
Alla Casa
della Carità di Ruy Barbosa, tutti bene, c’è stata la festa di Santa Lucia, la
cresima dei ragazzi che frequentano la APae: un gruppo che si cura di ragazzi
svantaggiati, dando loro dignità e facendoli fare varie attività. In questi
giorni ci ha salutato Priscila, dopo un bel periodo passato alla casa, ha
deciso di tornare alla sua attività di psicologa; è stata una bella presenza e
senz’altro annuncerà lo spirito della casa nel sua vita. Deus menino vos
abençoe Feliz Natal!
Ciao Un
abraço
Pe. Luis